Salto ostacoli azzurro: i sogni finiscono a Budapest
Tutto il resto è noia” cantava Sergio Califano al Club 84, nella Via Veneto della dolce vita. L’equitazione a Roma è Piazza di Siena e a Milano Frecciarossa Jumping Cup, cioè salto ostacoli. Ed anche ai Giochi Olimpici e ai Mondiali. Il resto non è noia, ma per il grosso pubblico - quello sportivamente forse poco lungimirante, ma che fa tendenza - conta poco. Come nell’atletica, sono i 100 m che galvanizzano gli spettatori, non i 5 mila. Alla Federazione Italiana Sport Equestri (FISE) però non la pensano così. Altrimenti, dopo le eliminatorie di Atene e Gorla Minore, per la semifinale della EEF Series a Budapest - cioè la Coppa delle Nazioni che ci apriva la porta verso il ritorno dell’Italia in Prima Divisione, la serie A del salto ostacoli internazionale - avrebbe mandato i cavalieri e le amazzoni attualmente più in palla, con cavalli ancora più caricati di loro. Invece nell'aereo e nei van per l’Ungheria è salita una squadra (selezionata e guidata dal c.t. federale Marco Porro) sulle cui capacità dire che ha lasciato perplessi molti addetti ai lavori è un eufemismo. Dei sette Paesi partecipanti alla Coppa delle Nazioni magiara è indubbio che Germania (vincitrice), Svizzera (seconda) e Olanda (quarta) erano fuori della portata degli azzurri, ma Austria (terza) e Ungheria (quinta) le avrebbero dovuto battere per entrare nelle cinque posizioni valide a condurre l’Italia nella finale di Varsavia. Il quartetto tricolore si è invece piazzato desolatamente sesto, davanti alla combattiva ma modesta Grecia. Per cui addio alla Prima Divisione, se ne riparlerà nelle EEF del 2023. Per quest’anno c’è il resto.