Il cavallo e il suo mondo pieno di odori
Introduzione.
Il naso del cavallo oltre a svolgere la funzione di annusare e sentire odori (e di respirare, naturalmente) riveste un ruolo fondamentale anche in molte dinamiche sociali e di comunicazione. Del resto, già a prima vista si può notare un organo ben strutturato e vasto, sempre in movimento (anche se in modo ovviamente meno evidente rispetto alle orecchie) che è sintomatico di quanto possa essere importante e performante. Nonostante ciò, gli studi sono pochi rispetto ad altri organi percettivi quali vista e udito, e ci sono ancora tanti aspetti e sfaccettature che ci sfuggono. Nel nostro piccolo, cerchiamo di rendere giustizia ad un apparato che coinvolge dinamiche davvero uniche!
Sinergia tra i sensi. Sebbene lo abbia già ricordato nei precedenti articoli, mi preme sottolineare ancora la connessione e la collaborazione tra le capacità sensoriali del cavallo nonostante sia più pratico suddividerle in parti separate per scopi divulgativi e di studio. La cosa è ancora più lampante quando si tratta di naso e olfatto. I cavalli usano l'olfatto per
conoscere l'ambiente circostante, andando a completare/ampliare l'azione di udito e vista: questi ultimi sono più adatti per una conoscenza dell'ambiente che si attua su distanze maggiori e su dinamiche di movimento; il naso invece tende ad esplorare e rendere sicuro il cavallo nello spazio più prossimo intorno a lui, sviluppando altresì la sua curiosità.
Inoltre, anche nella nostra pratica quotidiana, possiamo facilmente osservare come l'olfatto (e il naso più in generale) lavora in particolare sinergia con il gusto e il tatto e, in questo senso, un ruolo molto importante lo rivestono le vibrisse (che tratteremo specificatamente nel prossimo articolo su tatto e gusto).
Vediamo più nello specifico come si esplicano le modalità di utilizzo dell'olfatto; ecco alcuni esempi tipici che possiamo osservare di frequente nel nostro mondo iper-umanizzato: un cavallo (esperto e attento) si avvicina al recinto elettrico per capire se c'è corrente e, se non passa corrente, dopo un attento esame olfattivo (e non solo), sa che può toccare il filo; oppure esplora un oggetto nuovo e cerca di saperne di più annusandolo con cura; o, ancora, se chiediamo al cavallo un passaggio per lui un po' difficoltoso (magari sopra un telo o un piccolo ponte) comincia a predisporsi per affrontarlo cognitivamente quando lo annusa, e difficilmente le prime volte porterà a termine il compito senza prima averci messo il naso; gli esempi in cui il naso è, normalmente, il primo a “farsi avanti” e a codificare le prime informazioni cognitive sarebbero davvero tanti.
Questo succede nel mondo “umano” ma cosa accade in natura? L’olfatto in natura è utilizzato soprattutto per localizzare l’acqua, selezionare il cibo, per sentire odori ed evitare predatori… ma è anche continuamente attivo in diversi aspetti di comportamento sociale.
Vediamo altri esempi: attraverso l’olfatto i cavalli ricevono una serie di informazioni sessuali... gli stalloni capiscono se una femmina è in estro, se vi sono concorrenti in circolazione e così via; i cavalli s’incontrano e si salutano annusandosi e toccandosi i rispettivi nasi, a volte scambiandosi il fiato. È con l’odorarsi che comincia un approccio tra due cavalli, prima c'è l'azione dell'olfatto, con i due nasi a confronto, poi il tatto e poi l'incontro vero e proprio che può prendere diverse pieghe. Fin da subito fattrici e puledri si riconoscono facilmente dall’odore ancor prima che dalla vista, anche fra tanti cavalli: la fattrice passa molto tempo ad annusare il piccolo appena nato in modo poi da poterlo riconoscere, e anche il puledro impara presto a riconoscere la madre dall’olfatto; da qui l'usanza di strofinare i cavalli orfani con il sudore o il letame della nuova mamma per facilitarne l’accettazione.
E ancora, nelle situazioni di tensione o pericolo le narici sono sempre all’opera, le possiamo vedere espandersi e lavorare in modo più marcato e performante.
Del resto, anche noi spesso veniamo riconosciuti/esplorati dal cavallo con il naso, e si può intuire quanta attenzione ripongano nell’azione di inalare l’odore e scandagliarne le informazioni; il miglior modo per l’approccio con un equino sconosciuto spesso è di offrire il dorso della mano, lasciarsi annusare e non avere fretta… nelle nostre attività a volte ci spazientiamo per il desiderio del cavallo di fermarsi ad annusare, non lo fa per strategia ma piuttosto cerca informazioni che per lui sono molto importanti.
