Paralimpiadi, Sara Morganti interviene nel dibattito
SARA MORGANTI, amazzone azzurra nel team a Londra, interviene nel dibattito sulle paralimpiadi dopo la lettera pubblicata da tre ex membri del dipartimento di Equitazione Paralimpica della Fise:
Gentili tutti,
“Cos’è lo sport?”
Cito da Wikipedia:
"Una concezione, largamente diffusa soprattutto nei paesi con maggiori tradizioni sportive, è che lo sport debba essere considerato un mezzo di trasmissione di valori universali e una scuola di vita che insegna a lottare per ottenere una giusta ricompensa e che aiuta alla socializzazione ed al rispetto tra compagni ed avversari."
Io credo in questo Sport, uno sport fatto di passione, vittorie, sconfitte, gioie e dolori.
Allora mi chiedo:
Se come si afferma nella lettera inviata dal Dipartimento di Equitazione Paralimpica (ormai decaduto in data 10/09/2012) in risposta a quella delle due atlete Veratti e Cecilia:
“Purtroppo lo sport è fatto anche di risultati negativi; (…) La ricerca di capri espiatori o l’addossare colpe a chi ha fatto con tranquillità, umiltà e competenza il proprio lavoro è un atteggiamento da sanzionare come altamente antisportivo ed assolutamente lontano dai valori che le Paralimpiadi in particolare e lo sport tutto in generale vogliono rappresentare.”
Perché, mi chiedo, mentre il Dipartimento scrive queste parole cerca egli stesso dei colpevoli dei risultati non brillanti ottenuti dalla Nazionale Italiana a Londra?”
Premetto che non condivido l’utilizzo della stampa per cercare di risolvere problemi interni al Dipartimento. Per questo non volevo intervenire, ma non posso lasciare che ad alcune mie compagne di squadra venga attribuita la totale responsabilità del fallimento della Nazionale Italiana senza dire niente!? Penso sia giusto aggiungere due parole a quelle fin qui pronunciate al fine di dare un quadro il più chiaro possibile a tutti.
In primis vorrei sottolineare che l’Italia si è qualificata per le Paralimpiadi grazie alla somma dei risultati ottenuti da Cecilia, Veratti e dalla sottoscritta agli Europei. Anche senza uno solo di questi punteggi non saremmo andate a Londra.
Le amazzoni Cecilia e Veratti hanno messo tutto il loro impegno, le loro energie e fatto grandi sacrifici per ottenere i risultati utili alla qualifica della squadra per Londra. Una volta conseguita tale qualifica hanno messo anche maggiore impegno per ottenere una forma finalizzata all’ottenimento del miglior risultato possibile alle Paralimpiadi. Puntavamo tutte a una medaglia per la squadra.
È vero che le due amazzoni non hanno potuto partecipare ai Campionati Italiani, ma non hanno mancato di motivare prima la loro assenza al Presidente e hanno partecipato a tutti gli altri stage come da programma.
Dopo aver impiegato grandi energie nella preparazione non sono riuscite a dimostrare le loro grandi potenzialità a causa di problemi avuti con i propri cavalli.
Vorrei premettere che molti dei cavalli dei partecipanti nel grado II, hanno dato problemi nel campo estremamente difficile di Greenwich pregiudicando i risultati di molti cavalieri anche rodati come Angelika Trabert.
Purtroppo Veratti ha ottenuto un punteggio bassissimo nel Team Test proprio a causa di una brutta difesa del cavallo durante la prova e la sfortuna ha voluto che non sia potuta entrare il giorno del Freestyle per un’irregolarità di andatura del cavallo certificata anche dal Veterinario Federale.
Il cavallo di Cecilia si rifiutava addirittura di entrare in campo e l’amazzone non è riuscita, nonostante un enorme sforzo, a portare a termine nessuna delle proprie gare a causa del perpetuarsi delle difese di Corlord.
A maggior ragione Cecilia si sarebbe sentita più tranquilla e sicura se il giorno dell’Individual Test il tecnico personale avesse potuto seguirla in campo prova e avesse potuto montarle il cavallo. (I cavalli del grado I e II possono essere montati dagli istruttori per fare il lavoro che i cavalieri paralimpici non riescono fisicamente a svolgere e per essere certi che il cavallo, pur imprevedibile che possa essere, sia il più affidabile possibile). Ma il tecnico personale di Cecilia non ha potuto seguirla né tantomeno montarle il cavallo a causa della scelta del CT di far partire Veratti e Cecilia una di seguito all’altra. Le due amazzoni hanno il tecnico personale in comune e le atlete si sono trovate ad entrare in campo 30 minuti l’una dall’altra!
Il CT stesso ha ammesso in sede di riunione davanti a tutti di aver commesso un errore affermando di non sapere che l’ordine di partenza scelto per il Team Test sarebbe stato lo stesso anche il giorno dell’Individual Test.
Da qui si è originata l’amarezza esasperata dalla delusione delle due amazzoni che si sono sentite di non aver potuto giocare tutte le loro armi.
Si afferma al punto 7 che “Il Tecnico Federale … non ha avuto alcuna parte attiva nella preparazione dei due binomi, limitandosi ad offrire l’assistenza tecnica, organizzativa nonché umana”
È vero.
Solo vorrei concludere dicendo che se al CT non può essere attribuita la responsabilità del risultato non brillante delle due amazzoni perché non ha avuto alcuna parte attiva nella preparazione dei due binomi, per questo stesso motivo non gli può essere neanche attribuito il merito né della mia prova “discreta”, né della qualificazione della squadra.
Anch’io come Cecilia e Veratti sono stata sempre e solo seguita da un tecnico personale.
Non vorrei aggiungere altro e spero che questa lettera sia solo seguita da colloqui miranti alla realizzazione di progetti per un nuovo futuro.
Cordiali saluti