Ulteriori riflessioni sulla riforma dello sport.
Il Legislatore Statale continua ad occuparsi del mondo dello sport. Tramite la recente riforma del diritto sportivo, è stata emanata una regolamentazione specifica volta a tutelare i tesserati dai fenomeni del bullismo e cyberbullismo. La previsione normativa di cui ai D. Lgs 36 e 39 del 2021 si occupa degli atleti più giovani (e non solo).
I canali di comunicazione moderna, i cd. “social”, già dopo pochi anni dal loro avvento, sono artefici di linguaggi falsati e l’utilizzo improprio degli stessi comporta conseguenze nefaste che manifestano condotte negative, a tratti illecite e delittuose, in particolar modo tra i giovani utenti della rete.
I metodi di comunicazione telematica impediscono la comunicazione diretta, fatta di sguardi, toni di voce e percezione emozionali, elementi che danno forma alla comunicazione ed allo scambio tra esseri viventi e, per l’effetto, favoriscono la disfunzione nelle comunicazioni e rapporti interpersonali, rafforzando le insicurezze dei singoli, in particolare modo per i più giovani che hanno necessità di formarsi attraverso un’esperienza de visu.
Poterci nascondere dietro uno schermo per comunicare mette in campo comportamenti differenti rispetto a quando siamo alla presenza delle persone con cui ci confrontiamo; basti pensare alla maldicenza che si verifica normalmente quando parliamo alle spalle di qualcuno.
I comportamenti disfunzionali che in misura sempre crescente caratterizzano la comunicazione giovanile, trovano radice nelle lacune degli individui più giovani - per natura privi di esperienza personale - vuoti che i social, di fatto, amplificano e non colmano.
I giovanissimi sono lo specchio di generazioni meno giovani che purtroppo, si rivelano dannose per sé stesse e di cattivo esempio per i più piccoli, nella misura in cui non trasmettono il corretto utilizzo degli strumenti a disposizione e di regole di utilizzo.
Il cammino per la crescita e realizzazione personale è considerato poco appagante, poiché comporta un certo impegno e, dunque, si predilige il tutto e subito, poco sforzo e massimo risultato, la perfezione apparente a qualunque costo.E’ evidente che un cammino spianato, fatto di scorciatoie e senza regole potrà condurre solo verso grandi insoddisfazioni personali e mancanza di Libertà, carenze che nel tempo creeranno grande malessere personale e di conseguenza sociale.
Attraverso i social la comunicazione tra soggetti diviene solo apparente, dunque scompaiono l’ascolto, la comprensione dell’altro (e del proprio sé) ed il reciproco supporto nel cammino che sono viceversa passaggi indispensabili per raggiungere una struttura solida ed efficace a più lungo termine nel gioco della vita.Le problematiche legate alla disfunzione del mondo giovanile (e non) che riempiono le pagine di cronaca - troppo spesso nera - hanno allertato il Legislatore che nel percorso incessante di formazione e tutela dei giovani, ha emanato una normativa ad hoc per arginare gli atteggiamenti di sopraffazione fisica e psicologica che, di recente, troppo spesso caratterizzano i rapporti tra i più giovani.
In particolare, la Comunità europea ha evidenziato già dal 2008 - e poi nel 2011 - l’opportunità di una programmazione comunitaria volta a garantire un utilizzo più consapevole di Internet, al fine di evitare la commissione di fatti illeciti attraverso la rete a danno dei soggetti più deboli.
L’Italia, con la Legge 71/2017, ha recepito per prima la normativa europea, in parte perché virtuosa, di fatto perché nel nostro Paese sono all’ordine del giorno fatti violenti per mano dei giovanissimi e dunque, il tema ci riguarda da vicino ed è necessario mettere mano per creare un’inversione di questa tendenza.La normativa del 2017 prevede strumenti di tutela dei minori, in particolare, volti a contrastare il fenomeno del cyberbullismo. Nello specifico, il Legislatore ha ritenuto applicare un approccio legato alla prevenzione e sensibilizzazione dei minori, siano essi agenti o vittime di episodi violenti.
