La rabbia dell'ippica: chiudiamo gli ippodromi. Ma da quando?
“Campa cavallo che l’erba cresce”. E nell’attesa l’ippica italiana si ferma…forse.
“Alle spettabili Associazioni di categoria, le categorie professionali, ippodromi e OO.SS del settore ippico […] si comunica che a seguito dell’incontro odierno verrà convocato un incontro per il prossimo primo luglio.”
Sono andati via con questa promessa, ancora ufficiosa fino al termine dell’audizione parlamentare dell’On. Castiglione del prossimo 25 giugno, i circa quattrocento manifestanti che hanno riempito oggi via XX settembre. Una flebile speranza in confronto a quelle che erano in partenza le richieste mosse dal mondo dell’ippica al Ministero delle Politiche Agricole e Forestali.
Sei ore di manifestazione, quasi cinque di colloquio tra la delegazione degli ippici e il Direttore Generale Emilio Gatto, non hanno portato, per il momento, a nessun traguardo concreto, anzi. In risposta alle diverse soluzioni proposte dal Mipaaf, ritenute assolutamente inaccettabili dagli appartenenti al settore, la delegazione ha diffuso un comunicato che prevede, qualora non avvenga una convocazione ufficiale entro il 30 giugno, la facoltà di valutare la non sostenibilità della prosecuzione dell’attività ippica in Italiana per mancanza di fondi.
Una scelta strategica per nulla apprezzata dalla maggior parte dei guidatori, allenatori, allevatori e proprietari, non intenzionati a rimandare oltre una situazione di stallo che li soffoca ormai dal 2012. Per i manifestanti rimasti in piazza il piano d’azione, sostenuto quasi all’unanimità, è molto diverso da quello proposto nel comunicato: basta aspettare, stop immediato, nessuna lista dei partenti fin quando il governo non avrà messo nero su bianco un piano, non solo per liquidare i diciassette milioni di euro del 2012 ma anche, per garantire i fondi stanziati per il 2015.
Una divergenza che non si è riuscita a sanare prima dell’arrivo dei pullman che hanno riportato nelle proprie città gli ippici presenti per far valere i propri diritti. Divergenza che rende difficile la previsione del futuro immediato dell’ippica italiana. Addirittura, secondo le ultime voci, sarebbe quasi certo lo stop dell’intera attività già da domani (mercoledì).
Finora quel che è indubbiamente certo è la delusione, la rabbia e la frustrazione di chi oggi è sceso in strada per rivendicare, non una concessione straordinaria o un finanziamento, ma semplicemente dei soldi che gli appartengono e senza i quali non possono andare avanti.
Non è più possibile attendere oltre, perdere altro tempo e denaro per quelli che… “L’ippica non è un gioco, per noi è lavoro”.