Sologno, un premio ai cavalli, maestri di vita
Sologno è una piccola frazione del comune di Villa Minozzo, nel cuore dell'Appennino reggiano. Un paesaggio fiabesco che contempla quello stupendo e solitario massiccio che è la Pietra di Bismantova, un ciclopico altare roccioso proteso verso il cielo. La vetta tabulare che ispirò Dante per la salita delle anime al Purgatorio. Una montagna di similitudini e metafore. Una montagna vera.
Sto varcando la soglia di quei locali adiacenti alla chiesa che, settant'anni fa, facevano parte della canonica e oggi sono divenuti una biblioteca con volumi impilati con ordine sugli scaffali. Da qui accedo alla chiesa dove si svolgerà, a breve, la premiazione del primo concorso letterario dedicato a Loris Malaguzzi, noto pedagogo reggiano, i cui metodi educativi sono stati presi a modello in tutto il mondo.
Entrando dall'abside, mi ritrovo dietro l'altare, da cui alcuni gradini conducono ai banchi su cui siedono, solitamente, i fedeli e, oggi, un pubblico attento. Percepisco una presenza magnetica alle spalle e sono costretta a voltarmi.
L'attenzione viene inesorabilmente catturata dalla parete dove troneggia un cavallo bianco, al posto del classico crocifisso. Una tela attribuita alla scuola del Caravaggio che rappresenta San Martino che taglia il mantello per donarlo a un povero.
Il mio cuore ha un tuffo improvviso e l'emozione si perde tra le note di un tango struggente, eseguito con la fisarmonica, mentre osservo quel cavallo bianco con l'anteriore sollevato in un accenno di jambette.
Sono stati proprio due cavalli dal mantello niveo a farmi conoscere Maria Gabriella Incisa di Camerana: il suo Onci e il mio Sorbetto.
Cavalli che hanno passato il ponte lo scorso anno, a un mese di distanza l'uno dall'altro, ma che in pratica non ci hanno mai abbandonato, manifestandosi in strane coincidenze come questa. I nostri Angeli.
Oggi sono qui per rappresentare proprio Gabriella che, su mio consiglio e con l'entusiasmo che contraddistingue ogni sua azione, ha partecipato alla sezione del concorso letterario, in memoria di Loris Malaguzzi, intitolata "Maestri di vita e vita da maestri: il lungo ed entusiasmante cammino dell'educazione".
«Racconta la tua esperienza in Tunisia con gli interventi assistiti con gli animali» l'ho incoraggiata ripetutamente.
Abitando a Reggio Emilia e conoscendo le opere di Malaguzzi, avevo trovato molte affinità tra le sue idee e i metodi che ispirano Gabriella nell’attività educativa svolta nel suo centro ippico e, quando ho letto il bando del concorso, ho pensato che la mia amica doveva assolutamente parteciparvi.
Loris Malaguzzi era un educatore che sperimentava, stimolando le potenzialità del bambino a cui offriva occasioni di creatività attraverso elementi semplici ma innovativi, privilegiando il gioco e le attività manuali, proprio come fa Gabriella nella sua "scuola speciale" a Mahdia, in Tunisia, dove si è trasferita 27 anni fa, ammaliata dal fascino del berbero Onci, il suo angelo bianco che, come il cavallo del quadro, eseguiva armoniose jambette.
Malaguzzi, pluripremiato anche con il danese Premio Lego e lo statunitense Premio Kohlben, scriveva: «Gli dicono: - che il gioco e il lavoro - la realtà e la fantasia - la scienza e l'immaginazione - il cielo e la terra - la ragione e il sogno - sono cose - che non stanno insieme. - Gli dicono insomma - che il cento non c'è - . Il bambino dice: - invece il cento c'è».
L'educatore reggiano, che ha iniziato svolgendo l'attività di maestro elementare proprio a Sologno, ha dato vita a una scuola indirizzata a tutti i bambini, usata poi come modello dal Comune di Reggio Emilia per organizzare, negli anni Sessanta, una rete di servizi educativi con mostre all'aria aperta, nei parchi pubblici o sotto il portico di edifici pubblici, per avvicinare i bambini alla gente, che osservavano con curiosità le iniziative.
