Storia del G.P. Milano sospesa tra ricordi, tecnica ed emozioni
Per gentile concessione di Trotto e Turf, continua su cavallo2000, il racconto dei grandi personaggi (uomini e cavalli) del galoppo tratteggiato dalla penna di Mario Berardelli, il nostro punto di riferimento per il turf declinato a cultura e tradizione.Il Milano è la Corsa! Lo è sempre stata per Federico Tesio, quindi non si discute. Da questo assioma passiamo possibilmente ad una più articolata analisi, storica e poi tecnica . Perché la “Corsa”? Perché quei 3000 metri, siamo al tempo del Senatore ma anche fino a metà anni 70, pienamente intellettualmente in linea con la selezione del tempo ( almeno fino alla fine dei 50 o inizio 60, ci sono 10 anni di troppo in Italia) costituiva, e non solo per il Mago di Dormello, il Test perfetto per osare poiché Lui, come altri meravigliosi ippici degli anni 20 e 30, sono stati divinamente mercuriani. Pensiamo a De Montel, ai fratelli Crespi, a Luchino Visconti e già anche a Gino Mantovani. Dal Milano verso l’infinito e oltre …. Proprio cosi. Il Senatore lo saggiò con Rembrandt ( altra idea derby e Milano ma non obbligatorio subito) , bissò due volte con Burne Jones, vinse con Ghiberti e a Scopas fornì passaporto verso la Coupe di Maisons Laffitte. Dal Milano alla conquista di qualcosa e anche dell’onore : ecco Apelle, due volte Cranach ma non poteva mancare in questo albo d’oro colui che il Mago definì ( non aveva però visto Ribot ma Nearco e Donatello si) il più eccezionale di tutti ovvero Cavaliere d’Arpino . Una fiducia incrollabile quella che Tesio conferì alla sua creazione assoluta sulla quale costruì le generazioni necessarie per arrivare a Ribot attraverso Bellini e Tenerani . Lo volle assolutamente questo Cavaliere d’Arpino , si risolse ad inviare ad Havresac la fattrice Chuette ( lo fece anche con Catnip) pur se del rivale De Montel perché cercava assolutamente il sangue di St Simon. Fu proprio il Milano (cinque corse soltanto per il Cavaliere e tutte vittorie e morì anche presto , a soli 15 anni) che risolse con il volo superbo lasciando a sei lunghezze Filarete che spinse il Maestro al sogno di Parigi e proprio un anno dopo Ortello, voleva quell’Arco di Trionfo, altrochè. Niente da fare , a settembre in lavoro distorsione al nodello, sogno infranto ma chissà cosa doveva aver fatto comprendere anche in lavoro il figlio di Havresac sul quale il Mago ha costruito l’immensità di Ribot. E’ stato poi il turno di Navarro, primo esponente del sodalizio con Mario Incisa a vincere la Corsa. Beh, poco dopo lo hanno fatto anche Donatello, Nearco e Niccolò dell’Arca …. Di che vogliamo parlare ? Vi offenderemmo se accennassimo ai loro trionfi. La serie però venne ripresa subito dopo la guerra perché il Milano lo vinse Tenerani che poi trionfò nella Coppa di Goodwood ( ah le coppe, il vero grande sogno di una vita), poi Astolfina ed ancora Antonio Canale ma prima del triste primo maggio del 54 fu anche la volta di un altro campione , Toulouse Lautrec. Il 54 però fu anche , tra maggio e giugno, il momento di Botticelli, assolutamente ascrivibile al Senatore mentre muoveva i primi passi anche Ribot. Botticelli , negato sul pesante, vinse il derby ma anche la nostra triplice corona e soprattutto il Milano, il primo post Tesio. Corsa che giustamente il Marchese Mario Incisa , personaggio dalla cultura e dallo spessore straordinario, considerò viatico per osare mercurianamente come sempre aveva fatto dal 1930 insieme al Senatore. Scelse poiché uomo meravigliosamente del 900 ( il Senatore era di formazione ippica