Il Presidente del Senato in visita a San Patrignano
L'UFFICIO STAMPA di San Patrigano comunic: "«E’ una realtà che ci fa essere fieri e orgogliosi del nostro Paese». E’ con queste parole che il Presidente del Senato Renato Schifani ha descritto oggi San Patrignano in occasione della sua visita alla comunità. Arrivato verso mezzogiorno, la seconda carica dello Stato ha visitato assieme al responsabile di San Patrignano Andrea Muccioli i settori di formazione della struttura antidroga. In particolare si è soffermato nella scuderia, dove ha conosciuto lo stallone Nadir, sin qui cavallo di punta della comunità che ha regalato non poche gioie all’equitazione italiana.
"Una visita piuttosto informale, in cui il Presidente ha potuto conoscere per la prima volta di persona la realtà riminese: «Non immaginavo di scoprire una realtà come questa. A San Patrignano c’è tanto privato e poco pubblico e riesce comunque ad essere un centro di eccellenza di recupero per chi sta male e ha bisogno. Un recupero etico, morale e psicologico e non farmacologico, come fa questa comunità, è ciò che serve oggi. Importantissimo poi il fatto che San Patrignano, oltre a pensare al recupero, si prende cura del reinserimento dei suoi ospiti nella società».
"Tanti i giovani con cui Schifani si è fermato a chiacchierare durante la visita ed è a loro che ha rivolto un pensiero e un augurio: «Devono avere fiducia in San Patrignano, nel nostro Paese e in uomini come Andrea Muccioli che ha impiegato e continuerà a impiegare la propria vita per salvare questi ragazzi, cosa che fa con grande forza d’animo».
"Proprio Andrea Muccioli ha voluto sottolineare l’importanza della visita: «La profonda vicinanza e attenzione da parte delle alte cariche istituzionali dello Stato non può che dare ulteriore conforto, speranza e motivazione ai tanti ragazzi che sono qua. Un pensiero però deve andare a tutti quei giovani che non hanno ancora avuto il privilegio di poter venire in una struttura come questa che su basi educative sociali educative, senza usare farmaci come stampelle, riesce a dare speranza per il loro futuro e reinserirli nella società. Tutto questo perché credo che la tossicodipendenza riguardi l’uomo, la sua anima e la sua educazione. Non è una malattia incurabile come spesso viene considerata».