I cavalli di ghiaccio di Curzio Malaparte
KAPUTT di Curzio Malaparte
Vallecchi Editore, Firenze, 1960
“Fu l’anno scorso, in dicembre. Le avanguardie finlandesi, superata la selva di Vuoksi, si affacciarono alla soglia della selvaggia, sterminata foresta di Ràikkola. La foresta era piena di truppe russe. Quasi tutte le artiglierie sovietiche del settore settentrionale dell’istmo di Carelia, per sfuggire alla stretta dei soldati finnici, si erano buttate verso il Làdoga, nella speranza di poter imbarcare i pezzi e i cavalli e metterli in salvo attraverso il lago. Ma le chiatte e i rimorchiatori sovietici tardavano a giungere, ogni ora di ritardo poteva essere fatale, poiché il freddo era intenso, rabbioso, il lago poteva gelare da un momento all’altro, e già le truppe finlandesi, composte di reparti di “sissit” (gli esploratori finnici, i lupi della guerra nella foresta – ndr), s’insinuavano nei meandri della foresta, premevano i russi da ogni parte, li assalivano ai fianchi e alle spalle.
Il terzo giorno un immane incendio divampò nella foresta di Ràikkola. Gli uomini, i cavalli, gli alberi, chiusi nel cerchio di fuoco, mandavano voci terribili. I sissit assediavano l’incendio, sparavano contro il muro di fiamme e di fumo, chiudendo ogni via di scampo. Impazziti dal terrore, i cavalli dell’artiglieria sovietica, erano quasi un migliaio, si gettarono nella fornace, spezzando l’assedio del fuoco e delle mitragliatrici. Molti perirono tra le fiamme, una gran parte raggiunsero la riva del lago, si buttarono in acqua.
Il lago in quel punto è poco profondo, non più di due metri, ma a un centinaio di metri dalla riva il fondo precipita a picco. Stretti in quel breve spazio (la sponda in quel tratto del Làdoga s’incurva, forma un breve seno), tra l’acqua profonda e la muraglia di fuoco, i cavalli si intrupparono tremanti di freddo e di paura, con la testa protesa fuor dall’acqua. I più vicini alla riva, assaliti a tergo dalle fiamme, s’impennavano, si accavallavano sui compagni, tentando di farsi largo a morsi e calci. Nel furore della mischia furono sorpresi dal gelo.
Durante la notte scese il vento del Nord (il vento del Nord scende dal mare di Murmansk, come un angelo, gridando e la terra muore all’improvviso). Il freddo divenne terribile. A un tratto, col suo caratteristico suono vibrante di vetro percosso, l’acqua gelò. Il mare, i laghi, i fiumi gelano all’improvviso per la rottura, che avviene da un istante all’altro, dell’equilibrio terrmico. Perfino l’onda marina si ferma a mezz’aria, diventa una curva onda di ghiaccio, sospesa nel vuoto.
Il giorno dopo, quando le prime pattuglie di “sissit” dai capelli bruciacchiati, dal viso nero di fumo, camminando cauti sulla cenere ancora calda attraverso il bosco carbonizzato, giunsero sula riva del lago, un orrendo e meraviglioso spettacolo apparve ai loro occhi. Il lago era come un’immensa lastra di marmo bianco, sulla quale erano posate centinaia e centinaia di teste di cavallo..."