Le orecchie del cavallo, un sistema sofisticato di comunicare
Introduzione. Nei precedenti articoli ho menzionato alcuni punti cardine che vale la pena riprendere adesso perché sono, a mio avviso, più importanti delle informazioni specifiche che si danno. Infatti, in questo lavoro, più che informazioni aggiornate mi preme cercare di dare qualche strumento in più per cambiare le nostre prospettive e vedere le cose da altri punti di osservazione allo scopo di sviluppare un atteggiamento più empatico e più vicino ai nostri compagni equini. Un atteggiamento che cerca di mediare tra teoria e pratica, che pensa con spirito costruttivamente critico, e che (questo vale soprattutto per gli istruttori) verifica e sperimenta prima di insegnare “cose”, anche se apprese da fonte autorevole o famosa. Un atteggiamento che tiene sempre in mente la visione d'insieme di un sistema organico, perché tutte le parti interagiscono... (va tanto di moda l'aggettivo “olistico”, vediamo di dargli un senso).
Quello che abbiamo detto sulla vista nei precedenti articoli è perfettamente coerente, almeno nei suoi principi, con la descrizione del sistema auditivo e delle orecchie. I suoni vengono recepiti in modo diverso rispetto alla luce, infatti sono delle vibrazioni nell’aria che vengono catturate, e la stessa forma “a imbuto” delle orecchie dei cavalli sembra fatta apposta per attirare i suoni. Fra i due sistemi (uditivo e visivo) vi sono somiglianze sorprendenti, proprio a sottolineare un sistema di fondo coerente e coeso. Nella descrizione della vista avevamo sottolineato come essa sia perfettamente funzionale al ruolo di preda del cavallo: una vista imbattibile nel cogliere il movimento a 360° intorno a sé ma non a distinguere, mettere a fuoco... Del resto è più funzionale fuggire immediatamente da un potenziale pericolo che non indugiare cercando di capirne le cause (potrebbe già essere troppo tardi); avevamo sottolineato la capacità di poter muovere indipendentemente gli occhi e vedere lateralmente due immagini diverse allo stesso tempo... Bene, allo stesso modo anche le orecchie possono muoversi indipendentemente l'una dall'altra e possono focalizzarsi su fonti di rumore diverse allo stesso tempo; anch'esse sono estremamente sensibili e si muovono tutt'intorno al cavallo con grande facilità, ma non riescono a focalizzare o a indicare con precisione la causa del rumore. È facile osservare il cavallo mentre adopera i due sensi in perfetta sinergia: l'azione delle orecchie e degli occhi (tenendo in osservazione gli spostamenti della testa) collaborano vicendevolmente ad una stessa dinamica; naturalmente anche l'olfatto (e altre sensibilità più sottili) lavorano allo stesso scopo quasi all'unisono, ma i primi due organi (occhi e orecchie) sono per noi più facili da osservare nella loro azione reciproca.
Le orecchie quale veicolo di comunicazione.
Le orecchie dei cavalli servono a ben altro che al mero fatto uditivo. La prima cosa che salta all’occhio è la loro mobilità e versatilità: sono probabilmente le orecchie più mobili di tutto il regno animale! Si potrebbe stare ore a guardarle e queste avranno sempre qualcosa da dirci: costituiscono una forma di comunicazione eccezionale. Noi umani possiamo fare una conversazione avendo come interlocutore solo le orecchie del cavallo… cosa particolarmente importante da sella, quando la nostra visuale coglie difficilmente altri segnali, molto più facile e comodo tenere sott’occhio le orecchie!
Attraverso l’osservazione delle orecchie si possono capire molte cose nelle nostre attività quotidiane; per esempio se il cavallo ti fa attenzione, se c’è qualcosa di nuovo che percepisce (e in che direzione) e via dicendo. Non starei ad analizzare tutte le varie posture delle orecchie e il loro significato a mo' di vocabolario equino (si possono trovare facilmente sul web) perché può essere fonte di fraintendimenti; esorterei piuttosto a non stigmatizzarle troppo e non isolare il gesto delle orecchie da tutto il resto.
Prendiamo per esempio la postura più conosciuta, quella delle orecchie schiacciate indietro; questo gesto di tirare indietro le orecchie (che ha probabilmente la motivazione originaria di preservarle dagli attacchi dei predatori) è un segnale ben chiaro e noto; nei cavalli domestici bisogna però puntualizzare che spesso alcuni “rituali”, (in primis appunto lo schiacciare indietro delle orecchie), possono aver risentito delle esperienze con gli umani. Un esempio mi può aiutare nella spiegazione: avrete senz'altro notato spesso questa tendenza di molti cavalli a schiacciare le orecchie in questo modo nelle attività con l’umano (fatto di per sé già indicativo) ma nonostante ciò, per alcuni soggetti, l’atteggiamento generale rimane abbastanza tollerante nei confronti dell'umano e non sfocia in comportamenti aggressivi; per altri cavalli, invece, lo stesso segnale vuol effettivamente dire “meglio spostarsi! o “smettila subito!” e, talvolta, è un segnale talmente rapido che lo cogliamo, ahimé, troppo tardi!
