Modena, sabato si corre ( senza frusta) nel nome e nell'esempio di Cesare Ercole
Sabato 7 giugno il Circuito ippico-benefico delle Stelle torna a far tappa a Modena con la corsa intitolata all'indimenticabile Cesare Ercole, soprannominato dagli amici dell'ippica "Onorevole Volante".
Al via, rigorosamente senza frusta, 9 guide amatoriali provenienti da ogni parte d'Italia, alla guida di altrettanti trottatori anziani per mettersi in gioco, appunto per beneficenza e nel segno dell'amore e del rispetto dei cavalli, sostituendo alle redini lunghe i driver professionisti.
Peccato soltanto per il forfait obbligato (dovuto alla mancanza di cavalli) dei tre rappresentanti delle Marche che avranno comunque modo di rifarsi in una prossima occasione.
Ci saranno invece, con eguali entusiasmo e passione, l'uomo del salto ostacoli Cristian Micheli (da Cremona), giudice e commentatore dell'equitazione oltre che voce e penna del settore per Discovery, Eurosport, Sky e il Gruppo Riffeser, l'esordiente Sebastiano Fatuzzo che arriva, come Gianluca Allione, dal Piemonte, l'imprenditore napoletano di stanza a Milano Gaetano Baldi, il ristoratore campano (da tempo trapiantato a Rovereto) Aurelio Caputo, lo spezzino Massimiliano Bellè, i toscani Paolo Chiari e Luca Gambassi e l'albanese di Italia Petrit Gjoni.
La corsa appare incerta ed equilibrata, pur se i favori del pronostico sembrerebbero orientati sui cavalli di Allione (Desdemona Sage) e Caputo (Ear Da), ma, più di favoriti ed outsider è importante soffermarsi sulla celebrazione (saranno presenti -anche se non impegnati in gara- Gianluca Cortellazzi, Alberto Foà e Roberto Mazzucato) dell'Onorevole Volante Cesare Ercole, venuto a mancare alla fine dello scorso anno ma capace di essere, per sempre, esempio e guida, punto di riferimento da seguire per puntare a una sempre più difficile rinascita del settore.
A raccoglierne per prima il testimone, l'adorata figlia Letizia, che ha messo in palio uno splendido trofeo e che si appresta, insieme agli altri 'orfani' dell'uomo e del politico Cesare, a riproporre in autunno l'Ippica del Cuore, associazione fondata dal padre così come del resto l'AVANI, onlus per le vittime dell'amianto cui è destinata la beneficenza per la corsa di Modena.
Tutti i partecipanti gareggeranno, simbolicamente, con un bracciale da capitano dedicato a Cesare.
Nel cuore i suoi cari, la sua Broni, gli amici, le migliaia di pazienti di cui, da medico, si è preso più cura che di se stesso, i cavalli e, appunto, la sua 'Ippica del Cuore', la politica intesa come missione, il salame di Varzi, la Bonarda dell'Oltrepò e la sua Lega (nessuno è perfetto e comunque, per fare rima, non è certo quella del Ponte sullo Stretto)...
Un uomo semplice e straordinario allo stesso tempo, pragmatico ed insieme passionale, sempre gentile e disponibile ma fermo nei valori e nei principii, uomo di grande valore e spessore, con la capacità unica di riconoscere i battiti, le gioie e il dolore, che non sempre fa male...
Riservato e pronto ad aprirsi, ad ascoltare e dirigere, ragione e sentimento...
L'Onorevole Dottor Cesare Ercole è -al presente- questo, prima ancora di essere stato Onorevole, Dottore, Sindaco, manager e tutte le altre cose che è stato e ha fatto, studiato e portato avanti.
Un papà speciale, un signore innamorato, il figlio che i suoi hanno saputo crescere e pian piano, intanto, imparavano lo stupore, il grande amico -al presente- che è per chi un qualsiasi giorno e a qualsiasi caso e in qualsiasi tempo abbia il privilegio, l'onore, il culo di essere scelto e di essergli, appunto, amico...