Gli strumenti di intervento si sostanziano in protocolli da attivare all’interno degli ambienti scolastici in primis ed anche nei contesti sportivi che determinano un’opportunità di sana aggregazione giovanile.
Le disfunzioni personali e familiari dei giovani e giovanissimi si manifestano nei contesti di aggregazione sportiva e spesso con fenomeni di bullismo, ovviamente sia attivo (agente) e passivo (vittima).
Gli istruttori ed in genere gli organizzatori dell’attività sportiva - come nei contesti più virtuosi già accade - sono chiamati ad osservare i giovani frequentatori di scuderia, ad individuare situazioni di disagio personale e manifestazioni di un’insana comunicazione nei rapporti tra ragazzi.
E’ necessario che l’ambiente sportivo sia attento ai fenomeni sopra descritti ed intervenga a tutela dei ragazzi. E’ infatti di rilevante importanza la sensibilizzazione e l’intervento sia sui giovani agenti di condotte illecite, sia sulle loro vittime, per garantire il recupero di tutti i soggetti, benché manifestate con atteggiamenti differenti.
Nello sport che ci occupa, il cavallo è, ancora una volta, un ottimo collega che potrà rilevarci l’indole e lo status dell’allievo. Attraverso l’analisi della relazione che il giovane instaura con il cavallo è possibile individuare comportamenti che se anche non confluiscono in episodi di sfogo e violenza - nel senso tecnico giuridico previsto e tutelato dalle normative statali e sportive - in ogni caso, potrebbero essere campanello d’allarme di un malessere personale o di un comportamento disfunzionale.
Nell’ambito della riforma dello sport, il Legislatore ha, dunque, regolato i temi in esame. I D. Lgs n. 36 e 39 del 2021 hanno previsto la necessità di intervenire a tutela dei giovani che frequentano gli ambienti sportivi e disposto che gli Enti che organizzano lo sport si dotino - entro un anno dall’entrata in vigore della norma - di modelli organizzativi e di controllo dell’attività sportiva; di codici di condotta a tutela dei minori, per la prevenzione delle molestie, della violenza di genere e di ogni altra condizione di discriminazione.
La normativa è stata oggetto di recente attuazione da parte del Coni che ha redatto Linee guida da seguire nella formazione specifica dei tecnici affinché siano in grado di mettersi in ascolto sui temi del disagio giovanile, per prevenire e segnalare condotte illecite e di malessere, e diffondere tra gli allievi i principi del Fair play e gli strumenti per una navigazione in rete più consapevole.
La Federazione, gli Enti di promozione sportiva e le Discipline associate hanno recepito le Linee guida del Coni condividendo le finalità. La FISE ha istituito il servizio “Safeguarding Officer” con lo scopo di prevenire e contrastare gli abusi e le violenze. Le scuderie affiliate dovranno, entro il primo luglio 2024, nominare un responsabile all’interno di scuderia con il compito di garantire l’attuazione della normativa contro la violenza e garantire l’applicazione di principi etici e morali riconosciuti e tutelati dal nostro Ordinamento soprattutto a favore dei più giovani.
Si ritiene che i temi trattati siano di grande rilevanza, non soltanto per le nuove generazioni e si auspica che l’attenzione del Legislatore venga recepita con la giusta efficacia per poter garantire un contesto più sano di crescita e sviluppo per le nuove generazioni, fondato sul vivere civile e attuativo dei principi costituzionali di solidarietà, tolleranza e libertà individuali e collettive.
Si ritiene parimenti, che l’intervento del Legislatore debba essere attuato in primis da parte delle famiglie e degli adulti in genere, che detengono un enorme potere sui giovani e che andrebbe esercitato favorendo l’ascolto, con più consapevolezza, pazienza ed amore.