''Cavalli in carcere, seconda chance per i detenuti''
"SONO PROPRIO STANCO, ho visto un cavallo!". Un aneddoto fotografa la realtà presentata al convegno "Cavalli in carcere - Percorsi riabilitativi nella devianza sociale". Un aneddoto simpatico quello raccontato dal direttore della II Casa di Reclusione Milano-Bollate Dott.ssa Lucia Castellano, intervenuta al convegno organizzato dall'Associazione ASOM (Associazione Salto Oltre il Muro). "Sceso, dopo un lungo viaggio, dal cellulare che lo aveva portato nel Carcere di Bollate, un detenuto aveva esclamato... devo essere davvero molto stanco per il viaggio, mi è sembrato di aver visto un cavallo!". Non era stata certo un'allucinazione da stanchezza ma la realtà del progetto che ormai da 4 anni portano avanti Claudio Villa e la sua associazione ASOM, Cavalli in Carcere.
Lunedì 30 novembre, all'interno del carcere milanese, si è tenuto l'incontro, organizzato appunto dall'ASOM (Associazione Salto Oltre il Muro), che dal 2007 opera presso la II Casa Circondariale di Bollate (MI) con un progetto riabilitativo nella devianza sociale mediato dal cavallo.
“Gli animali in carcere aiutano a riportare rispetto, dignità e soprattutto amore, ingrediente principale per la motivazione al cambiamento” disse Pauline Quinn, una suora domenicana che per prima introdusse un programma di riabilitazione per detenuti in una prigione dello Stato di Washington (USA). Questo prevedeva la presenza di cani ed il loro addestramento alla funzione speciale di assistenti per disabili.Era il 1981 e in seguito molte sono state le testimonianze favorevoli a questo tipo di programma, con l’introduzione nelle carceri americane anche di cavalli e programmi di doma per i cavalli selvaggi (Wild Mustang), riabilitazione e riaddestramento di cavalli sportivi arrivati a fine carriera.
Con queste motivazioni il carcere di Bollate si presenta come la prima ed unica realtà, in Italia e in Europa, ad adottare i cavalli per la riabilitazione sociale dei detenuti con risultati consolidati e incoraggianti.
Ed è stata proprio la necessità di portare avanti questo collaudato progetto che ha evidenziato, nel suo intervento, la Dott.ssa Lucia Castellano sottolineando "da 4 anni andiamo avanti con questa esperienza, ora dobbiamo trasformarla in un’attività che possa autogestirsi come molte attività che vengono fatte all'interno del nostro carcere".
TRA GLI ALTRI autorevoli partecipanti al convegno, organizzato dall' ideatore del progetto Claudio Villa, l'On. Paola Frassinetti, vicepresidente della Commissione Cultura alla Camera dei Deputati, che nel suo intervento ha ricordato anche l'importanza di riportare il cavallo tra gli animali di "affezione", proposta che porta la sua firma nel progetto di legge “NORME PER LA TUTELA DEGLI EQUINI E LORO RICONOSCIMENTO COME ANIMALI D’AFFEZIONE”.
Al tavolo dei relatori anche tre rappresentanti della Federazione Italiana Sport Equestri (la Dott.ssa Cerino Responsabile Dipartimento Riabilitazione Equestre FISE, che ha aperto l'incontro, l'Avv. Monarca in rappresentanza del Comitato Regionale FISE Lombardia e il Consigliere FISE Dott. Gatti) che hanno ribadito il sostegno "morale" della federazione al progetto con l'impegno di poter aderire anche più concretamente.
Altri interventi interessanti e propositivi sono seguiti da parte di docenti, veterinari e psicologi invitati al tavolo dei relatori: Dott.ssa Minero e Dott.ssa Canali della facoltà di Medicina Veterinaria dell'Università di Milano, Dott. Giongo della Clinica Veterinaria Ippodromo S.Siro che cura i cavalli in carcere e che ha affermato "in nessun altra realtà ho trovato cavalli così sani!", la psicologa Dott.ssa Garzotto... In rappresentanza della Provincia di Perugia sono stati invitati all'incontro il Vice Presidente Aviano Rossi, Catia Brozzi della Scuderia L'Unicorno e Valeria Matteucci dirigente sanitario di Capanne, che hanno spiegato l'obiettivo di proporre alla direzione della struttura penitenziaria di Capanne, a Perugia, qualcosa di simile a ciò che si sta facendo a Bollate magari con l'aiuto dell'Associazione L'Unicorno impegnata nel salvare i cavalli dal macello.
"IL VOLONTARIATO è il vero ammortizzatore sociale di una crisi che vede sempre crescenti i rischi di emarginazione di persone povere, di anziani, di disabili ed ovviamente anche dei detenuti che oltre a vivere una detenzione non sempre rispettosa dei diritti umani, spesso non possono partecipare ad iniziative finalizzate al reinserimento. Per un detenuto – ha spiegato Rossi nel suo intervento - il cavallo è un simbolo di liberta e accudirlo, nel rispetto delle sue esigenze, riporta il detenuto su un piano di realtà, che sicuramente avrà una ricaduta positiva nei rapporti interpersonali una volta che queste persone torneranno libere. Il cavallo salvato dal macello può rappresentare la tipologia più giusta di animale da impiegare per tale progetto: come l'animale che ha un destino crudele e per effetto dell'amore umano può tornare ad avere una prospettiva di vita, così il detenuto, nel rapporto con l'animale, può pensare ad un futuro diverso da quello che l'ha portato in carcere."
"Nella mia scuderia – ha poi proseguito Catia Brozzi della scuderia dell'Unicorno – salviamo cavalli che per varie ragioni sarebbero destinati al macello. Questi animali li utilizzo per fare ippoterapia con bambini e adulti. La mia azienda si occupa di trasporto cavalli e negli anni ne ho viste tante... cavalli lasciati in pista perché si erano fatti male o fattrici destinate al macello dopo 10 parti. Questi cavalli hanno ancora molto da dare. A loro ho voluto dare un'altra opportunità la stessa che devono pensare di avere i detenuti nelle carceri."
A fine convegno tutti i relatori e i numerosi partecipanti hanno potuto vedere di persona la struttura del maneggio che, all'interno del Carcere, ospita i 10 cavalli e gli enormi spazi di verde a loro dedicati. Un enorme paddock che fa sì che "loro" non si possano certo sentire in carcere!
ANNALISA SANTI (fonte Equitando.com)