L’ASINO …molto più di quel che si pensi
Piccolo, compatto, robusto, mansueto, frugale, con lunghe orecchie. Originario dell’Africa settentrionale, considerato una sottospecie dell'asino selvatico africano Equus africanus: questa potrebbe essere la sobria descrizione dell’asino (o somaro o ciuccio o musso o asu o aso o ase o sceccu o burriccu, ecc. ecc.).
Chi non ha mai visto un asino? Fino agli anni ’60 del secolo scorso sarebbe stata una domanda sciocca, l’asino era ovunque, nelle campagne e talora nelle città. Dagli anni ’70 agli anni ’90 questo animale è praticamente scomparso dalla vita degli europei, cancellato dalla capillare meccanizzazione rurale e urbana.
Ed ha rischiato l’estinzione in quanto sono venute a mancare le condizioni di lavoro in cui era impiegato: da qui il rischio di perdita di un importantissimo patrimonio genetico.
Fortunatamente, ad opera di appassionati allevatori, un buon numero di razze nazionali sono state salvate e ricostituite sulla base di pochi esemplari rimasti. Parliamo ovviamente di razze domestiche spesso prettamente a diffusione locale, le cosiddette razze ufficialmente riconosciute, autoctone o minori, non selvagge (altro grosso problema legato ad es. alla caccia indiscriminata che riguarda diverse specie e razze a rischio soprattutto in Africa e Asia).
L’asino con la sua docilità, utilità e frugalità ha permeato la vita sociale a tutti i livelli, senza distinzioni di classe o ceto.
Per millenni l’asino ha letteralmente accompagnato l’uomo, convissuto con lui, faticato con lui e per lui.
Oggi nella società del benessere, per lo meno in Occidente, l’asino ha assunto un’importanza nuova incentrata sullo svago, il diporto e la terapia assistita a giovani e meno giovani con problemi di comunicazione, personalità, autostima: un capitolo intero a cura di due esperte psicoterapeute, Luisa Azzini e Paola Maggiorelli, che raccontano come e perché viene svolta sempre di più questa importante pratica terapeutica di intervento assistito con gli asini (IAA).
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