Trotto. Tanto di cappello a Minnucci e a Varenne!
Yes, he can, Giampaolo Minnucci ancora lui, dopo il Nastro Azzurro con Sugar Rey anche il primo Gala del trotto a Capannelle. Vittoria esaltante e piena di luce. Minnucci lo conosciamo bene, va dove ti porta il cuore, da Varenne in poi. Mani abili, intuito sottile, tempismo che ogni volta sorprende, driver di lusso che meriterebbe ben altro risalto e se operasse a Vincennes chissà quale fama lo accompagnerebbe. Lui e Orsia uno spettacolo da urlo nel giorno di Santo Stefano a Roma. La cavalla dei Gocciadoro rinata, di nuovo aggressiva e brillante nella dritta che conta come non avveniva da tempo.
L’ultima vittoria, pensate, in luglio nel Riccardo Grassi, poi tanta voglia di rimanere a galla, sempre in trincea a battersi con impeto e coraggio, ma nessun risalto, nessun filotto come nel 2012 quando inanellò perle rare tipo Continentale, Città di Cesena e Triossi. Ma Orsia era sempre lì, gli mancava solo l’ultimo guizzo, la forza di arginare gli attacchi che le piovevano da ogni parte e soprattutto che la fortuna le strizzasse l’occhio, perché senza la dea bendata che ti accompagna non si va da nessuna parte. Minnucci ha lasciato che gli altri scaldassero la corsa. Napoleon Bar davanti perché Mack Grace Sm non era lui e lo si è visto subito.
Dunque via libera, ma a tenere sveglio il 7 anni di Bellei ecco Roxana de Barbray e dietro appostata Orsia, che quando si fa largo in retta dà subito l’impressione di averne più degli altri. Finale che incanta, solo lei in passerella. Napoleone ancora in ginocchio perchè i 2100 non sono il suo forte e Mack, poveretto, mai della partita, un’ombra nel mucchio, quando sembrava che dopo il Palio la stagione fosse conclusa, senza più fatiche e muscoli caldi per lui fino al Lotteria del 2015. Invece, una sconfitta che riapre ferite antiche e chiude l’annata con un fuori rotta difficile da mandar giù. Mai chiedere l’impossibile, soprattutto a chi tanto ha dato con impegno senza mai tirarsi indietro.
Tra i baby del Premio Allevatori la folgore di Theodor Grif, new entry di gran pregio, in ascesa costante dopo il quarto posto nel Gran Criterium. Ennesimo campioncino forgiato da Marco Smorgon, re di Vinovo, che cesella con passione giovani speranze destinate e luminosi traguardi. E Theodor ha tutto per andare lontano, carattere, mezzi e una classe che Varenne (i primi quattro dell’Allevatori sono suoi pargoli, davvero incredibile!) gli ha saputo trasmettere, spingendolo al vertice dei nostri 2 anni. Ma Tony Gio ci ha messo del suo per fallire il bis clamoroso dopo la stoccata di Treviso. Un enfant prodige che ha fatto subito disperare Mauro Baroncini, con quella partenza folle, e le bizze tornate ad esplodere sull’ultima curva, quando ormai Theodor veleggiava verso il trionfo. Carattere con qualche spigolo di troppo per Tony Gio, risorse atletiche notevolissime, ma quando non c’è la testa ogni cosa si complica maledettamente. Sogni troppo presto sbocciati e altrettanto a precipizio sfioriti, perché dei giovani e bene non fidarsi e lasciare che il tempo li maturi.