E la scuola di Gabriella in Tunisia, narrata nel racconto premiato «Una Scuola Speciale», è un luogo senza porte né finestre, i cui collaboratori sono dotati di coda e criniera che mediano quelle attività atte a permettere ai bambini emarginati da problemi fisici e comportamentali di costruire un legame con sé stessi e le loro famiglie, per aiutarli a inserirli nella società di cui devono far parte. I pony di questa scuola fuori dall'ordinario sono i discendenti di quelli numidi, gloria della cavalleria di Annibale, originari dei territori nel nordovest della Tunisia, là dove troneggia il Tavolato di Giugurta, una strana montagna rocciosa dalla cima piatta che mi riporta all'inconfondibile profilo della Pietra di Bismantova, visibile da Sologno.
Ma Sologno è anche la località in cui si conobbero mio padre, geometra incaricato dal Comune per tracciare la strada con cui collegare il paese, che aveva solo una mulattiera percorribile, con la vicina località di Minozzo, e mia madre, sorella del sacerdote a cui venne affidata la parrocchia - dove si svolge la premiazione del concorso - dal 1949, per 17 anni.
Quando il verdetto della giuria ha laureato vincitore il racconto di Gabriella, che parla dei ricordi di una scuola di ieri e di quella innovativa che lei, con tenacia e tanti sacrifici, ha creato in Tunisia, non ho potuto trattenere le lacrime e ho stretto forte la mano di mia madre, che aveva insistito per accompagnarmi, rispolverando i suoi ricordi giovanili.
Mi sono emozionata perché è stato premiato il diverso e inusuale approccio educativo offerto dalla presenza animale, quell’educazione emozionale e sociale che permette a tutti i bambini di recuperare l’umanità e l’empatia che rappresentano la base fondamentale del bagaglio scolastico, quello che resterà impresso per tutta la vita.
E i cavalli costituiscono il fulcro fondamentale di questo metodo, dove la la loro presenza catalizza l'apprendimento, ma non solo. Basti pensare alle attività equiartistiche ideate proprio in Tunisia, nel Centro Ippico Mahdia. Tele-coperte di jeans che diventano lavagne interattive mentre i diversi animali, presenti contemporaneamente, lasciano al bambino la possibilità di scegliere il "compagno di giochi" in tutta libertà.
Leggendo, in sua vece, la lettera di ringraziamento, ho pensato a Gabriella, alla nostra amicizia, alla comune passione per la scrittura e all'amore per i cavalli che così tanto ci unisce.
«La Tunisia è solo al di là del mare, sull’altra sponda di quel Mediterraneo, teatro troppe volte di tragedie immani. Chi è, come me, in loco, ha il dovere di essere attivo sul territorio e di aiutare, ciascuno nel proprio piccolo, la comunità locale che rappresenta i Cittadini del Mondo. Essere Maestri di Vita non sempre è facile ma il cammino dell'educazione è entusiasmante ed arricchisce chi lo persegue. Da anni mi batto perché si creino progetti di formazione nella filiera equina, che fa parte del settore agricolo ma anche di quello educativo-sociale grazie alla zooterapia. Progetti che dovrebbero fruire del contributo della Comunità Europea con la partecipazione dei diversi attori nel bacino del Mediterraneo. Ma non è sempre facile coinvolgere un'amministrazione pubblica soffocata da una burocrazia che la zavorra. Nell’attesa che questo si avveri, comincio con l’aprire la porta della mia scuderia a quei ragazzi e ragazze che vogliono imparare un mestiere, attingendo ad un crogiolo in cui la cultura occidentale e questa nordafricana si fondono nel rispetto di entrambe perché, come ripeto sempre, ogni bambino di oggi è il cittadino di domani».
Forse il caso non esiste e Agatha Christie diceva: «Un indizio è un indizio, due indizi sono una coincidenza, ma tre indizi fanno una prova». Sicuramente questa giornata a Sologno è intrisa di un'adrenalinica magia. C'è un filo invisibile che unisce i singoli tasselli di un grande mosaico
La scuola innovativa di Malaguzzi e la scuola speciale di Gabriella mi appaiono, ora più che mai, l'emanazione di un unico pensiero, teso a sviluppare e dar voce alle potenzialità di ogni bambino. In particolare, Gabriella ha confermato la valenza educativa prodotta dagli animali. Il pensiero di Malaguzzi e l'esempio della scuola di Gabriella mi fanno pensare che, forse, i ragazzi nelle scuole di oggi potrebbero beneficiare dell'educazione all'empatia che gli animali sanno insegnare in maniera meravigliosamente unica. Un'empatia di cui la società odierna ha grande bisogno.