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Quando un anno fa ho deciso di rimettere la mia cavalla in bitless non ho pensato che sarei arrivata ad un punto così lontano dal percorso intrapreso, la mia è stata solo una prova perché a me piace sperimentare e mettere in atto, non sono una persona che dà per scontato tutto ciò che la circonda o i luoghi comuni, io ho la necessità di valutare e provare con mano tutto ciò che mi interessa imparare.
Oggi vorrei spendere due parole in favore del lavoro da terra con il cavallo, spesso sottovalutato e svolto male. Il cavallo è una preda e, come tale, tende a scappare per mettersi in salvo o evitare dei pericoli (chiaramente da lui percepiti come tali).
Sono stata invitata alla presentazione del libro scritto dal Col. Giuliano Bacco non sapendo di cosa si trattasse, in effetti, mi avevano solamente detto che il manoscritto riguardava la formazione del puledro, dalla nascita fino al suo primo addestramento a sella.
Tutti sanno cosa è un assetto o, meglio, dovrebbero esserne a conoscenza per lo meno i cavalieri che montano cavalli a livello professionale ma non è scontato.
L’assetto è fondamentale perché permette di far coincidere il baricentro del cavallo con quello del cavaliere, ciò in quanto si rende necessario il raggiungimento dell’equilibrio del cavallo che, ovviamente, è diretta conseguenza di quello del cavaliere.
Più volte mi sono chiesta se fosse meglio montare con o senza imboccatura e la risposta è sempre stata la medesima. Cosa stiamo montando? Un essere vivente o un oggetto? Il cavallo è un essere senziente che ha una propria intelligenza, un cuore, il proprio modo di comunicare con il corpo.
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