Arco di Trionfo, la madre di tutte le corse ?
La madre di tutte le corse ! Una madre piuttosto giovane , poco più di cento anni, una bimba. Eppure, sembra incredibile, l’Arco di Trionfo, piaccia o non piaccia agli irriducibili anglofili come me, è la corsa più importante del mondo.
Lo dicono i dati, ad esempio quelli della classifica Longines delle 100 corse che hanno il rating migliore nel mondo, nella quale la prova parigina quasi sempre figura al primo posto o , male che vada, nella top five . Poi ognuno di noi può operare mille distinguo, cavillare su tutto quello che vogliamo , eccepire, opinare , fate voi. Ci ho provato fino a qualche anno orsono poi mi sono arreso , onestamente è la corsa faro del Turf mondiale. Chiaro che ce ne sono altre , non tante, tuttavia se mettiamo insieme tutti i ragionamenti possibili, i pro e i contro, insomma è dura affermare che l’Arco di Trionfo non sia la corsa più importante dell’anno nel mondo.
Sapete quale è il dato che , tutto sommato, mi spinge a credere che sia cosi ? La vogliono vincere tutti e corrono sempre in buon numero e quasi da ogni angolo della terra, quasi ho detto. Se i Giapponesi che sono la forza non emergente ma emersa si dannano l’anima per vincerla , mi fido di loro e vuol dire che a Parigi si disputa la madre di tutte le corse.
Forse non sempre la più qualificante dal punto di vista tecnico, perchè quello è un dato variabile, sono conti che si fanno ogni anno alla fine e l’analisi tecnica , al netto di pareri chiaramente difformi, può individuare in altre corse o nello stesso Arco la prova di massimo risalto qualitativo.
Esempio la edizione dello scorso anno che tecnicamente , ovviamente sempre ottima, non è stata pari ad altre. A volte basta un numero di un cavallo che ci esalta ed allora sarà quella corsa da lui vinta a rimanerci impressa nella stagione. Insomma , hai voglia a ragionare e per fortuna , è ben per questo che ci siamo dati all’ippica , perché stimola la nostra intelligenza, la nostra speculazione intellettuale, genera cultura.
Accettiamo dunque l’idea che l’Arco sia la corsa più importante del mondo, ognuno di noi avrà sempre nel cuore la sua più fascinosa, intrigante, esaltante. Per me le vecchie Champion di Newmarket erano il top perché i 2000 in pista dritta sono qualcosa di pazzesco, selezione somma. Giusto per dirne una .
Beh se andiamo di fascino nulla come la Gold Cup e se abitate nell’altro emisfero la Melbourne, non parliamo poi di tante splendide corse amaricane e fermiamoci altrimenti riapriamo il discorso e non la finiamo più. Emozione assoluta e pensiero al 5 ottobre , meglio all’intero meeting che, intelligentemente, cosi va il mondo, è stato costruito intorno all’Arco. Mozione d’ordine, come quando esistevano le sezioni dei partiti nei quartieri : il Turf italiano e la sua cultura hanno fatto sempre la loro parte nella madre di tutte le corse. Ortello, Crapom , Nuccio, Ribot, Molvedo , Prince Royal, Tony Bin, Carroll’s House e poi i tanti piazzamenti , valga il nome più recente , quello di Sea of Class.
Giusto per affermare che la nostra cultura ippica ha avuto, ha e per me avrà ancora un suo status rispettabile. E il resto ? Eh si, parliamone , parliamone ma dobbiamo anche raccontarlo questo Arco e la sua storia. Per carità non offendetevi se vi ricordo che la sua distanza è di 2400 metri, importante è rammentare che è nata nel 1920, chiaro nel nome il riferimento alla “grandeur” francese anche all’indomani della vittoria nella grande guerra .
Pare, liberi tutti noi di dubitare ma ne siamo felici, che ai giorni nostri, sui teleschermi o sul web sia seguita da un miliardo e forse anche mezzo di persone , il 20% di quella mondiale, beh menomale. Sul campo , nel nuovo accogliente Longchamp multiuso , con tanto di coda collaterale, diciamo che un 50mila potrebbe anche essere lecito come numero. Nei giorni in cui tutto congiura per il meglio, leggi molto anche bel tempo.
