Video Fise...i numeri che non tornano!
Fare promozione significa, etimologicamente, ‘muovere in avanti’, ‘spingere’. Ma bisogna stare attenti, perché per ‘ muovere in avanti’, per ‘promuovere’ occorre, tanto per dire, tenere gli occhi bene aperti e guardare dove si mettono i piedi; e poi occorre anche mettere il passo in sintonia con l’intensità della spinta che, a sua volta, dipende da che tipo di carico stai spingendo in avanti; e poi devi saper scegliere il mezzo con cui ‘spingere in avanti’, perché se metti cinque persone a spingere un etto di fieno succede sicuramente qualcosa; se pretendi di ‘muovere in avanti’ un blocco di marmo di Carrara con un dito succede qualcos’altro. Cioè, tutto può accadere, fuorché promozione.
Insomma, se quanto si intende promuovere non è sostenuto da una intelaiatura di equilibri e corrette proporzioni e, per di più, ci si rivolge ad un pubblico non del tutto ignaro di ciò di cui si sta parlando, il risultato può essere l’opposto di quanto desiderato. E’ questa la prima riflessione che suscita il video “promozionale” apparso sul canale you tub della Fise. Tra slide e immagini (forse non tutte provenienti dai campi di gara nazionali) si rischia di affogare in un mare di numeri che lasciano sconcertati. Non che non siano esatti (non siamo in grado di saperlo) quello che è certo è che non possono fare riferimento solo a quella parte del mondo equestre posto sotto l’egida della federazione, la quale dichiara di avere 107.000 federati e 28.000 cavalli iscritti. Ma se questi dati sono veri (e non abbiamo motivo di dubitarne) come sopravvivono i 962 veterinari ed i 1300 maniscalchi? O fanno la fame nera ferrando e curando poco più di una ventina di cavalli a testa l’anno…..oppure si occupano di altri soggetti legati ad enti di promozione sportiva, associazioni o alla stessa ippica che con il mondo federale poco o nulla hanno a che fare. E cosa c’entrano i 10.000 allevatori? Viene da chiedersi allevatori di che, se i puledri del sella italiano nati quest’anno sono meno di un quarto di coloro che….dovrebbero allevarli? Forse dentro questo dato sono compresi anche allevatori di purosangue, trottatori, e di quelle razze italiane (i cui libri genealogici sono sotto il controllo dell’AIA) tendenzialmente usate per il turismo equestre.
Già, il turismo equestre. Anche qui numeri da capogiro. Ma se veramente in Italia vi fossero più di 900.000 praticanti questa attività , quanti dovrebbero essere i cavalli presenti sul territorio nazionale? Come tutti sappiamo benissimo l’anagrafe equina è ancora in fieri, ma i dati più o meno certi parlano di circa 500.000 cavalli (intendendo tutti i cavalli, dal tiro pesante rapido al purosangue). Ancora una volta i conti non tornano. E poi cosa si intende per turismo equestre? Le passeggiate organizzate dagli agriturismi? I tanti ‘affittacavalli’ che ancora prosperano sul nostro territorio e che costituiscono l’inferno in terra di poveri animali spesso denutriti, sicuramente stressati e destinati con ogni probabilità a finire a fine stagione al mattatoio ?
Insomma di cosa stiamo parlando? Forse del tentativo, molto maldestro, di correlare, sotto il cappello federale, uomini e professionalità a cavalli che con la fise nulla hanno a che fare. Indirettamente si vuol far passare l’idea che la Fise abbia il monopolio di un mondo che nella realtà è molto frammentato e spesso tende a non riconoscersi nei programmi, nelle attività e nello “spirito” della federazione.
Su un aspetto però i numeri sono stati misteriosamente scarni, quello relativo alla stampa. Mancano all’appello svariate testate di settore, oltre ad ogni riferimento ai due quotidiani sportivi che pure seguono attentamente le tre discipline olimpiche ….poco, è vero, ma se mancano i risultai la colpa non è certo loro! Una svista incomprensibile, forse dovuta ad una non attenta verifica di quale e quanta sia la stampa di settore o ad una confusione tra testate giornalistiche e semplici siti web che con i requisiti richiesti per un giornale on line poco hanno a che spartire. Comunque una ulteriore caduta di stile, come quella inerente il dichiarato rapporto numerico con i “cugini” dell’ippica. In un momento così difficile e delicato per il mondo ippico l’affermazione di una pretesa, per altro assolutamente non verificabile, superiorità non solo riapre un’antica ( e solo italiana) conflittualità tra i due ambienti della quale si sarebbe volentieri fatto a meno, ma dimostra altresì , ad essere buoni, una totale mancanza di diplomazia.