Cavallo sportivo a fine carriera, quale destino lo aspetta?
La fine carriera del cavallo da competizione è un tema delicato e di grande attualità, collegato strettamente alle riflessioni che il mondo del cavallo effettua sul benessere animale. Non riguarda solo la fine dell'attività sportiva, ma soprattutto la fine della vita del nostro amico equino.
Sono state da tempo effettuate alcune ricerche giuridiche comparate sul regime di protezione del cavallo sportivo in Francia, negli Stati Uniti, in Gran Bretagna, Nuova Zelanda, Svezia e Australia, paesi in cui tutte le tematiche del cavallo da competizione sono più seguite e promosse.
Se ne parla anche in Italia, in modo molto frammentario e poco chiaro. Da noi il cavallo non è considerato un animale di affezione e quindi non è soggetto alla normativa in vigore per gli animali d'affezione.
La destinazione dei cavalli non idonei all'attività sportiva per limiti fisici o per età diventa il macello. Purtroppo i dati relativi alla macellazione sono incongruenti, con un notevole scarto tra quelli forniti dall'ISTAT e quelli del Ministero della Salute, prova della modesta funzionalità della tracciabilità dei capi iscritti nell'anagrafe equina.
La legge prevede l'esistenza di soggetti DPA, "destinati alla produzione alimentare", e NON DPA "non destinati alla produzione alimentare". Il nodo centrale è l'eventuale mancanza di disponibilità economica del proprietario al mantenimento in vita del cavallo.
Ma per creare una rete di strutture funzionali per i cavalli anziani, è necessario che il costo delle strutture sia accessibile a tutti. In Gran Bretagna esistono onlus dedicate a tale scopo, sostenute da donazioni private, ma tale modello pare impraticabile nel nostro paese, salvo rare meritorie eccezioni già attive da anni.
La mancanza di una riflessione organica sulla fine della vita è evidente, come pure quella sulla possibilità di riutilizzo dopo la fine della carriera di corse e competizioni sportive, aspetti sottolineati con efficacia in una dichiarazione del 7 giugno 2019 emessa dalla Federazione Veterinaria Europea (FEV), che propone - tra l'altro - la promozione della ricerca e la diffusione di materiali e indicazioni sulla fine della vita dei cavalli.
Veniamo al dunque.
FISE e MASAF, al di là delle prevedibili dichiarazioni di principio, sono sostanzialmente immobili. Non sono stati presentati progetti praticabili e coerenti nè è stata effettuata alcuna discussione con gli operatori, ma soprattutto manca una riflessione sul tema centrale che dovrebbe consentire la realizzazione pratica di qualsiasi ricerca: il reperimento delle risorse.Siamo sempre lì, come avviene per tutti i nodi del mondo del cavallo sportivo in Italia.