CavalcArte
“Napoli si annuncia libera, allegra e vivace: una folla immensa di gente corre alla rinfusa. Il re è a caccia, la regina attende il lieto evento. Tutto va per il meglio.”
Vorrei essere lì domenica; mi piacerebbe partire come fece Goethe che in una notte del 1786 improvvisò una fuga, presentò un passaporto con un nome che non era il suo, ma di un certo Philipp Möller, e se ne andò con una carrozza di posta. Voleva essere libero, cambiare identità per ritrovare paradossalmente se stesso e la sua creatività e solo quando fu arrivato a Napoli si sentì a casa.
Se, come dice un vecchio adagio cinese, le donne sostengono una metà del cielo, in un ippodromo sono l’altra parte del turf. Di questo se ne accorse ben più di cento anni fa, Giuseppe De Nittis che alla fine del 1800 si fece interprete della vita mondana. Impressionista, italiano che trovò a Parigi la sua fortuna, levò il suo sguardo dalla pista e in “Alle corse di Auteuil” lo posò su una elegante signora, in piedi sulla seggiola, come usava ai tempi negli ippodromi e la raffigurò così, bellissima e charmant, alle spalle di un uomo, intenti entrambi a guardare una corsa.
Sono sicura che l’opera di cui vi parlerò non vi piacerà e anche se nella produzione artistica di Maurizio Cattelan il cavallo è spesso presente, intuisco che chi appartiene al mondo equestre non possa amare l’utilizzo che fa di questo animale (perché del corpo l’artista ne fa un vero e proprio uso) e la sua rappresentazione.
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