Se è vero che bisogna tenere in considerazione diversi fattori, mi pare però che si possa affermare che la componente umana agisce e modifica (snaturandola) la modalità del segnale. La continua sollecitazione a fare e ripetere all'infinito alcuni esercizi, i contesti innaturali e quant'altro possono modificare il linguaggio del cavallo. Ovviamente, anche l' Individualità gioca un ruolo importante, vi sono cavalli più emotivi di altri e via dicendo, come per noi d'altronde. Ed anche il “ruolo” sociale potrebbe influire, si nota per esempio che in molte situazioni i maschi sono più allarmati da rumori “strani” in quanto normalmente svolgono più spesso il ruolo di sentinella nel branco; non è che ci sentano meglio ma sentono il bisogno di allertare i compagni.
Caratteristiche principali delle orecchie. Per riuscire a fare tutti i movimenti sopra descritti l’orecchio deve essere anatomicamente adatto, infatti, consta di ben 16 muscoli (tanto per fare un raffronto, noi ne abbiamo solo tre). Come dicevamo, ciascun orecchio può muoversi indipendentemente, coprendo un arco di 180°; tipica l’azione del cavallo di puntare direzionalmente l’orecchio verso la fonte del rumore, modalità chiamata anche Riflesso Pryer e che aumenta la potenza della capacità uditiva ma, nonostante questo aiuto, l’udito equino non è 'preciso': un cavallo può sentire un suono ma non localizzarlo con esattezza, e questa poca precisione talvolta fa sì che, nel dubbio, si spaventi e fugga subito. Il fatto che le orecchie siano quasi sempre in movimento non vuol dire che tutti i rumori lo mettano in apprensione, anzi, vi sono tanti suoni famigliari o conosciuti a cui non reagiscono; ovviamente si focalizzano su quelli, anche non naturali, che gli interessano di più: per esempio, imparano benissimo a distinguere suoni per loro non naturali ma importanti, quali l'arrivo della macchina del proprietario, distinguendola dal rumore di altre macchine… e si potrebbero fare molti altri esempi.
Anatomia spiccia. Seppur piuttosto robusto, l’orecchio è ricco anche di nervature spesso delicate… la prassi di torcere l’orecchio per immobilizzare il cavallo è altamente sconsigliabile: può ferire permanentemente l’animale e può benissimo non essere efficace come si pensava, quindi pericolosa.
Normalmente l’orecchio equino viene suddiviso anatomicamente in tre sezioni:
1) Una parte esterna, detta Pinna, che è quella visibile; perlopiù costituita da cartilagine ricoperta da pelle e pelo, ha la forma di un imbuto (o un piccolo disco satellitare) che aiuta con la sua forma a catturare le onde sonore provenienti dall’esterno. Questa parte esterna si collega grazie ad un lungo canale auricolare con il timpano, una spessa membrana attraverso la quale comincia il processo uditivo vero e proprio. Per praticità va detto che il canale auricolare è così lungo che non è facile da esaminare con un otoscopio da parte del vet; per fortuna i problemi alle orecchie nei cavalli non sono così frequenti come nei gatti e nei cani.
2) La parte mediana comincia con l’interno del timpano che, in pratica, è come una camera d’aria contenente tre minuscole ossicine attraverso le quali viene incanalato il suono fino ad una specie di finestrella ovale che porta le vibrazioni alla terza parte; in questa parte mediana si trova anche il tubo di Eustachio che è un piccolo tubicino che si collega alla cavità nasale e fa sì che l’aria possa entrare in questa parte dell’orecchio.
3) La parte finale è poi un labirinto di canali pieni di fluidi (endolinfa), che sono a loro volta collegati a migliaia di cellule ricettori che influenzano il buon udito ma anche l’equilibrio. All’interno di questa parte vi è la coclea, il principale organo dell’udito ma anche l'apparato vestibolare.
Quindi, ricapitolando: le pinne convogliano dentro il suono come un imbuto veicolando le onde sonore alla membrana timpanica che le fa vibrare e le vibrazioni sono trasmesse ancora più in profondità fino ad arrivare alla coclea. Tale processo nei particolari è piuttosto complesso, qui l'abbiamo un po' semplificato.
L'apparato vestibolare invece aiuta il cavallo nell'equilibrio e nella coordinazione dei movimenti. In questa specie di labirinto ricco di fluidi ci sono tre canali semi-circolari e due 'sacche' che inviano al cervello informazioni che agiscono sull'equilibrio e i movimenti (anche qui il processo è molto semplificato)
Da un punto di vista morfologico le orecchie dei cavalli possono variare per lunghezza e aspetto a seconda della razza. Per esempio le razze che provengono dai climi più freddi hanno orecchie più piccole delle altre per proteggersi dai morsi del gelo.
