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  • 04/02/2009

Stati Generali dell'ippica, la relazione dell'URTUMA

RELAZIONE di Massimo Pierini presidente dell’URTUMA (Unione Regionale Trotto Umbria-Marche-Abruzzo) agli Stati Generali dell’ippica organizzati a Roma dal Ministero per le Politiche Agricole, Alimentari e Forestali

1) Cosa propone per la riorganizzazione e il rilancio del settore ippico italiano?

La riorganizzazione e il rilancio del settore ippico italiano devono passare attraverso una impostazione culturale, tecnica e amministrativa diversa da quella messa in atto fino ad ora. Dal punto di vista amministrativo e organizzativo, l’ente UNIRE deve riprendere la sua funzione di fulcro tecnico in concertazione con le Categorie ippiche e deve essere in grado, senza clientelismi di alcun genere, di fare applicare il regolamento delle corse in maniera rigida e ferrea, dando così maggior lustro ad un ambiente da troppo tempo abbandonato a se stesso, aumentando le sanzioni disciplinari e nei casi più gravi radiando chi ha commesso una grave mancanza. E non come si è fatto in passato e si sta facendo tuttora: riabilitare quei casi che avevano subìto una radiazione e chiudere un occhio alla “volemose bene”; ciò darebbe un senso e placherebbe in parte quella morìa di proprietari che sono fuggiti da questo mondo anche per la mancanza totale di tutela da parte dell’Unire e dall’entourage formato da società di corse e assuntori del gioco.
Altro punto importante è il discorso tecnico fino ad ora lasciato in balìa delle Società di corse, che non hanno pensato allo sviluppo ippico-sociale della zona ma solamente ad accertarsi che i loro finanziamenti spropositati fossero delle costanti nei loro bilanci, senza fare niente per fermare sia la “desertificazione” dei proprietari che l’impoverimento della categoria degli Allenatori-Guidatori e creando quel deflusso morente di spettatori dagli ippodromi. Quindi questo indirizzare la politica ippica verso i “gruppi forti” come le società di corse e gli assuntori del gioco è stata deleteria e ha portato il mondo dell’ippica verso una autodistruzione a tempo.
Un altro punto dolente è la televisione. E’ peggiorata rispetto a Tv Elefante (brand ippico negli anni 85-90). La messa in onda sul satellite a pagamento in leggera differita e la totale assenza di commenti e reportages hanno di fatto distrutto quella che è sempre stata la filosofia del giocatore, cioè la competenza e la conoscenza della materia. Tutti conosciamo tutto del calcio, sappiamo tutto di tutti, la televisione entra nelle case e in questo modo possiamo dire di essere competenti e giocare e vincere per competenza e non per fortuna. Nell’ippica questo viene negato da troppo tempo. Basterebbe una televisione interattiva (che costerebbe gli stessi soldi) ma che permetterebbe di vedere le sgambature, sentire i preliminari, avere dei commenti in diretta e vedere la corsa mostrando in replay tutte le angolazioni di inquadratura, esattamente come la vede il presidente di giuria, in maniera da tutelare lo scommettitore.
Dopo la fase di applicazione ferrea del regolamento e la fase di rilancio mediatico, si dovrebbe fare il rilancio degli impianti. Quello che viene scritto nei giornali ippico e nei vari articoli apparsi sul quotidiano Libero è la riduzione del numero delle giornate di corse e degli impianti e l’aumento della qualità. Vorrei ricordare a questa Commissione che lo scorso anno sono stati acquistati dall’Unire, da marzo a dicembre, 353 riunioni di corse straniere (la domanda marzulliana viene spontanea: se erano troppe, perché le hanno acquistate?). E’ come se per promuovere il campionato nazionale di calcio di Serie A la Lega italiana comprasse il campionato tedesco o inglese. Come dimostrano i dati medi dello studio allegato, questo non ha portato nessun beneficio ma una confusione nello scommettitore che a questo punto, per ironia della sorte, potrebbe giocare anche una corsa di cavalli virtuale, essendo praticamente ignorante sia sullo stato di forma del cavallo straniero che sulle corse fatte precedentemente in altri ippodromi.
Gli impianti invece vanno sfruttati dando una frequenza settimanale o mensile alle giornate di corse e abituando il pubblico e i proprietari ad avere una costante nelle loro abitudini. Questa è la mossa vincente perché l’amore per un cavallo non nasce da un piano industriale, ma nasce per una pazzia cerebrale, per un amore sfrenato verso questo animale. Il proprietario va tutelato perché è lui il soggetto della ripartenza dell’ippica a 360 gradi, perché è lui che porta la famiglia e gli amici all’ippodromo ed è lui, con il suo amore folle, che incrementa la razza equina, comprando, sperando, coltivando un sogno e infine anche scommettendo. %%newpage%%
E’ chiaro che questo deve passare anche per una ristrutturazione degli impianti classificandoli in categorie, ma dando agli ippodromi secondari la possibilità per 2-3 mesi all’anno di sviluppare non le corse del Santo Patrono, ottime per la vendita dei panini con la porchetta, ma di creare proprio dei meeting con i quali l’indotto sociale della zona può partecipare attivamente allo sviluppo ippico 8redistribuendo il montepremi regionale della Zona e non come viene fatto fino ad ora).
La qualità inoltre deve essere quella delle persone e del rispetto totale delle regole e non la qualità dei cavalli che è sempre stata e sarà il 10-20 per cento del totale dei nati. Sviluppare un settore in questo modo significa limitarne la crescita nel tempo (Pelé non è nato allo Sheraton).
I dati sulla redditività dimostrano che le corse con cavalli di minima possono essere molto più produttive di quelle di qualità, perché spesso molto più equilibrate. Quindi attenzione a parlare di riduzione di corse e chiusura di impianti, tanto più che non si è mai accennato a un eventuale piano di contrazione delle nascite, anzi si è provveduto a invadere l’ambiente di nuove licenze di guida e di allenamento (il sistema così delineato porterà forti squilibri). Inoltre sarebbe educazione da parte del segretario generale rispondere quando gli viene inviata una lettera e uno studio che denuncia la gravità del comparto ippico di Marche-Umbria-Abruzzo e non fare lo gnorri. In allegato ho portato alla commissione un “gioco calendario” che noi Associazione Proprietari dell’URTUMA abbiamo pubblicato nel 2008. Mi sono permesso di aggiungere due dadi e due figurine. Vi chiedo cortesemente di provare a giocarsi (come proprietari, si intende), magari insieme con il segretario generale e tutto il CdA dell’Unire.

