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Esistono molteplici scuole di pensiero sui metodi migliori per vivere una corretta relazione con il proprio cavallo, o su come impostare un addestramento corretto. Tuttavia, la tendenza a seguire pratiche ‘tradizionali’ o che ‘hanno sempre funzionato anche per i più grandi cavalieri…’, pone i tecnici nel rischio di abusare del cavallo senza magari rendersene conto. Una ricerca condotta in Australia nel 2008 ha dimostrato che solo una piccolissima percentuale di tecnici (ufficialmente riconosciuti dall’Equestrian Federation of Australia, EFA) sapeva definire il rinforzo positivo, il concetto di punizione ed altri elementi della teoria dell’apprendimento che però dichiaravano di usare quotidianamente.
Lo scorso 11 giugno, Andrea Montagnani e tutto il team dell’Oasi EquiLuna (Lunigiana - Moncigoli di Fivizzano, MS) hanno presentato la prima Scuola di Equitazione Etica (SEE) in Italia. La scuola è riconosciuta a livello nazionale dal CONI attraverso l’Ente di Promozione Sportiva Endas (Settore Equitazione Etica).
L’Equitazione Etica applicata
Con il riconoscimento della SEE, che nasce in maniera informale all’Oasi EquiLuna diversi anni fa (dal 2011 per l’esattezza), l’Italia si pone all’avanguardia nella promozione del corretto rapporto fra essere umano e cavallo domestico. Già tra il 2009 ed il 2015, il Ministero della Salute, assieme ad enti quali CONI, FISE e CIP (Comitato Italiano Paralimpico), aveva pubblicato una serie di opuscoli e libretti informativi, culminati nel marzo 2015 con la pubblicazione dei ‘Principi di tutelaAlla fine del 1800, in Germania, un cavallo di nome Hans si rese famoso fra il pubblico e gli studiosi della Germania e d’Europa. Non divenne famoso per la sua bravura nel salto ostacoli o nella corsa, ma perché sembrava in grado di risolvere enigmi matematici e, in generale, rispondere a quesiti complessi, indicando la risposta giusta con il battito dello zoccolo a terra. All’epoca, una commissione d’inchiesta, guidata dagli psicologi Stumpf e Pfungst, svelò che in realtà Hans non comprendeva i quesiti che gli venivano posti, ma era piuttosto abilissimo nel leggere i segnali del corpo dei suoi interlocutori: dopo un certo numero di battiti, quando si avvicinava la risposta giusta, il pubblico involontariamente mandava dei segnali trattenendo ad esempio il respiro o contraendo dei muscoli. ‘Hans il furbo’ era talmente abile a leggere questi segnali che capiva quando era il momento di smettere di battere con lo zoccolo a terra.
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