A cavallo della storia: i capricci di Bucefalo
IN UNO SPLENDIDO dettaglio di un sarcofago marmoreo conservato nel Museo Archeologico di Istanbul è raffigurato, con potente plasticità, Alessandro Magno a cavallo nel corso di una battaglia combattuta contro i Persiani. Mi sembra l’ideale punto di partenza da cui prendere le mosse per ricordare il fortissimo legame che univa l’insuperato re macedone e il suo cavallo preferito Bucefalo (oggi potrebbe definirsi il “numero uno” della scuderia).
Fin dall’inizio Alessandro rivelò il suo enorme talento di cavaliere,riuscendo ad aver ragione delle bizze di Bucefalo, così come risulta dall’appassionante racconto del biografo greco Plutarco nell’ambito delle “Vite parallele”. Narra, appunto, Plutarco che Bucefalo, proposto per l’acquisto al re macedone Filippo, padre di Alessandro, non ne voleva proprio sapere di essere montato, scalciando davanti a tutti e non sopportando nemmeno la voce degli scudieri di Filippo. Lo spazientito re perse le staffe - è il caso di dirlo - e ordinò di portare via il cavallo, giudicandolo del tutto selvaggio e indomabile. Alessandro, convinto dei mezzi del cavallo, manifestò apertamente il suo dissenso sulla decisione del padre, ritenendo che gli uomini di Filippo non avessero saputo “trattare” Bucefalo sia per incapacità che per mancanza di coraggio. Filippo, di fronte all’insistenza di Alessandro, finì per accettare la scommessa proposta dal figlio che si impegnò a pagare una certa somma di denaro, in caso di mancata riuscita del suo tentativo di domare Bucefalo.
ALESSANDRO, accortosi che il cavallo si agitava per la sua stessa ombra proiettata sul terreno, corse verso l’animale e, prendendolo per la briglia, lo girò contro sole. Mentre Bucefalo trottava, Alessandro al suo fianco lo accarezzava amorevolmente e, una volta vistolo eccitato e sbuffante, si tolse il mantello e gli saltò in sella. Con mano ferma, senza strattoni (insomma, un Piero D’Inzeo “ante litteram”) Alessandro, tenendo saldo il morso con le redini, frenò gli ardori di Bucefalo, lo tranquillizzò per lanciarlo poi al galoppo, rilasciando le briglie e incitandolo sia a voce che con le gambe. Seguirono attimi di preoccupato silenzio, fino alla strameritata ovazione finale di Filippo e dei suoi cortigiani, quando videro Alessandro tornare fiero e trionfante, dopo aver fatto “dietrofront”col suo Bucefalo. Fu talmente forte l’emozione che Filippo pianse di gioia, dicendo al figlio di cercarsi un regno più adatto alla sua grandezza, essendo troppo piccola per lui la Macedonia!
Del resto, non può meravigliare la provetta abilità di Alessandro che, come precisa Plutarco, durante le marce più tranquille era solito “allenarsi”salendo e scendendo dal carro in movimento! Proprio come i più celebrati campioni della moderna equitazione, Alessandro evitava di affaticare Bucefalo, soprattutto in età avanzata, risparmiandogli sforzi inutili per conservarlo forte e integro al momento degli attacchi all’esercito nemico. Per sottolineare l’affetto di Alessandro per Bucefalo, valgano ,per tutti, due episodi. Una volta, alcuni barbari rapirono Bucefalo (si pensi alle cronache di tempi recenti,a dimostrazione che non è cambiato niente!). La reazione di Alessandro fu così veemente (con tanto di preannunciata minaccia di strage dei barbari e delle relative famiglie) che i rapitori riportarono il cavallo all’imperatore il quale, riconoscente, finì addirittura per pagare loro un riscatto! Quando, dopo la vittoriosa battaglia presso il fiume Idaspe in India contro il re Poro, Bucefalo morì alla veneranda età di trent’anni(!), Alessandro, convinto di aver perso non soltanto un “supercavallo”, ma soprattutto un vero amico, ordinò di costruire nelle vicinanze,in suo ricordo, la città di Alessandria Bucefalia. Un nome, questo, che dice tutto sulla perfetta simbiosi tra cavallo e cavaliere!