''Benessere del cavallo, serve la patente etologica''
PAOLO BARAGLI, PhD Dipartimento di Scienze Fisiologiche, risponde alla lettera di Fabrizio Fabbri (vedi file specifico):
Gent.mo Sig. Fabbri
Sono assolutamente d’accordo con le sue riflessioni, ed anzi ciò che lei suggerisce sarebbe non solo auspicabile, ma dovrebbe essere la via obbligata. Sento però di dover fare delle precisazioni. Ritengo che chiunque si avvicini ad un cavallo debba conoscerne il comportamento, la psicologia e le sue esigenze etologiche. Penso che sarebbe molto opportuno prevedere una vera e propria patente “etologica” con lezioni ed esame (sì, senza scandalizzarsi, proprio com’è per la patente dell’auto o per il permesso di caccia) che dovrebbe avere chiunque voglia avvicinarsi al cavallo, professionisti o semplici appassionati e dove si insegni la Teoria dell’Apprendimento applicata alla Scienza dell’Equitazione, la Psicologia Cognitiva Equina e le sue necessità biologiche. E’ ovvio che a seconda della relazione con il cavallo il livello di conoscenza dovrebbe cambiare. Se ad esempio una persona va a cavallo per il piacere di una bella passeggiata, le saranno sufficienti conoscenze di base, mentre se è un istruttore che deve insegnare ad altre persone e/o preparare cavalli le conoscenze di etologia applicata dovrebbero essere senza dubbio più approfondite.
Ritengo sia fondamentale che ciò avvenga partendo dalle conoscenze scientifiche, perchè penso che i cavalli, per quello che ci hanno dato e continuano a darci, meritino di avere attorno persone con una solida formazione sul loro comportamento; dopodichè ciascuno avrà con essi il rapporto che preferisce.
Ciò che oggi non possiamo più tollerare è che ci siano persone che “ decidono” di essere “esperti” di comportamento del cavallo, senza avere alcuna preparazione specifica. La psicologia animale, come quella umana, è una scienza e come tale deve essere avvicinata. Tengo a precisare che non sono un fanatico del pensiero scientifico. La scienza, in quanto fatta da esseri umani, non è sempre buona. Ma non c’è dubbio che da lì bisogna partire.
Altrimenti il rischio è che a guidare la relazione con il cavallo siano solo le opinioni dei singoli. Intendiamoci, le opinioni sono tutte meritevoli di rispetto e devono essere ascoltate (dalle opinioni nascono anche risultati scientifici statisticamente provati). Ma proprio perchè opinioni, non possono diventare regole; altrimenti dovrebbero essere considerate tutte valide allo stesso modo, incluse le opinioni dei “sussurratori”, delle decine di pseudo esperti di comportamento del cavallo ed anche quelle di coloro che usano mezzi di addestramento al limite del consentito.
C’è un altro aspetto da sottolineare, nel mondo del cavallo ci sono persone che per istinto proprio, capacità individuale, sensibilità, fanno sì che le loro azioni siano corrette dal punto di vista etologico (penso a Caprilli, ma anche ai maestri dell’equitazione classica). Senza un’adeguata formazione scientifica il rischio è che queste persone cerchino di dare una “propria spiegazione” alle loro azioni, che quasi sempre non è corretta dal punto di vista etologico, al contrario delle loro azioni. Questo si trasmette inevitabilmente in insegnamenti sbagliati a persone che non hanno la stessa sensibilità e lo stesso istinto.
Al convegno è stato illustrato il validissimo percorso formativo della British Horse Society, conosco diversi colleghi inglesi che collaborano al programma formativo della BHS e al di là della bontà di come è strutturato (le tappe per età, l'organizzazione,...) è ovviamente ciò che vi si insegna che lo rendono un programma di alta qualità formativa.
Cordiali saluti
PAOLO BARAGLI