La Sardegna dei miei ricordi, una lettura affascinante
Quando si parla di Sardegna è cosa ovvia pensare a territori sconfinati e cavalli; al pascolo o nelle colorate feste che illuminano la storia di questa terra antica, questo animale assurge a elemento imprescindibile della realtà isolana.
Quando pensi ai cavalli, in Sardegna, non si può che arrivare al fiore all’occhiello tra le razze equine: l’anglo-arabo e andiamo, anche se non più corretto, ad aggiungere l’indicazione geografica “sardo”.
Se parliamo di Anglo-arabo-sardo è lapalissiano volgere lo sguardo verso quella dinastia che ne ha scritto le sorti, la famiglia Piercy; gallesi ma con l’anima sarda, che tanto hanno dato a questa immensa terra, e che tanto hanno ricevuto, in termini di riconoscenza.
La storia, le vicende, le sfide, ripercorse in un diario ”La Sardegna dei miei ricordi” che racchiude momenti anche intimi di un profondo vissuto, così come voluto e pensato da Benjamin Herbert “Bertie” come veniva chiamato in famiglia , figlio di quel Benjamin che in terra sarda portò una nuova visione, un modo innovativo, di vivere il territorio e l’animale simbolo di questa isola; il cavallo.
Grazie a un altro grande uomo sardo, vero uomo di cavalli in Sardegna, uomo dal valore unico, la cui competenza in materia è riconosciuta a livello internazionale, il dottor Raffaele Cherchi, ognuno di noi, addetti ai lavori e non solo, ha la possibilità di fare un viaggio a ritroso nella storia che ha caratterizzato un periodo d’oro per la Sardegna.
Un periodo dove l’innovazione viaggiava al fianco della tradizione, senza volerla scavalcare, dove il cavallo iniziava a ricoprire un ruolo nuovo, sempre fido compagno ma in veste borghese.
Grazie all’amore, alla competenza, di Raffaele Cherchi, grazie alla sua attenta traduzione, possiamo godere di una pietra miliare della letteratura sarda, nella speranza che possa risvegliare negli animi l’orgoglio di riprendere in mano le redini di questa terra per troppo tempo vituperata, che tanto ha dato ai suoi figli, anche acquisiti, e che tanto ha ancora da donare.