Da alcune stagioni ed anche questa volta Equtv vi offrirà la intera due giorni , perché anche il sabato ci scialiamo eccome. D’accordo , giusto ricordare a cosa andiamo incontro . Il sabato , tutte pattern, Cadran per gli stayer, Royallieu per stayer femmine, il Dollar una semi champion, lo Chaudenay sui 3000 per i soli tre anni, il Widenstein , miglio di spessore un filo compresso.
La domenica insieme all’Arco ecco il Lagardere summit giovanile sui 1400, anti Dewhurst che però è migliore, Opera sui 2000, il top femminile, Marcel Boussac su miglio come ad Ascot per le femmine di due anni, il Foret unico sui 1400 , Abbaye sui 1000 invisibili sul campo ma altro summit.
Ecco ora ci siamo rinfrescati le idee . Ultima considerazione , se volete segue dibattito ma non partecipo : la vera selezione si fa nei grandi confronti intergenerazionali quali che siano le distanze. Assolutamente fondamentale il percorso classico dei tre anni ma il “top” viene fuori dallo scontro incontro con gli anziani. Il tre anni che li sconfigge , teoricamente può anche andare in razza a fine tre anni, ha dimostrato.
A proposito : le due corse sui 2400 , ce ne sono ovviamente anche altre e in ascesa, che nello immaginario collettivo sono due punti fermi ovvero le King George e l’Arco , guarda un po' sono corse giovani o giovanissime. Forse perché la idea di individuare i 2400 come distanza di elezione per la autentica selezione intergenerazionale si è fatta strada pian piano nel 900 e la spinta decisiva è venuta nel secondo dopoguerra quando , forse, è caduto il tabu dei 3000 del Paris a tutti i costi e della Gold Cup e simili come punto di arrivo della cultura ippica dello 800. Solo una idea , non Vangelo. Opinate tranquillamente.
Beh ma lo vogliamo dare uno sguardo alla Storia di questo Arco , cosi andiamo preparati a Longchamp ? Il marchese di Saint Alary , vedi premio, ha vinto la prima edizione con Comrade, quindi è nella Storia. Peccato perché chi ha vinto le due successive edizioni è davvero nella storia del turf : Ksar che ha dato il via ad una linea maschile, d’accordo oggi spazzata via dai “nearchidi” ( peggio degli Unni) per mezzo secolo alla ribalta. Di chi lo ha seguito tutte e due le volte , Flechois, nessuno si ricorda perché purtroppo conta solo il vincitore. Che era di Mme Edmond Blanc, altro premio. Massine è stato orgoglio di Francia, Biribi il Rabelais sbagliato ( quello giusto lo avevamo noi) , Nel 29 ecco Ortello (Teddy, De Montel, Caprioli, Carter) che meraviglia e nel 30 Cavaliere d’Arpino… eh no mannaggia, dopo il Milano si sono definitivamente sgonfiate le ruote a settembre in lavoro. Avrebbe vinto ? Tesio ha sempre sostenuto che lui era stato il migliore che aveva allenato. Mi fido. Tuttavia per la storia a vincere fu Motrico, a 5 anni e capace di bissare a sette. Chapeau. Ecco il 33 di Crapom , il nostro Crapom ( Cranach, Crespi che vuol dire Soldo, Federico Regoli, il Paolino ancora una volta) Ha sconfitto Casterari e Pantalon.
Un grande Brantome l’anno dopo. Ah, le Baron , come chi ? Edmond de Rothschild. Bis nel 38, l’anno in cui avrebbe vinto Nearco se non fosse stato messo già comodo in allevamento dai nuovi proprietari inglesi che lo avevano comprato dopo il Paris. Canot che lui sconfisse in ottobre fu terzo, la linea c’è tutta. Comunque a vincere per le Baron fu Eclair au Chocolat. Già ma nel 36 e 37 il pazzesco doppio di Corrida, una immensa, e poi quella giubba amatissima di Marcel Boussac, il folle ma gigantesco. Folle perché incrociava le sue fattrici al 90 % solo con i suoi stalloni e prima o poi…. Un po' come in Italia ha fatto e con enorme iniziale successo la Mantova che alla fine però si è trovata un filo incartata ma avercene di turfmen come Gino Mantovani e Marcel Boussac. Chapeau sempre.
