Salto ostacoli - Stranieri in patria
Se il tempo è galantuomo, la storia è figlia di buona donna. Puoi sbracciarti quanto ti pare: che quella medaglia è “storica”, che con quel risultato “si è fatta la storia” o l’altro avvenimento “rimarrà nella storia”. La maggior parte non lascerà traccia, se non tra le righe nascoste di un articolo o di una notizia ingialliti dagli anni. Anche perché alcune “imprese storiche” lo sono soltanto in quanto, dopo lunghi periodi di insuccessi, si è riusciti finalmente a ripeterle. Come - e c’è da augurarselo vivamente per la ripresa della specialità - l’eventuale qualificazione olimpica del salto ostacoli azzurro ai Giochi Olimpici di Parigi 2024, vent’anni dopo Atene 2004.
C’è un settore nel quale però la FISE potrebbe scrivere al maiuscolo la Storia, quello dell’allevamento del Cavallo Masaf (acronimo del Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste) cioè il Sella Italiano.
I tesserati alla Federazione Italiana Sport Equestri ruotano oggi intorno ai 135 mila, che vuol dire decine di migliaia di quadrupedi da mettere a disposizione per insegnare equitazione, far allenare e mandare in gara quanti hanno scelto il cavallo come attività ludica, amatoriale o professionale. Un giro di interessi che, nel Bel Paese, sta facendo la fortuna dei grandi allevamenti tedeschi, francesi, olandesi e belgi.
Gli italiani hanno una buona produzione - in alcuni casi ottima - che viene solitamente impiegata a livello medio, ma anche medio-alto come nell’ultima Piazza di Siena. Pur se poi sfocia in risultati di ottima caratura in Europa ed addirittura oltre Atlantico, come periodicamente informa il sito “Cavalli d’Italia”.
La FISE, protesa ad ottenere risultati che confermino la bontà della conduzione, non va però tanto per il sottile nel tutelare a fondo il “nato in Italia” e l’allevamento straniero spopola in tutte le Regioni. Nemmeno arginato dal Trofeo Giovani Cavalli (6 e 7 anni) targato Masaf che accetta anche soggetti esteri. Se non è zuppa, è pan bagnato.
D’altronde tra le tante stanze romane della Federazione al terzo piano di Viale Tiziano non ce n'è una con la targhetta "Allevamento". Per cui, finchè nelle squadre azzurre di ogni ordine e grado non sarà obbligatorio inserire un cavallo nazionale (come avviene, non ufficialmente, in Francia), ma sì, che salti lo straniero.