Nome e cognome tra storia e leggenda, mito che si fa uomo con l'umiltà dei grandi e le passioni dei bambini.
A cominciare -è sempre lì che vado a parare ed è da qui che il sogno continua- da quella dei cavalli...
Nella fiaba e nella vita del piccolo grande Cesare ci sono entrati "di prep" -come dicono i commentatori del trotto quando per esempio un driver si prende un posto che magari non c'era- e per destino...
Anche nel sangue.
Questione di feeling, ma anche di Dna.
E di 'percorso', di corsa (corse), per sport e cammino.
Già, li aveva nel sangue perché con un padre come il suo, che era il maniscalco di tanti campioni (uno su tutti, Sharif di Iesolo) non sarebbe potuto essere diversamente e poi, prima o poi ("Per me è stato prima, tipo verso i tre o quattro anni -racconta- e poco dopo ero già in sella al mio primo pony") li incontri perché papà ti ci porta quando va in scuderia per lavoro, un po' perchè altrimenti dove ti mette se non hai il nido, asilo o scuola e, soprattutto, perché chi ama i cavalli e sa quanto ti possono dare vorrebbe che anche i figli ci si appassionino (come del resto Cesare con l'adorata -e adorabile- figlia Letizia).
Accontentato, il buon Alessandro: Cesare ne resta stregato.
E San Siro -mica lo stadio, il trotter- e la magia della pista di Broni (dove ogni tanto correva anche babbo Sandro), l'odore acre ma specialissimo delle scuderie e il profumo di sport e di epica, di vita e di sfida fanno il resto anche per le corse, i sulky e il cronometro.
Una trappola cui non può sfuggire nessuno, nemmeno Ercole.
E Cesare, appena grande, ci si butta dentro anema, core e cervello, capoccia. Con tutta la passione del mondo, perché, appunto, la passione se è vera è infinita e non sente ragioni: va bene lo studio, va benissimo diventare dottore, va bene anche il darsi da fare per la sua cittadella, ma tutto, con i cavalli e per i cavalli, aumenta il sapore e il senso...
Broni un po' casa e un po' America.
Gli allenamenti, le gare ("ne avrò fatte circa 300 e grazie ai miei super cavalli un centinaio le ho pure vinte") e le trasferte, rare ma sempre speciali a Novi, alla Soresina, alla Poncia, a Montechiarugolo, perfino, una volta, a San Polo d'Enza, per quel "meraviglioso circuito amatoriale che la stupidità e l'ignoranza di chi ha governato l'ippica negli ultimi 35 anni ha quasi fatto sparire del tutto invece di cavalcarne la ricchezza sportiva, culturale ed anche economica. Era bellissimo -e nel racconto il Doc non riesce a nascondere una luce che non è nostalgia, ma pura emozione- unico. Correvo spesso con giubbe diverse, me le portava papà da quelle di Scuderia Gubellini: quella della Lady M di Gorrini, quella del proprietario del magnifico Speed Expert e altre ancora. Ogni volta era come partecipare al Mondiale, alla nostra Olimpiade tra amici. Sì, in gara si era rivali agguerriti ma nel dopocorsa era con quasi tutti come al bar sottocasa"...
I cavalli. "Amore, poesia e vita -spiegava il doc- amore vero, allo stato puro; se glielo dai te lo ritornano in modo totale. I cavalli hanno rappresentato per me anche un grande aiuto e un insegnamento, come affetto e come consapevolezza di quello che da soli non possiamo nè fare, nè avere nè immaginare ma, con la complicità di un altro eccome se ci si arriva".
I migliori? "Tra amici non si fanno classifiche, però il tuo migliore amico esiste sempre -ci dice, e di nuovo si accende quel lampo- e io, di migliori amici a quattro zampe ne ho avuti addirittura tre: Uriele, Aimone e Poviglio"...
Uriele, omonimo di un vincitore di Nazionale?
