Tarnawa e Adayar i più attesi nel Prix de l'Arc de Triomphe
E' la domenica dell'Arc a Parigi, una edizione di prestigio, la centesima della storica classica tra le quinte rosseggianti del Bois. Sul prato di Longcham scenderanno in pista, sui 2400 metri della pista grande, quindici purosangue.
I favori del betting si indirizzano su due concorrenti, Tarnawa e Adayar. La prima è una femmina di cinque anni allenata in Irlanda da Dermot Weld già in evidenza nella stagione 2020 con una suite di successi composta da Prix Vermeille, Prix de l'Opera e Breeders' Cup Turf sulla pista americana di Keeneland. La figlia di Shamardal, con in sella Christophe Soumillon, si avvierà dalla gabbia 3 e cercherà di assicurare alla casacca verde e rossa dell'Aga Khan l'ottavo trionfo nel Prix de l'Arc De Triomphe. Il sorteggio degli steccati di giovedì mattina ha spostato su Tarnawa il ruolo di favorita della corsa, rimasto in bilico per tutto l'ante-post.
Infatti, l'altro probabile vincitore della prova, Adayar, che con 127 di rating è il valore più alto della corsa, ha pescato un ostico numero 11. Il tre anni da Frankel, che veste il blu Godolphin, resta un potenziale laureato della grande corsa parigina dall'alto del suo titolato biglietto da visita: il successo nel Derby di Epsom confermato poi dall'impresa di Ascot in una qualificante edizione delle King George. Il fatto che un top jockey del calibro di William Buick l'abbia considerato come la sua prima scelta ne rafforza la candidatura. Hurricane Lane, altro solido rappresentante di Godolphin, è un tre anni che è stato terzo ad Epsom con l'attenuante di aver perso i ferri anteriori sul percorso. Le successive uscite, nel Paris e nel St.Leger, ne hanno rivelato il potenziale tecnico e doti da fondista.
Hurricane Lane domenica punta ad essere il primo cavallo a realizzare il doppio St.Leger-Arc. Anche se il titolo della classica di Doncaster non è il massimo per puntare a vincere a Parigi in autunno. A proposito di quote e di betting, fino a qualche mese fa i bookmakers britannici esponevano in Snowfall la favorita dell'Arc. L'allieva di Aidan O'Brien, figlia del laureato della Japan Cup Deep Impact, era passata di vittoria in vittoria, aggiungendo alle affermazioni nelle Oaks inglesi quella della corsa rosa del Curragh e confermando classe e forma nelle Yorkshire Oaks.
La sconfitta settembrina nel Vermeille ne ha ridimensionato le ambizioni così che Snowfall, nell'immediata vigilia della prova, ha un ruolo più defilato nella prima linea dei pretendenti al titolo di Longchamp. Tuttavia, anche la monta di Ryan Moore consiglia di non trascurarla. Nel quadro delle candidature più autorevoli per un ruolo di primo piano in questa edizione numero 100, va detto della giapponese Chrono Genesis. La cinque anni, seconda a Dubai nello Sheema Classic, avrà in sella il champion-jockey inglese Oisin Murphy e cercherà di regalare al Giappone il primo trionfo nella 'classica che fa la storia'. Di colori nipponici è anche Deep Bond, quattro anni che conosce bene la pista avendovi vinto in preparazione il Prix Foy. Per la Germania è in campo il laureato del Grosser Preis Von Baden, quel Torquator Tasso che, contrariamente alla tradizione dei cavalli tedeschi - notoriamente a suo agio sui terreni faticosi - è un soggetto da terreno buono.
L'Italia è rappresentata da due fantini, Cristian Demuro che monterà Raabihah, la figlia di Sea The Stars quinta lo scorso anno, mentre Lanfranco Dettori è stato ingaggiato per Love, la oaks-winnner di Epsom che dodici mesi fa rinunciò all'Arc per il terreno troppo pesante contrario alle sue attitudini.
Tra le curiosità della corsa la presenza di Sealiway, il secondo del Prix du Jockey Club sui 2100 metri. Si tratta di un puledro precoce, in evidenza nella stagione dei due anni fino ai 1400 metri, che ha allungato la distanza nella prova clou della primavera dei tre anni mettendosi in bella evidenza. Adesso Sealiway, forse non solo un profilo da cavallo veloce, fa la ricomparsa direttamente in un contesto di altissimo livello internazionale allungando ancora il metraggio. Una delle tante storie che una corsa di grande fascino come l'Arc racconta e lo fa da 100 edizioni.