Capacità uditiva. I cavalli possono sentire sonorità su di una più vasta scala di frequenze rispetto agli umani, anche se, tutto sommato, i due sistemi sono abbastanza simili; possono udire tonalità con frequenze da 55 a 33.500Hz (più alta della nostra che si situa all'incirca tra i 20 e i 20.000 Hz ) anche se la loro sensibilità è ottima, così come la nostra, alle basse frequenze, in particolare tra i 1.000 e 16.000 Hz e in questo range possono distinguere anche minimi cambiamenti di tono e volume. Un udito meno potente rispetto però al cane che arriva a 45.000 e più Hz.Anche se in misura minore rispetto all’uomo, la capacità uditiva tende a peggiorare con l’età.
Non dimentichiamo che nella percezione dei suoni del cavallo c’è, spesso, una componente emotiva forte; un rumore può suscitare una particolare reazione emotiva e, anche un fruscio potrebbe suscitare reazioni ai nostri occhi spropositate.
A tal proposito viene da chiedersi, come percepiscono la voce umana? Come sappiamo i cavalli possono riconoscere una serie di segnali vocali dettati dalla voce umana con una certa facilità; così come riconoscono e preferiscono suoni e voci calme e tranquille, musica classica e rilassante etc etc. Inoltre, diversi studi* confermano che la capacità del cavallo di comprendere e memorizzare i segnali vocali umani è molto più sviluppata di quanto si credesse: riescono a memorizzare un grande numero di parole abbinate ad un preciso significato; forse dovremmo usare la voce di più e meglio per comunicare con lui, anche nella fase educativa. Inoltre sanno essere anche coerenti, in questo senso: avrete senz’altro sentito parlare di studi in cui il cavallo riconosce alla vista volti noti ed espressioni facciali, distinguendo tra espressioni di gioia, dolore etc. ma non solo, sanno anche associare, per esempio, un volto sorridente a un suono dolce, e quando vi sono segnali incongruenti (es. suono dolce e volto arrabbiato) il cavallo pare, coerentemente, disorientato. A questo punto, a proposito di studi e ricerche, devo riportare però una curiosa contraddizione; infatti, uno studio molto citato e importante* arriva ad una conclusione inaspettata: partendo dall'assunto che molto spesso si conviene che nel lavoro coi cavalli sia preferibile utilizzare un tono dolce che funga da rinforzo positivo o calmante rispetto ad un tono di voce severo che possa essere inteso come rimprovero. Beh, i risultati finali hanno sentenziato che in un tentativo di far superare al cavallo un ostacolo potenzialmente pericoloso un tono dolce dei segnali vocali non migliora per nulla la situazione!
Mi viene istintivamente da pensare che intenzioni, sensibilità, motivazioni eccetera difficilmente possono essere tenuti in considerazione nei test e negli studi pur ben organizzati, ma è solo una mia considerazione.
Miti, da sfatare? 1.
I cavalli possono anticipare la percezione di una scossa di terremoto? Sono stati condotti studi sull’agitazione mostrata dai cavalli prima dei terremoti, ed effettivamente pare che mostrino una certa inquietudine con un certo anticipo*, tuttavia non è ancora chiaro se riescono a sentirlo a livello di udito vero e proprio o si tratta di una sensazione più complessa. In effetti, i cavalli possono sentire anche in altri modi; per esempio, se si tratta di vibrazioni a bassa frequenza, sembra ormai assodato possano sentirle attraverso gli zoccoli, cosa molto utile per la percezione di pericolo.
2. Possono sentire il battito del cuore umano e sincronizzarsi. Di recente si è ipotizzato che la frequenza del cuore si irradi al di fuori del corpo (forse grazie a un campo magnetico) sia per gli umani che per i cavalli; a tal proposito, si ritiene che i cavalli possano sentire un cuore umano battere a più di un metro di distanza, riuscendo perfino a percepire quando non c’è coerenza cardiaca, quindi anche sfumature umorali della persona, mostrando di poter sintonizzare il loro battito cardiaco con l'umano! Difficile dire se si tratti di udito e non di altre capacità sensoriali che magari lavorano in sinergia con l'udito stesso, e non è da escludere che entrino in gioco componenti che non riusciamo ancora a cogliere completamente.
3. Molti cavalli non vogliono essere toccati nelle orecchie… perché? Possono esserci diverse ragioni, tra queste: hanno sperimentato l’orribile prassi di torcere l’orecchio per immobilizzarli, oppure alcuni metodi equestri invasivi o, ancora, esperienze di poca tolleranza e poca pazienza verso un organo delicato e molto altro ancora. Resta il fatto che vi è una nutrita schiera di cavalli (“ear-shy” in inglese è un'etichetta molto frequente) con una più o meno marcata intolleranza a che si tocchino le orecchie.