Nessuna omonimia. Era proprio Uriele, quell'Uriele lì. Lo acquistai a fine carriera, a 10 anni suonati. A 3 aveva vinto il Nazionale in coppia con William Casoli, il Professore. Con lui vinsi sempre e tutto, compresi quattro dei nostri gran premi -racconta- e pure con 40 metri di handicap vincemmo di altri 20. Un vero campione. Purtroppo, forse per una piccola maledetta buca, un giorno si infortunò al nodello. Piansi. Lo caricai sul van e lo portammo dal dottor Meschia ma l'esito delle lastre fu drammatico: fratture multiple e unica soluzione il sopprimerlo. Piansi di nuovo, a dirotto"...
Una bruttissima fine.
"Ma quale fine. Lo riportai nel suo box (il dottore si fida dei dottori e dei veterinari, in particolar modo si fidava di Meschia ma di abbattere Uriele -pistola o puntura (vedete quanto ero saggio) - manco per il cavolo ndr) e mio padre gli mise un ferro particolare, con un rialzo speciale. Io, con le mie competenze mediche lo medicavo ogni giorno togliendogli e rimettendogli le fasciature. Un bel giorno, un bellissimo giorno, dopo avergli portato da mangiare dimenticai di chiudere il box e me lo ritrovai in giro per la scuderia, a venirmi incontro camminando e trottando, spingendomi con il muso verso l'uscita. Piansi ancora. Dalla felicità"...
Qui mi sa che i miti diventano due, lui e il cavallo...
"Un vero eroe, attaccato alla vita e anche a noi. Lo feci approvare come stallone privato e gli regalai qualche monta, qualche sfizio e piacere con alcune bellissime giumente. Visse, sempre con noi, in famiglia, fino a 33 anni"...
Mica male per un cavallo che poteva solo essere soppresso.
Aimone e Poviglio?
"Aimone lo comperai dall'Allevamento Assia quando si fece male Uriele. Curiosamente anche lui aveva corso e benissimo il Nazionale, arrivando terzo. Con lui vinsi diverse corse e non ci fu mai, da parte di Uriele, segno di gelosia, anzi; anche se sono convinto che un pochino, sotto sotto, la pista e le gare gli mancassero, Poviglio invece lo acquistai alle Aste di Settimo, nel 1978 e lo domò mio padre proprio a Broni. Fece la qualifica a Milano con il 'Gubella' e poi andò a Trieste per le corse ufficiali, ma a 5 anni me lo riportai a casa, a Broni, per averlo vicino e correrci io. Una volta chiusi gli ippodromi amatoriali lo misi in un paddock tutto per lui e visse serenamente a casa nostra, anche lui fino a 30 anni"...
Due mogli e tre figli ("i due maschietti, ahime, non hanno ereditato nemmeno un'unghia della passione per i cavalli, ma mia figlia Letizia ci va matta, va a sella ed è stata perfetta -scherza- come scusa per poter tornare a comprare un cavallo")...
Prima di lei, però, in sulky, ci torna lui.
Tutta "colpa" di Roberto "King" Mazzucato che dopo anni lo ha riportato a Montechiarugolo, "superstite" tra gli ippodromi amatoriali: "Non sapevo neppure -ammette- esistesse ancora ma non appena ne ho conosciuto il proprietario, Rolando Paterlini, uomo di straordinario valore, di grande ricchezza non solo economica e di meravigliosa carica umana e semplicità, ho capito perché ha resistito nonostante il colpevole disinteresse dell'ippica e della politica ippica. Una pista magnifica con le scuderie dove ho ritrovato anche il Gigi Ballotta e ci siamo riconosciuti al volo, come ci fossimo lasciati in mattinata e invece erano, sono, passati soltanto 30 anni e un ristorante specialissimo, da far pace con Dio sia se ci credi sia no e che se ti capitano a portata di bocca il piacere ti arriva subito fino al cuore"...
