Progetto Quasi, i nomi (ironici) dei nostri animali li scegliamo noi!
Non si contano i pony che hanno dei nomi buffi, giocosi e infantili: Polpetta, Carramba, Ginger. Ma il cespuglioso stalloncino di cui vedete una piccola foto amatoriale, li batte tutti in originalità: il suo nome - attribuitogli con un affettuoso referendum on line - è Enzo Paolo. Perché ha un ciuffo identico al ballerino biondo Enzo Paolo Turchi.
Lo stalloncino proviene da una vita di stenti e di maltrattamenti. Quando - finalmente sottratto alla sua condizione - è approdato in un agriturismo toscano dove è stato rifocillato, curato e restituito a una buona vita, senz'altra fatica che pascolare, di indomito aveva solo l'orgoglio. Per il resto era davvero malconcio. Non sapeva, lo stalloncino, che le sue tribolazioni erano finite perché era stato intercettato e salvato da una associazione che di solito si occupa di cani anziani e disabili, e che per l'occasione ha allargato il suo campo d'azione anche agli equini. Enzo Paolo ( ma allora era ancora senza nome) aveva "svoltato" grazie all'incontro con Progetto Quasi.
E qui giunge il momento di parlare di una associazione che è una presenza anomala, intelligente e originale nel mondo del volontariato animalista. Le ragazze di Progetto Quasi sono spiritose, allegre, ironiche, chiamano i loro cani "sfascioni", curano e riescono a far adottare dei catorci che sulla carta non vorrebbe nessuno: c'è il cane senza il naso ( un criminale gli ha fatto scoppiare in bocca un petardo), quello con le gambe più storte del mondo ( battezzato Komodino), quello con una gamba di meno e le altre tre che funzionano poco, quello che per un problema neurologico gira su se stesso, chiamato Vinile. E via così.
L'avventura di Progetto Quasi è cominciata sei anni fa in seguito a un incontro fra Fabiana ( oggi presidente), logopedista di professione, e Bethania, madre in un bambino che lei aveva in cura. L'idea era di allestire nella villetta con giardino di Roma sud dove Bethania e suo figlio vivono, una Casa Famiglia dove pochi cani ( non più di cinque) venissero presi dal canile o da situazioni di degrado, curati e riaffidati. A proposito del primo cane, di nome Fritz, preso in carico sei anni fa Fabiana ha scritto recentemente: "Tre zampe, un occhio, un orecchio e mezzo, coda mozzata e una scarica di pallini nei testicoli. Possiamo dire con soddisfazione che Fritz è oggi un vecchio e felice pensionato nella famiglia che ai tempi trovammo per lui. In quel momento avevamo tre cucce, un giardino, un box costruito apposta (e mai usato, ma tant'è), una manciata di medicine E BASTA. Eravamo in due, io e Bethania, del tutto inesperte e del tutto inconsapevoli di quello che sarebbe diventato tutto questo. Sei anni fa prendeva forma fisica un'idea. (...)Abbiamo incontrato persone splendide e costruito qualcosa di importante, circa 350 animali sono passati sotto le nostre mani e hanno trovato un cuscino per riposare, ma soprattutto - e questo è molto più importante - siamo riuscite, almeno un po', a far passare una mentalità. A rompere gli stereotipi, a togliere e cambiare le etichette: inadottabile, vecchio, moribondo, disabile, sono solo parole. Cambiando le parole si cambia la realtà, perché il linguaggio è TUTTO".
Questo approccio al volontariato, fattivo ma certo non convenzionale, ha fruttato stima, una certa notorietà (un loro logo è stato disegnato da Zero Calcare) ma anche una marea di insulti, di cui le ragazze del Progetto (Quasi è anche il nome di una cana della presidente che soffre di una rarissima patologia detta " del cane babbuino a spina corta". Inizialmente, per via della sua gobba, era detta Quasimodo, poi il nome le è stato accorciato) se ne infischiano allegramente. Per non negarsi nulla si sono federate con una Casa Famiglia che ospita gatti terminali "Casa Francesca". Se qualcuno vuole saperne di più, può trovare ogni notizia in rete o su FB, dove è in vendita una "guida al volontariato" di ironica durezza, i cui proventi vanno naturalmente al Progetto. Tanto per farvi un'idea, ecco l'autopresentazione su FB: "Questa pagina è di un'Associazione di Volontariato che si occupa di animali disabili, anziani, quasi morti, appena tiepidi e sull'orlo del trapasso. Il nostro è un approccio NON CONVENZIONALE al volontariato. Se non vi piace, NON E' UN PROBLEMA NOSTRO.
ISTRUZIONI PER L'USO DI PROGETTO QUASI:
1. Diamo i nomi che vogliamo ai nostri animali, visto che li tiriamo fuori NOI dal canile/gattile, li curiamo NOI, paghiamo NOI le cure, troviamo NOI adozione e li staffettiamo NOI.
2. Gli appelli li scriviamo come ci pare, per le stesse motivazioni di cui sopra. Se per voi sono irrispettosi, irriverenti e dissacranti e anche di cattivo gusto, NON E' UN NOSTRO PROBLEMA. Potete anche farcelo notare, ma la cosa ci scivolerà come l'acqua sul vetro: non cambieremo approccio. No, neanche se ci insultate.
Le "istruzioni" continuano sullo stesso tono, ribaltando tutti gli stereotipi della compassione. Dietro questa forma di ironia c'è un gruppo di giovani donne che sta facendo davvero moltissimo. In modo molto nuovo. Ha proprio ragione Fabiana: cambiando il linguaggio si ribalta il mondo. Parola di Enzo Paolo.