Boussac si portò a casa anche le edizioni 42 e 44 e Djebel fu fuoriclasse stallone salvifico per lui. Si ma quella del 43 la avremmo vinta noi con Orsenigo , ancora De Montel con Luigino Regoli ai comandi. Trasporti impossibili con quello che successe tra agosto e settembre. Verso, Esmeralda e Norseman li avrebbe tritati. Voilà l’Aga Khan, nonno. Nel 48, post altra vittoria di Boussac con Caracalla e poi con Coronation, che femmine, arriva appunto Migoli, il primo Arcwinner griffato Aga Khan. Che bisserà nel 52 con Nuccio , Guido Berardelli mantenne una partecipazione , che l’anno precedente fu secondo dietro Tantieme, altro che vinse due volte, e che giubba, quella di Francois Duprè e che allenatore, Francois Mathet.
Certo che nei primi trenta anni dovevi essere un grande proprietario per vincere, anzi sempre e questo è un altro motivo per considerare forse l’Arco davvero il top. Eccolo il Senatore, eccolo. Lo aveva disegnato attraverso tre generazioni paterne ( il Cavaliere, Bellini, Tenerani) aveva costruito la sua sezione materna , aveva impiantato il suo pedigree con , nelle prime tre generazioni, ben 11 nomi su 14 allevato e in proprietà. Per finire, aveva rovesciato l’incorocio di Nearco : Pharos con Havresac e qui Havresac con Pharos E’ per questo che LUI, il genio, è immenso e irripetibile. Che peccato ci abbia lasciato ad inizio maggio del 54, il destino gli ha negato le due soddisfazioni più ambite : la sua Gold Cup con Botticelli e il duplice Arco , ovviamente con Ribot. Tesio è orgoglio culturale ed intellettuale della Italia intera. Non dimentichiamolo mai : Nearco e Ribot e tutti gli altri. Dormello significa e significherà sempre anche casa Incisa , il Marchese Mario è stato coltissimo signore rinascimentale , indispensabile motore della formazione con anche ovviamente donna Lidia. Vittorio Ugo Penco fu meraviglioso trainer e venire dopo Federico … In sella Enrico Camici, tre vittorie nell’Arco . Averlo conosciuto è stato onore ed emozione.
Ballymos altro campione, e poi Molvedo che gioia, Bianca ed Egidio Verga, Arturo Maggi e di nuovo Enrico Camici, Soprattutto, lasciato dietro Right Royal, Arco super. Guy de Rothschild con Exbury, Madame del Duca con Soltikoff e con Marcel bambino o quasi. Nel 64 il nostro Prince Royal che Pino Galbiati aveva allenato fino ad una settimana prima quando fu ceduto , mannaggia. Sea Bird l’immenso non manca nell’albo d’oro,
Ecco la sfida americana, Vaguely Noble. Pazzesco finale nel 70, la magia di Yves su Sassafras e di Mathet, in ginocchio Lester con Nijinsky . Ecco Mill Reef che owner Paul Mellon, oltre che il più grande, all’epoca, collezionista di Impressionisti. Finalmente Lester con Rheingold , che rivincita su Yves con Allez France che però vinse l’anno dopo. Star Appeal a sorpresa, la doppia gigantesca lezione di Lester e Alleged, Anni 70 ed inizio 80, tutti rosa o quasi. E, come sempre, che proprietari : Sangster, Wertheimer, Aga Khan, Wildenstein.
Atroche storie, dietro ad un campione c’è per forza un grandissimo proprietario. Come Khaled Abdullah che ne vince di due fila , i suoi primi , con Rainbow Quest e Dancing Brave. Siamo a Tony Bin e Carroll House , orgoglio assoluto della nostra cultura del turf : Luciano Gaucci , Luigi Camici, Antonio Balzarini indimenticabili. Chapeau tutta la vita e grazie.
Arrivano gli Sceicchi, Mohamed in testa, vince ancora Wildenstein, ecco Lagardere ma se parliamo di cavalli Lamtarra, Urban Sea, Montjeu, Zarkava, Sea the Stars, ancora femine come Danedream, Treve e poi Enable ma siano al presente, offensivo ricordarvi nomi che sono nella vostra mente chiarissimi.
Le vittorie di Lanfranco non si dimenticano, ci mancherebbe e quelle di Cristian , altrochè . Come il secondo meraviglioso di Sea of Class, altro orgoglio del nostro stud , casa Botti. Forza , si va a Parigi con la consapevolezza che la Cultura del Turf italiano per un secolo si è accompagnata , con onore, a quella del mondo intero. Io ne sono orgoglioso ! Hanno tutti nel sangue il portato di quello di Nearco, il nostro Nearco. Parigi o cara, noi ( non) lasceremo…..























.jpg)




