"Uomo e cavallo insieme, per tornare a vincere"
Caro Direttore, desidero dare la mia personale opinione sul dibattito stimolato dalla gara di potenza riservata a pony, svoltasi in occasione della seconda edizione di RomaCavalli. Mi verrebbe subito da dire che “troppa” attenzione viene rivolta al benessere dell’animale cavallo ma ancora troppo poca al benessere dell’animale uomo.
A dire il vero, l’unica voce che si è levata in questa direzione è quella del condirettore della Vostra testata, la dott.ssa Maria Lucia Galli.
Già nel 1969 il mio Istruttore, Oscar Casati, mi trasmise il concetto che l’equitazione è uno sport altamente educativo e, come tale, è una pratica complessa, poiché mette in relazione esseri diversi e con differenti bisogni, individui che possono arrivare a costituire un binomio solo nel momento in cui si “affidano” l’uno all’altro.
Questa reciprocità si stimola a partire dal riconoscimento dell’individuo come essere unico e irripetibile: sia esso bambino sia esso cavallo.
Oggi nessuno può più ignorare come tale rapporto, quando mediato con consapevolezza e responsabilità, dia benefici significativi sul piano della salute dell’uomo. Se così non fosse non si capirebbe perché la maggior parte degli incontri scientifici di RomaCavalli - anche e soprattutto quelli promossi in ambito Istituzionale - abbia ruotato intorno alla salute e al sociale.
COME E' NOTO, L’Auriga è in standby. Io, in qualità di responsabile del Centro di Attività Equestri Integrate, sono impegnata ora a consigliare le famiglie dei “miei” bambini riguardo a Centri alternativi dove far continuare l’avventura ai piccoli cavalieri. E’ un’impresa ardua. Proprio ieri una mamma mi riferiva la delusione provata quando, in seguito ad una prova effettuata presso un Centro (la cui direttrice è peraltro persona da me molto stimata per competenza e sensibilità), ha visto qualche lacrima scendere sul viso contrito della figlia. L’”istruttrice” – mi ha poi riferito la mamma – per rassicurarla ha anche commentato che ”prima o poi qualche lacrima deve uscire …”.”Perché bisogna piangere?”, mi ha chiesto quella mamma. Non ho saputo risponderle, ma mi si è stretto il cuore.
Cosa ne deduco? Che a tutt’oggi si ritiene che il cosiddetto “approccio al cavallo” e l’equitazione di base possano essere mediati da persone con relativa esperienza: giovani cavalieri o amazzoni agonisti, che intravvedono nell’insegnamento il loro futuro lavorativo, ma che spesso mancano ancora del necessario bagaglio culturale, tecnico ed educativo per curare una fase delicata e propedeutica ad uno sviluppo armonico prima di tutto del bambino e poi del cavaliere. Ovviamente non dico che manchino di titolo: in questi anni la Federazione ha predisposto e attivato numerosi percorsi formativi proprio per qualificare questo livello di insegnanti, ma forse non è ancora abbastanza …
QUINDI anche il richiamo dell’AIDAA all’esigenza di costituire un tavolo tecnico presso il preposto Ministero della Salute non mi pare sufficiente se non si condivide la necessità di far sedere a quello stesso tavolo anche rappresentanti per il soggetto prioritario che lo stesso Ministero è chiamato a tutelare: l’uomo.
Da tempo mi chiedo se sia etico permettere ai fanciulli di comprare piccoli cavalli che con il tempo diventeranno troppo piccoli per soddisfare i bisogni dei cresciuti piccoli uomini.
Questo argomento ovviamente è tabù, perché va a toccare il mercato. E il mercato, si sa, non si può toccare.
Se vogliamo davvero continuare a fare e a parlare di Equitazione, dobbiamo una volta per tutte capire che uomo e cavallo sono entrambi elementi indispensabili e che solo quando entrambi vedranno rispettati, pur nella diversità, la loro dignità, integrità e propensione, potremo anche tornare a vincere e non solo sui campi di gara.
Nicoletta Angelini
Psicologa dell’età evolutiva
Istruttore FISE di II livello