Un lampo nella storia: ad Ascot trionfa Circus Maximus
Martedì 16 giugno 2020. In diretta televisiva mi godo l’apertura del meeting ippico più celebre al mondo: il Royal Ascot. Quello dei reali inglesi, tanto per essere ancora più chiari.
Tocca alla Queen Anne Stakes, corsa di gruppo 1 sul classico miglio (1609 metri) , riservata ai cavalli di quattro anni e oltre. Il meglio che c’è in campo internazionale.
L’atmosfera irreale per la mancanza di pubblico non riesce nemmeno a scalfire il fascino della pista verde che presenta un terreno buono-soffice per le recenti piogge.
Osservo Circus Maximus, il favorito numero uno, al tondino: mi sembra in gran forma, asciutto, senza una goccia di sudore.
Si aprono le gabbie. Cavalli subito allo spasimo. Il traguardo, non lontano, chiama all’impresa.
Circus lungamente in testa. Ma poi emerge , con la monta del campionissimo Lanfranco Dettori, Terebellum, il secondo tra i favoriti della corsa. Vola. Sembra prevalere. Ma con i cavalli non si può mai cantare vittoria prima.
Infatti , Ryan Moore, agitando il frustino a destra, sprona Circus Maximus che proprio al fotofinish, spremute le ultime energie, trionfa per una testa nel più entusiasmante dei finali.
Col senno di poi, non poteva andare diversamente.
Il suo nome ci riporta all’antica Roma. Al Circo Massimo, l’immensa arena che poteva contenere oltre 250.000 spettatori! Pensate: 600 metri di lunghezza per 140 di larghezza, distesi nella Valle Murcia, tra il Palatino e l’Aventino. Di gran lunga, il più grande impianto del genere mai costruito nella storia.
Era il regno indiscusso delle corse ippiche. Carri a quattro cavalli ( le quadrighe ) che abilissimi e coraggiosi aurighi, veri e propri idoli della folla, pilotavano con ogni mezzo, lecito e non, verso il trionfo finale.
Allora l’ippica era davvero lo sport, o meglio, lo spettacolo numero uno!
Oltre duemila anni dopo, l’ippica torna ai livelli altissimi di un tempo grazie a una splendida corsa inglese e al fantastico successo di un cavallo dal nome inequivocabile: CIRCUS MAXIMUS.
Ci voleva . Ci voleva. Ci voleva.
Maurizio Vignuda