"Ecco - riparte, ormai come un vero e proprio fiume in piena- all'ippica ufficiale prima dei soldi (che infatti prima c'erano eccome, ndr) sono mancati senza voler scadere nel retorico, il cuore e la capacità di tenere, rimettere, il cavallo al centro, cominciando proprio dal suo benessere. Senza i cavalli al centro non si può pensare di fare dell'ippica un prodotto vendibile, di tornare ad avere ippodromi pieni. Invece tutti, o quasi tutti, a pensare solo al proprio portafoglio, a spartirsi una torta che, come vogliono le leggi dell'economia, è diventata sempre più piccola. E qualcuno vorrebbe che adesso a rifarla ci pensasse lo Stato, che poi sono i cittadini e, di quest'ippica, non hanno certo bisogno. E' proprio da un concetto chiaro e facilissimo da comprendere che si può e si deve ripartire: il mondo esterno non ha bisogno delle corse dei cavalli mentre le corse dei cavalli hanno bisogno del mondo esterno. Quindi deve riconquistarlo, ed è possibile solo rimettendo appunto al centro il cavallo e riportando aria di sport, passione e bellezza in tutto il settore. Poi certo servono riforme, idee, progetti, managerialità e coperture finanziarie, ma prima di tutto al centro il cavallo e fuori dall'ippica autoreferenzialità e chi l'ha portata al collasso"...
Torniamo a bomba, cioè al suky del buon Toscanini e al test che Mazzucato e Foà gli imposero, primo come scusa per passare una bella giornata e fargli riprovare certe emozioni, quelle emozioni, secondo per dargli la convinzione di poter superare l'esame di ammissione al Circuito delle Stelle e terzo per dare un lavoro a Oktober Fest, l'avversario di Toscanini, il Principe del tracciato caro a Ferrante Rocchi e Jessica Pompa...
Oktober lo stampò proprio sul palo ma, diamine, quello aveva l'istinto, la voglia, la carica. E le mani buone...
Esame a Milano, passato a pieni voti e 'debutto' (con alle spalle 300 corse) sempre alla Maura senza infamia né lode ma con il cuore a 3000 dall'emozione mista a felicità.
Ne ha poi vinte tante, alcune con guidate da vero drago (Spirit e Plutonio a Montecchio, Priest Prav ad Albenga, Noodless a Modena, Ultima di Mira di nuovo a Villanova, nell'impianto dell'amico Lippi e un giorno a Migliarino Pisano, in un'altra sfida tra amici e amatori), perse di poco altre e solo un paio di volte ha davvero guidato male ("A Siracusa, per esempio, avevo il cavallo per vincere e siamo finiti quarti", racconta) ma sempre arricchendo l'anima bella che è -più che mai al presente- di adrenalina, passione, bellezza e amicizia.
Poi è venuto il momento di appendere le redini al chiodo, ma non di lasciare l'ippica.
Anzi...
Intanto, insieme all'amica e 'collega' di partito che la deposita in Parlamento, scrive la proposta di legge trasversale "Nuova Primavera" per il benessere dei cavalli e il rilancio a 360° -prima di tutto a livello etico-morale- del comparto ippico, poi, proprio con Roberto Mazzucato e un team di esperti (di ippica ma anche e soprattutto di economia, leggi, regolamenti, comunicazione, marketing, immagine e progetti) indipendenti e senza conflitti d'interesse, lavora ed aggiorna semestralmente, da anni, a un piano industriale integrato che, a patto di essere recepito, seguito e applicato in toto ed in tempo, è "l'unica possibilità -dice- insieme alla Nuova Primavera, per il salvataggio e il riscatto dell'ambiente, dei cavalli e dell'intero comparto"...
Dulcis in fundo, insieme ad amici veri, onesti e capaci (tra cui lo stesso Mazzucato, Jessica Pompa, Cortellazzi con la compagna Ramona Valdiserri, il tecnico Mauro Galandrini, proprio la stella del mondo equestre Cristian Micheli -cui si aggiungerà ora la sua Letizia- dà vita a una nuova associazione, che naturalmente chiama "Ippica del Cuore" e verrà presentata in autunno inoltrato, con un nuovo presidente, scelto proprio da lui -nonostante sia politicamente di tutt'altra bandiera- suo fratello "King".
Bellezza, passione, impegno, musica, umanità.
Questo era, anzi è, quel piccolo grande uomo di Cesare Ercole...