CULTURA, NOSTRA GUIDA E SALVEZZA
Per carità, non recidiamo mai il cordone ombelicale colto che ci tiene legati , meravigliosamente, al mondo internazionale del Turf. Alimentiamo al massimo il fuoco della nostra Cultura , soprattutto in un periodo come quello che stiamo attraversando, come Turf non certo come Trotto che è leader intellettuale dell’Europa. E’ l’unica via percorribile per alimentare questo fuoco che un domani anche prossimo, ne sono certo, sarà preziosissima guida per disegnare il rinascimento del nostro galoppo.
E’ questo l’insegnamento che ha cambiato il Galoppo italiano ad inizio 900 ma direi anche a fine 800 e, da allora , è stato faro intellettuale per tutti gli ippici che sono venuti in seguito. Pensare senza confini, vivere il Turf nella sua dimensione internazionale. Un precetto che dobbiamo , per primi, ai Maestri che sono venuti in Italia , già dopo il 1870, in massima parte dall’Inghilterra ma anche da Francia e qualcuno da Austria - Ungheria . Sono loro che hanno trasmesso ai nostri ippici i fondamentali del Turf , molti restando poi nel nostro paese e con successo.
Se andate a spulciare un albo d’oro, quello del derby, vi accorgerete che, circa le prime 30 edizioni, sono passate alla Storia con l’imprimatur, la griffe, il marchio della Cultura ippica internazionale, in gran parte anglosassone. Un testimone che è stato raccolto dai nostri primi giganti : Felice Scheibler, Federico Tesio, Giuseppe De Montel, i fratelli Crespi.
Loro lo hanno poi trasmesso , per fortuna, ai successori ( pensate a Carlo Vittadini e Carlo D’Alessio) e cosi è stato sempre. “ Vivere il Turf in una dimensione internazionale”. Il contrario significa ripiegarsi su se stessi, creare le premesse intellettuali di un potenziale medio evo ippico. Periodicamente dobbiamo ricordarcelo gli uni agli altri, a costo di passare per fastidiosi grilli parlanti e di rischiare la martellata collodiana.
Per questo la nostra guida intellettuale, ai nostri giorni, è rappresentata da coloro che si abnegano per tenere viva questa fiamma : su tutti gli allevatori che continuano a pensare in grande nonostante le difficoltà, i proprietari che acquistano pensando al confronto elitario e mercuriano, i professionisti e gli operatori di ogni genere che possiedono il meraviglioso retroterra per vivere la loro professione universalmente, fino a svolgerla in altri paesi o continenti.
Tutti loro sono la nostra preziosa linfa intellettuale, sono il baluardo della nostra Cultura che è la unica autentica base del nostro avvenire. E’ altrettanto fondamentale il compito dei divulgatori, dei narratori, di coloro che debbono annunciare la “buona novella”, come è stato fatto nel tempo da tanti meravigliosi Maestri.
Tantopiù ricco sarà il loro patrimonio di cultura e di conoscenza , tanto maggiore e penetrante sarà il loro messaggio. Tutto ci riconduce alla necessità di mantenere ed implementare al massimo il patrimonio di Cultura di ciascuno di noi. Menenio Agrippa ci ha insegnato che ognuno può avere un ruolo e che il lavoro di tutti è fondamentale per raggiungere un fine. Ho avuto la fortuna di vivere una delle tante splendide Golden Age , di nutrirmi del sapere prezioso di molti Maestri dei quali so di non essere stato degno. Di uno voglio ricordare il nome che , purtroppo, il volgere del tempo tende a far dimenticare : Enrico Arcari, straordinario mercuriano, genio dell’allevamento, uomo colto a tutto campo , signore di altri tempi, Maestro per sempre !























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