Un profilo olfattivo tutto suo. Negli ultimi tempi ci si sta accorgendo con più consapevolezza dell'importanza dell'olfatto equino e delle sue capacità, tant'è che si parla di “Profili olfattivi individuali”. Pare proprio che ogni cavallo abbia un profilo unico e irripetibile e che i 'profili' olfattivi abbiano una certa somiglianza tra loro quando gli individui sono imparentati. Sebbene gli studi non siano ancora sufficienti e talvolta contrastanti su particolari dinamiche più specifiche, è sicuramente molto forte la valenza dell'odore per il riconoscimento sociale di un individuo.
I “Profili Olfattivi” non sono limitati a conspecifici, comprendono anche noi umani; ma anche gli oggetti possono avere un profilo olfattivo che può influenzare favorevolmente o meno la risposta del cavallo. Alcuni ricercatori italiani* hanno confermato che i cavalli hanno delle risposte fisiologiche a odori specifici che si trovano nel sudore umano e che riflettono emozioni quali paura o felicità.
Capacità olfattiva, comparazione con l’uomo. Per avere un’idea della portata delle capacità olfattive rapportiamole alle nostre. La capacità olfattiva del cavallo, pur non così potente come quella del cane, è comunque molto più sviluppata della nostra, anzi, innumerevoli volte superiore a quella dell’uomo sia a livello “selettivo” che di capacità vera e propria: del resto lo possiamo intuire quando ci accorgiamo che possono facilmente scoprire una medicina nel mangime, spesso anche se coperta dalla melassa! Possono riconoscere persone familiari o i loro amici equini dall’odore anche da una distanza considerevole e perfino riconoscere dall'odore delle feci un cavallo che hanno conosciuto molto tempo prima, anche se si tratta di anni. Così come già una leggera brezza può portare con sé un odore che incute paura e indurlo subito alla fuga. Per non parlare della capacità di distinguere, anche in un prato polifita, le erbe velenose o tossiche; fattore molto importante per un animale che non può vomitare eventuali sostanze velenose ingerite.
A cosa è dovuta tale superiorità olfattiva. Ci sono diverse ragioni, la prima è probabilmente di natura culturale (noi abbiamo perso quel contatto con la natura che aiuta a sviluppare certe capacità); da un punto di vista prettamente fisico, secondo i dati a disposizione, la differenza è notevole: gli studi ci dicono che geneticamente noi abbiamo 350 geni recettori olfattivi, mentre nei cavalli sono stati calcolati in 1.066. All’interno del naso, nell’epitelio olfattivo, abbiamo circa 5-6 milioni di recettori olfattivi mentre per i cavalli si stimano intorno ai 300 milioni. Sintomatico anche che nell’uomo l’epitelio olfattivo ricopra un’area di circa 3-4 cm, mentre in un cavallo può essere fino a un centinaio di volte più vasto! Ma la capacità olfattiva non è solo legata ai recettori olfattivi, l’organo stesso è molto più performante: le narici sono così flessibili che possono aprirsi notevolmente in modo da incamerare quanta più aria possibile quando si trovano a far fronte a situazioni particolari... e poi c’è un vero e proprio secondo apparato olfattivo di cui parleremo a breve. In questa sede tralascio la (consueta) descrizione anatomica seppur succinta, in quanto un po' più complessa e articolata e che si presterebbe ad essere descritta con l'aiuto di immagini e slides che non possono essere allegate qui. Mi concentrerei piuttosto su alcuni processi che hanno caratteristiche davvero singolari e importanti anche da un punto di vista pratico.
Unicità del senso olfattivo. Il senso dell’olfatto è collegato direttamente al cervello. Semplificando il processo olfattivo in termini grossolani per non appesantire con troppi tecnicismi la trattazione potremmo riassumere dicendo che i bulbi olfattivi, aree del cervello che identificano gli odori, sono posizionati in posizione frontale sul cervello, e a loro volta collegati con dei nervi olfattivi ai recettori dei canali nasali; i bulbi olfattivi dx e sx sono collegati direttamente con i recettori corrispondenti sulla stessa narice, così da poter velocemente localizzare la direzione verso la quale l’odore è prodotto. Lo stimolo olfattivo è quindi molto rapido e molto reattivo, cosa molto utile nel caso di una preda.
L'olfatto è l'unico senso che NON viene mediato nella struttura cerebrale chiamata Talamo prima di raggiungere la Corteccia cerebrale: l'odore giunge direttamente in una piccola area del cervello detta amigdala, in cui vengono processate le emozioni e alla vicina parte detta Ippocampo dove avviene il processo di apprendimento e memoria. Per questo il senso dell'olfatto può più rapidamente evocare emozioni, ricordi, particolari esperienze, fattore molto importante da tener presente anche nella nostra pratica quotidiana.
Vista l'influenza emotiva di un particolare odore si sono anche studiati prodotti a base di erbe, miscele di erbe aromatiche per migliorare il benessere del cavallo e anche per calmare l'ansia e lo stress; così come prodotti a base di feromoni per tranquillizzare i cavalli in stato di tensione.
