Roma, ippica in vacanza e il pubblico pure.
Il giornalista romano Alberto Marchesi, detto il “comandante” per i suoi trascorsi bellici, sosteneva che il calcio deve molta della sua popolarità al fatto che non va mai in ferie. In effetti il pubblico è come Paolo e Francesca, gli struggenti amanti danteschi: se ama, vuole essere riamato, costi quel che costi. Una lezione che l’ippica romana - la più importante d’Italia se non altro perché Capannelle ospita entrambi i Derby (galoppo dal 1884 e trotto dal 2014) - sta dimenticando da troppi anni, complice, anzi colpevole principale, il Campidoglio che dei 137 ettari del massimo ippodromo della Penisola è proprietario.Che le molteplici cantonate della Giunta Raggi abbiano lasciato strascichi nell’ultracentenario parco ippico con vista sui Castelli è indubbio ed altrettanto vero che quando in Comune si parla di impianti sportivi a Roma il pensiero non corre sicuramente a quello che è il maggiore della Capitale. Gualtieri sta sbandierando i 27,5 milioni che - grazie a PNRR, Giubileo e fondi vari - saranno a disposizione per il miglioramento dei luoghi di sport dell’Urbe. Quanto verrà speso per Capannelle sarà la cartina di tornasole dell’interesse di Palazzo Senatorio per l’ippica. La ventennale gestione di HippoGroup Capannelle ha molti meriti da rivendicare ma anche recenti omissioni. Al costante scadimento del bon-ton (giacca e cravatta sono meno che optional al tondino e Terrazza Derby, personaggi di richiamo nei giorni di grandi corse sono più che mosche rare) e all’abbandono della stampa fanno riscontro chiusure sempre più lunghe dell’ippodromo (il galoppo da maggio è sospeso 3 mesi, il trotto corre a giugno una volta a settimana). Mentre, altrove le fascinose notturne attirano nuovi appassionati, a Via Appia l’illuminazione delle piste di turf fa le ragnatele e quella del trotter è ferma alle buone intenzioni