Equidi DPA - non DPA: novità circa la possibile reversibilità dello status
Il Parlamento europeo ha recentemente approvato (Strasburgo, 14 marzo 2017) una risoluzione non legislativa che, una volta applicata dagli stati membri, arriverà ad incidere significativamente su sette milioni di equini; essa verte soprattutto sulla reversibilità dello status di non macellabile (non D.P.A. = non destinato alla produzione di alimenti) al fine di "prevenire" esuberi e abbandoni cui gli stati membri non sanno come far fronte: "Il fenomeno dell'abbandono degli equidi - sottolineano gli eurodeputati - è aumentato dal 2008 negli Stati membri occidentali, in particolare dove i cavalli sono diventati lussi costosi, che costituiscono un importante onere finanziario piuttosto che una fonte di reddito" (fonte: ANSA). Detto altrimenti e senza giri di parole: per fronteggiare il fenomeno crescente dell'abbandono si è pensato anzitutto di rendere modificabile lo status non D.P.A. dei cavalli, fino ad oggi irreversibile. Chi arriverà a cedere/vendere il proprio cavallo dovrà dunque essere ben consapevole del fatto che il destino dell'animale sarà ancora più incerto: pur avendo registrato il cavallo come non destinato alla catena alimentare (non DPA), in seguito lo status del soggetto potrà cambiare.
Con la risoluzione di Strasburgo del 14 marzo 2017 (dichiarazione di intenti per ora non legislativa), qualora fosse effettivamente avviato il percorso legislativo negli stati membri, gli equini ora esclusi dalla catena alimentare potrebbero quindi essere macellati per il consumo umano, facilitando il percorso d'importazione di carne equina refrigerata da paesi extra europei, dove i cavalli non sono allevati come animali da macello e il registro dei farmaci non è richiesto (vedi USA). La delibera ha preso il via dal riconoscimento che l'Unione europea (UE) non ha permesso la reversibilità della registrazione anagrafica "non destinato alla produzione alimentare", ma consente una maggiore flessibilità per le carni importate da paesi terzi. Fa menzione a farmaci come il fenilbutazone, un anti-infiammatorio di uso comune nell'ippica e sport equestri, la cui somministrazione attualmente comporta l'esclusione dell'equino dalla catena alimentare umana in UE.
La risoluzione delega la Commissione europea di stabilire i livelli massimi di residui di medicinali veterinari di uso comune, come il fenilbutazone, "per garantire la sicurezza della catena alimentare". Invita gli stati membri europei a promuovere un periodo di sospensione sulla base della ricerca scientifica che consenta di portare l'equino indietro nella catena alimentare dopo che il farmaco "insalubre" gli è stato somministrato per l'ultima volta, mettendo in primo piano la tutela della salute dei consumatori di carni equine. La risoluzione ha rilevato le differenze nei requisiti sanitari applicabili alla carne di cavallo allevato in UE e di quello importato dai paesi terzi. Sostiene che va creato un sistema maggiormente conforme, anche a garanzia di maggior competitività economica della filiera. Ha inoltre invitato la Commissione a rendere obbligatoria l'etichettatura sul paese d'origine per i prodotti a base di carne equina, che darebbe maggiore credibilità alla filiera. La risoluzione, come contentino agli animalisti, ha in previsione maggiori controlli lungo tutto l'arco della vita degli equini, dalla nascita alla morte, atta a prevenire crudeltà inutili e abbandoni.
La risoluzione di Strasburgo passerà ora alla Commissione europea con una raccomandazione per l'azione. L'opinione di Roberta Ravello, Presidente Onlus Horse Angels: "Far passare questa risoluzione come amore per gli equini e loro tutela è quanto meno discutibile, considerato il numero elevato di persone, in Europa, per le quali gli equini sono moralmente animali d'affezione e in quanto tali non macellabili. La risoluzione mira chiaramente a trasformare gli equini in esubero in equini legalmente macellabili per dare sfogo alla filiera. Che fosse doveroso cambiare un sistema non funzionante, poco garantista, poco responsabilizzante, su questo dubbi non ce ne sono. Vogliamo però vedere le misure in concreto di maggiore tutela degli equini, durante tutto l'arco della vita degli stessi, e soprattutto come saranno applicati tutti i controlli previsti dalla risoluzione in Italia, perché le migliori tutele "tengano", prima di declassare completamente la risoluzione come "macellazione opportunistica di equini a fine carriera per riconvertirli in reddito".