2 – Per raggiungere quali obiettivi in quali tempi?

Il tempo necessario per raggiungere gli obiettivi dipende dal grado di efficienza dell’ente nell’operare delle trasformazioni. Efficienza che non è mai stata prerogativa dell’Unire. Si aumenteranno ancor di più sprechi e inefficienze se si incrementeranno le assunzioni, come annunciato dal dr. Acciai in un recente convegno. L’Ente deve essere assolutamente riorganizzato e reso funzionale da un manager capace, avulso da influenze politiche. Dopodiché gli obiettivi si potranno raggiungere in brevissimo tempo.

3 – Con quale politica di investimenti?

La politica degli investimenti va fatta, in campo nazionale, sulla promozione delle scommesse (soprattutto con la riduzione del prelievo fiscale) e dello spettacolo ippico; a livello regionale, va concertata con le Categorie locali e non con le Società di corse.

4) Criticità particolari da segnalare

Il disagio che noi associazione vogliamo segnalare è quello che abbiamo avuto con il segretario generale dr. Acciai. Rappresentiamo 140 scuderie associate e abbiamo chiesto di spalmare le giornate esigue che avevano nelle Marche, Umbria e Abruzzo nell’arco dell’anno per non avere avuto una valanga di giornate a luglio e ad agosto. Il segretario non ci ha mai convocato e non si è degnato neanche di rispondere alla nostra lettera. Vorrei che questa Commissione gli ricordasse solo questo.

 

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