ottocentesca) le King George che un terreno pesante resero impossibili unitamente ad un incidente scendendo dall’aereo. Di Milano sul campo ne aveva vinti due ma quello dei quattro anni fu sul pesante nemico che lo costrinse a deviazione su Oise e perciò fu retrocesso. Il Marchese Incisa fu pienamente e straordinariamente Tesiano , un omaggio colto e affettivo : gli diede la nostra Coppa d’Oro e volò verso la Gold Cup di Ascot. Finalmente il sogno di una vita fu coronato. Attenti alla costruzione del pedigree di Botticelli, ennesimo capolavoro che a posteriori possiamo decrittare : Buonamica , la madre, ripeteva perfettamente Nearco. Spieghiamo : la madre Bernina era una Pharos e il padre Niccolò dell’Arca era fratellastro di Nearco per essere figlio di Nogara ma aggiungeva la stamina di Coronach. Il Senatore diede questa riproduzione di Nearco ancora allo stesso sangue perché andò da Blue Peter che era un Fairway ovvero il fratello pieno ricco di Pharos e cosi il cerchio si chiude. Il Mago aveva quanto più possibile riprodotto Nearco aggiungendo la resistenza di Coronach. Fu Gold Cup. Chapeau immenso Maestro ! Possiamo ancora ascrivere ovviamente al Senatore anche il Milano di Ribot , quello che portò a King George, scelta perfetta, e doppio Arco. Tesio concepì anche Braque che vinse nel 57. Cavallo straordinario quanto di fatto inespresso a fondo. Costruito anche lui per la Gold Cup, vinse Derby e Milano. Il Senatore scelse Antonio Canale per dare a Buonamica ancora maggiore stamina, non si sbagliò. Ecco perché il Miano è la Corsa . Piano, non soltanto Tesio ma anche il fior fiore del nostro meraviglioso Turf. De Montel vinse il Milano con Ortello, Orsenigo e Macherio tre giganti straordinari e agli ultimi due, trainer Luigi Regoli, la guerra negò almeno Parigi. Visconti fece sua la Corsa grazie a Sanzio acquistato proprio da Tesio e allenato da Ubaldo Pandolfi, Il Soldo dei fratelli Crespi , cabina regia di Federico Regoli, vinsero con Crapom che poi si esaltò a Parigi, con la divina Archidamia, con Sirte e ancora con Arco figlio di Archidamia e poi Gladiolo. La Mantova appare nel 45 con Fante , poi a ridosso dei primi nell’Arco, la Ticino di casa Verga ebbe Oise ma anche Sedan e Stratford . Non può mancare un gigante come Carlo Vittadini che vinse con Exar poi laureato di Doncaster Cup e Accrale. La Gibi di casa Barbieri due volte con Mexico come la Spineta con Marco Visconti mentre la Aurora vinse con Weimar e la Metauro con Orsa Maggiore inaugurò il nuovo corso sui 2400 metri nel 1974 ma questa diventa un’altra storia comunque illuminata , sempre nei 70, da Star Appeal e Sirlad. Gli anni 80 e 90 ci hanno dato ancora dei brividi e delle emozioni uniche perché diversi vincitori hanno confermato il Milano come corsa pienamente inserita nel contesto internazionale. Pensiamo a Falbrav, Voila Ici, Electrocutionist, Endless Hall, Shantou, Tisserand , Jackalberry e due volte Tony Bin al netto di coloro che , sbagliando, dimentichiamo. Sono gli anni 2000 che hanno imposto una riflessione, una rilettura critica della corsa. Se il passaggio dai 3000 ai 2400 fu fisiologico , la riflessione al termine degli anni 10 è stata sofferta e dettata in primo luogo dal calo del rating complessivo, dal declassamento che ci ha fatto perdere la valenza del primo gruppo, il tutto frutto di marcatori purtroppo non in linea con il passato ma soprattutto con le esigenze del presente. La prima considerazione fu : se sui 2400 purtroppo il rating è sceso e di molto forse occorre intervenire appunto sulla distanza. In genere è la mossa che si