Trotto Italia, tre domande a Giorgio Sandi
Lunedì 3 aprile è stato costituito “Trotto Italia”, un ente tecnico dell’ippica di cui molto si è parlato dall’inizio della stagione. Quali sono i suoi obiettivi?
La rinascita di un ente tecnico per il trotto italiano - dopo un lungo periodo dalla soppressione dell'ENCAT alla fine degli Anni Novanta - era un bisogno avvertito da tutti gli operatori ed anche previsto dalla legge n° 154 del 28 luglio 2016 - il Collegato Agricolo - nell'ambito della riforma dell'ippica nazionale. Ha come obiettivo la revisione tecnica dei regolamenti delle corse, della programmazione e delle attività relative. Oltre ad essere un ente di promozione del trotto, in collaborazione con le istituzioni e l'organismo che assumerà la gestione del settore.
Il progetto dell’iniziativa è stato concordato con l’Associazione Nazionale Allevatori di Cavalli da Trotto (ANACT) e con la Federazione Nazionale Amatori Trotto (FederNAT) ma è sorta qualche incomprensione sulle modifiche apportate allo statuto. Sono state appianate o ancora sussistono?
L'iniziativa Trotto Italia nasce in seno alle associazioni dei Proprietari Trotto Lombardi (PTL) e Federazione Italiana Proprietari Trotto (FIPT) ed è stata presentata agli operatori del settore, oltre che alle associazione degli allevatori e dei gentlemen driver. L'obiettivo è riunire tutte le forze del settore, privilegiando – sugli “apparati” - le professionalità e le idee. Molti operatori hanno aderito al comitato promotore, proprio per lo stato di grave crisi del comparto, e hanno inteso questa iniziativa come uno strumento di rilancio del settore, oggi gravato da scelte errate, subite e mai condivise. In fase di approvazione dello statuto, alcuni tra i soggetti coinvolti hanno preteso di avere dei vantaggi in termini di "poltrone" per i propri uomini, con lo scopo quindi di ridurre gli spazi a disposizione di altre componenti e, soprattutto, della partecipazione e delle professionalità delle persone inserite nel comitato promotore. Stiamo cercando di verificare se vi sono gli spazi per ritrovare un equilibrio, proponendo eventuali modifiche allo statuto approvato.
Uno dei problemi dell’ippica italiana è la grande quantità (oltre 30) di sigle associative le quali complicano, ad esempio, i rapporti con il Ministero delle Politiche Agricole (MIPAAF). Trotto Italia è al di fuori – o al di sopra – di tale proliferazione?
Credo che il problema non sia il numero di sigle (ormai una costante in ogni comparto) ma la percepita mancanza di progettualità e l'estemporaneità che spesso taluni rappresentanti manifestano nelle richieste. La creazione dell'ente tecnico nell'ambito della riforma complessiva del settore, per come l’abbiamo immaginato e disegnato - prima degli ultimi interventi, che ci auguriamo correggibili se non rispettosi del principio di equità delle rappresentanze - serve proprio a dare una risposta organizzata e partecipata, aperta ai contributi di tutti gli operatori, trasparente e concreta. L'auspicio è che ci si possa finalmente confrontare su progetti e idee, unica via per ridare un futuro al nostro sport ed alle nostre attività.
Giorgio Sandi, imprenditore e manager, già presidente del Gruppo SNAI. è nato a Milano nel 1953. Laureato in Economia Aziendale presso l’Università Luigi Bocconi, ha sviluppato una lunga serie di esperienze in aziende e gruppi nazionali ed internazionali, in settori diversificati. E’ titolare della Scuderia Mistero e dell’Allevamento Il Poggio.
Agenzia H2O