Flehemen. Vale senz'altro la pena soffermarsi (seppure in modo non approfondito vista la complessità dell'argomento) su questo caratteristico gesto: il cavallo estende testa e collo, alza il naso, arriccia il labbro superiore mostrando gli incisivi in quel modo caratteristico che tutti conosciamo. Lo fanno soprattutto puledri, stalloni ma anche femmine e castroni, anche se più raramente. Il flehemen può apparire addirittura fin dal primo giorno di vita di un puledro!
A renderlo possibile è un vero e proprio sistema olfattivo accessorio, l’organo Vomeronasale o di Jacobson che si trova tra palato e cavità nasali, e comunicante con l’esterno attraverso di esse; grazie al funzionamento di questo organo il cavallo può aumentare notevolmente la capacità olfattiva (a livello di capacità ma anche di qualità e selezione). Può percepire meglio per esempio i feromoni (una sorta di ormoni sessuali) che fanno capire allo stallone se la femmina è in estro o se c’è un potenziale rivale nelle vicinanze ma anche tante altre cose; può processare informazioni presenti nell’aria derivanti da urina e feci anche ad una certa distanza, così come altre sostanze volatili non conosciute o comunque “interessanti”. Quest’organo (anch'esso arriva al cervello direttamente senza filtri) sembra funzionare un po’ come una pompa che viene appunto stimolata da odori forti o particolari.
Una nuova attenzione per l'olfatto del cavallo. Le capacità olfattive del cavallo e la sua naturale abilità a seguire una pista olfattiva (ricordiamo anche che i cavalli si spostano seguendo delle piste) hanno fatto sì che si sviluppassero nuovi rami di interesse per gli appassionati. Fatto sta che stanno nascendo attività simili a quanto avviene per i cani (scent-work etc.) per le quali si approntano delle vere e proprie piste olfattive di addestramento, e si pensa di poter sviluppare vere e proprie discipline settoriali di interesse, sia ludici sia di aiuto come per la ricerca di oggetti o il ritrovamento di persone.
Respirazione. Su questo argomento ci limitiamo ad un cenno rapido in quanto sarebbe davvero difficile una descrizione un minimo articolata su un processo tanto importante e complesso. Come da descrizione “canonica” diciamo che l'aria passa attraverso il sistema respiratorio superiore del cavallo (narici, condotti nasali, laringe e poi attraverso la trachea) per poi arrivare al sistema respiratorio inferiore (vie respiratorie e alveoli) fin nei polmoni.
Apparato respiratorio. I cavalli possono respirare solo dal naso! Non possono respirare anche dalla bocca come noi, neanche se le cavità nasali fossero ostruite. La cavità nasale rimane aperta per la respirazione e si chiude quando il cavallo inghiotte; durante la respirazione la cavità è infatti “sigillata” dall'esofago anche perché la lingua occupa la maggior parte dello spazio nella bocca... consiglierei la visione di questo video https://www.youtube.com/watch?v=K8tEXZH6AhU preso da internet che è particolarmente chiaro.
Miti (da sfatare?) Avrete probabilmente sentito dire che il cavallo può sentire la tua paura. L’hanno confermato alcuni studi come si accennava sopra. Ma come la può “sentire”? Probabilmente ne è davvero capace, anche in senso letterale, solo dall’olfatto. Per esempio si è dimostrato che possono sentire specifici odori nel sudore che danno indicazioni su stati d’animo di paura felicità etc e i cavalli possono rispondere fisiologicamente a queste informazioni. Pur esistendo parecchie implicazioni e sfaccettature al riguardo e non vi sia unità nelle conclusioni, quello che si può certamente affermare è che l’attività del sistema nervoso del cavallo cambia chiaramente a seconda degli stati d’animo di chi gli sta di fronte, come succede anche per i cani.
Si capisce bene però che non è facile capire se riescano a percepire cambiamenti in noi per via di un malcelato nervosismo, una gestualità differente anche minima e altro ancora, oppure proprio dall'odore... probabilmente da entrambi.
Molti avranno sentito parlare di cavalli che magari persi con i loro cavalieri, hanno saputo trovare l’acqua anche in luoghi sconosciuti, addirittura nel deserto. Sono stati riportati diversi casi. Ora, se è vero che l’acqua pulita non ha odore come fanno? Il fatto è che probabilmente più che l’odore dell’acqua possono captare l’odore di determinate piante, batteri, minerali ed altri elementi che sono collocati vicino all’acqua. Oppure sanno distinguere alcuni cambiamenti anche paesaggistici per noi impercettibili. Un po’ come noi, con il nostro olfatto ben più grossolano, possiamo sentire nella brezza del mare un certo odore, un lieve sentore, man mano ci si avvicina la mare. Le testimonianze più o meno attendibili si sprecano, secondo una di queste gli Ottomani utilizzavano i cavalli per localizzare i condotti dell'acqua di una roccaforte e tagliare così la fornitura d'acqua per poterla assediare con più probabilità di successo. Un cavallo lasciato (ahimé) senz'acqua si dirigeva nel punto in cui, scavando, si sarebbe trovata l'acqua dei condotti e colpiva il terreno con gli zoccoli per scavare.