tenta per rivitalizzare una corsa unitamente , nel caso, a spostamento della data e in ultima analisi ma proprio ultima in alcuni casi si è ragionato su cambio di pista. Non ovviamente il caso del Milano e neanche per ciò che riguarda il periodo di disputa sempre racchiuso in uno spazio temporale di una ventina di giorni circa. Restava la distanza. Una proposta che , oltre al nostro, raccolse il consenso o l’interesse di Pio Bruni, Franco Castelfranchi e Luca Galbiati prevedeva un ritorno sui 3000 metri. Di per se certamente antistorico ma la ragione non fu tecnica ma diciamo di mercato. Potenziando il montepremi e riportandolo sui 3000 il Milano si sarebbe potuto inserire in un circuito internazionale e di mercato che poi di fatto si è realmente ridisegnato e che culmina nella disputa della ricchissima Melbourne Cup che negli ultimi decenni è stata alimentata al massimo livello da inserimenti europei con creazione di mercato conseguente. Gli inglesi , sempre attenti al massimo al mercato non ci hanno pensato un attimo ed hanno fatto esattamente ciò che era stato proposto dal piccolo gruppo di persone in Italia : Goodwood Cup sui 3200 , taglio di mille metri, montepremi ricco, immediata valutazione di gruppo uno , chiamata europea per la Melbourne come in Francia il Kergolay. Chiaro che per un Paese come il nostro si trattò di una forzatura tecnica anzi di una scelta tecnicamente errata, per carità, ma logica per l’obiettivo di reinserire il Milano in un contesto che , forse, gli avrebbe garantito status e rating con appendice di mercato. Si è giunti ad una scelta che riteniamo decisamente la migliore e che dobbiamo supportare in ogni modo perché risponde in primo luogo come meglio non si potrebbe al quesito tecnico. Il Milano sui 2000 metri è in linea con la evoluzione della selezione in tutto il mondo. Su questo non ci debbono essere dubbi poiché se l’Arco di Trionfo resta la madre di tutte le corse , tutto il resto della selezione ha trovato distanza di conforto e di elezione appunto intorno ai 2000 . E’ sul doppio km che si disputano la Breeders Cup ma anche la Dubai World Cup e ci si avvicina con la Pegasus e con la Saudi, è sui 2000 che Hong Kong ha il suo fiore all’occhiello ed in Europa intorno ai 2000 si disputano il Ganay, l’Ispahan, le Prince of Wales e , intergenerazionale le Eclipse con poi York, e infine le due Champion al netto di altre corse ( rosa comprese) nel cui range questo Milano può inserirsi. Un “fil rouge” europeo che , pattern alla mano , possiamo , con realismo e senza voli esageratamente pindarici, immaginare costituito da Harcourt, Brigadier Gerard, Milano appunto alternativo e non complementare ( come data) alle Eclipse, Monaco oppure Sky Bet di York, Gontaut Biron, Dollar nel meeting Arc con chiusura nel Roma e al netto delle prove solo femminili . Ovvio che con gioia assisteremmo ad inserimenti di laureati o piazzati di Milano e Roma nella fascia ancora più alta ma non abbiamo dubbi che questa adottata da Ministero e San Siro sia , stante la situazione, la scelta migliore. E’ quella che dobbiamo supportare, sostenere , incoraggiare anche col cuore che sovente riesce la dove la logica ha maggiori difficoltà ma soprattutto ogni sforzo dovrà essere rivolto e indirizzato a ricreare oppure a consolidare una Cultura che è fondamentale per sostenere una mentalità di ogni operatore che deve essere ancora una volta audacemente pronta ad accettare il confronto e non a rinchiudersi in terribili distribuzioni un tanto a testa. Perché il Milano è stato, è e sempre dovrà essere la Corsa. Evviva !