Trotto amarcord: Crevalcore campione da urlo.
IL CONFRONTO TORNESE-CREVALCORE durò anni, seducente, sottile: e il risultato fu a favore di Tornese, il “sauro volante” che una meritata pubblicistica consacrerà come uno dei più grandi trottatori della storia. 441 milioni il suo complessivo bottino. A dir le sue virtù – duelli col famoso rivale a parte – basterebbe un dato, significativo e commovente insieme: l’ultima corsa di Tornese fu, nel pomeriggio di S. Stefano 1962, il Gran Premio Tor di Valle (nato 3 anni prima, inaugurazione del nuovo trotter romano), quando il cavallo, ancora buon terzo, aveva la bellezza di dieci anni! L’ultima vittoria, il mese precedente, nel Premio Golfo di Napoli. Crevalcore era andato in razza da più d’un anno.
Ricordando l’exploit del “Nazioni” ’57, la tifoseria propendeva all’inizio per Crevalcore, che oltretutto si presentò al nuovo duello, febbraio ’58 a Villa Glori, reduce da un clamoroso successo milanese sui 3mila metri, con rottura iniziale e resa agli avversari (capeggiati da Assisi) di circa 80 metri. Fu il secondo urlo di San Siro all’indirizzo del mangelliano. Ma quella giornata, e quella rottura, resteranno simboliche: nelle successive sfide con Tornese otto volte su dieci Crevalcore sbagliava, perdeva metri, e finiva secondo dietro l’intangibile rivale.
Ruppe anche nel “Duomo” di Firenze, quando Tornese volò al nuovo record indigeno di 15.7, in isolata corsa di testa. Anche quella volta, per fortuna, c’ero: e rammento che subito dopo l’arrivo, in tribuna, l’appiedato Vivaldo Baldi strepitava col cronometro in mano: “Mai visto nulla di simile. Ma ’gli è proprio così, guardate. Che fenomeno! E avete visto quello che ’gli ha fatto Crevalcore a inseguire?”
Destini. Perché proprio a Vivaldo verrà affidato, un anno dopo, il riottoso morello, venduto per disperazione dal conte Paolo Orsi Mangelli (all’insaputa dell’innamoratissimo Orsino) all’Allevamento Val Serchio di Licia Giusti. La nuova bandiera toscana riaccese il furore delle sfide, tanto più che con Vivaldo Crevalcore, fatto dimagrire di 70-80 chili, imparò a partire come una scheggia, e varie volte fu lui a vincere su Tornese, nel frattempo affidato a Cencio Ossani dal dispotico Sebastiano Manzoni.
Venne anche l’impresa incredibile, all’Europeo di Cesena: nella finale a due (in sulky l’anziano Marcello Baldi, Vivaldo in castigo come al solito), Crevalcore sbagliò, perse trenta metri, riagguantò dopo un giro Tornese impiegato da Cencio con troppa cautela, per attaccarlo e costringerlo all’errore in arrivo. Tornese fu riaffidato da Manzoni a Brighenti e tornò a vincere, Crevalcore tornò a rompere, per la rabbia impotente dei fans toscani, che la sera di Cesena, al giro d’onore e alludendo alla vendita del cavallo (30 milioni, si disse), urlavano scatenati e beffardi: “Adesso, al conte Mangelli, crepa ’l core!”.
Il seguito della lunga disfida fu quasi a senso unico. Prevalse senza equivoci Tornese, ma la rivalità era arrivata a tal punto che nel Nazioni ’60, pur di schiantare l’avversario, il sauro volante buttò via la corsa. Lo raccontava Brighenti, scuotendo la testa, anche anni dopo. Il proprietario gliel’aveva imposto: aggredire Crevalcore, attaccarlo alla morte, metterlo di passo. Il resto non contava. Rivalità romantiche e un po’ pazze. Succedeva mezzo secolo fa.