Salto ostacoli - La storiaccia
Nella tarda primavera 1968, al campo di regate del Lago di Paola di Sabaudia, il doppio del Circolo Canottieri Roma stampò, sulla canonica distanza dei 2 km, il miglior tempo di sempre di questa specialità remiera. Un kronos che gli avrebbe, con tutta probabilità, consentito l’ingresso alle finali dei Giochi Olimpici di Città del Messico in programma quell’anno. A capovoga del doppio capitolino c’era Gian Piero Galeazzi, futuro Bisteccone della tv. Per dissapori personali, al solito mascherati da motivi tecnici, la barca romana (l’altro vogatore era Giuliano Spingardi) non fu portata in Messico.
La storiaccia (l’esclusione all’ultimo momento di atleti validi da una manifestazione importante) una delle innumerevoli di cui sono pieni i cassetti delle Federazioni Sportive, ebbe un certo clamore nei meandri del Foro Italico, tanto che il CONI portò a proprie spese Galeazzi ad assistere ai Giochi 1968.
Non si sa se sarà così anche per Francesca Ciriesi, che la FISE ha messo fuori - in queste ultime ore - dalla squadra azzurra dei Campionati Europei di salto ostacoli di fine mese a Milano. Il motivo ufficiale è questo: “La scelta è stata presa per garantire il rispetto di Cape Coral. All’ultimo controllo, infatti, sono stati registrati dei valori che, sebbene non gravi, ancora non garantiscono il completo stato di perfetta forma della cavalla atleta, che insieme a Francesca Ciriesi rappresenta un importante binomio per la nazionale di salto ostacoli. La circostanza ha indotto quindi lo staff federale a preservare la compagna di gara di Francesca Ciriesi in questo Campionato d’Europa, anche in previsione dei futuri impegni agonistici che potrebbero vedere impegnata la nazionale italiana”.
Peccato per due, anzi tre, motivi.
Il primo è la risposta della Ciriesi ai controllori federali:
“Cape Coral è assolutamente idonea a competere e questo è certificato sia da una relazione veterinaria effettuata da uno specialista in merito che dai risultati ottenuti sul campo le ultime due settimane di gare. Inoltre vorrei aggiungere che mai avrei accettato una convocazione se Cape Coral non fosse in grado di competere, perché il suo benessere viene prima di qualsiasi impegno sportivo”.
Gli altri sono che i “futuri impegni federali” per Ciriesi/Cape Coral sottolineati dalla FISE - eventualmente Barcellona a fine settembre e magari Parigi 2024 - sono inconsistenti.
Come sa bene pure il selezionatore azzurro Marco Porro, qualora l’Italia non ottenesse una delle tre qualifiche olimpiche in palio nelle ormai vicine gare continentali all’ippodromo di San Siro, acciuffare l’unica che la finale mondiale della FEI Jumping Team Cup (18 squadre, metà delle quali ancora in caccia del passi per Versailles, sede dell’equitazione olimpica dell’anno prossimo) metterà a disposizione, sarà sulla carta impossibile con Brasile, Stati Uniti e altri per avversari.
Inoltre, a regola di bazzica (come si dice a Roma), l’atleta che ottiene la qualifica olimpica è, al 90%, lo stesso che scende poi in campo ai Giochi. Per cui, se a Milano l’Italia andrà a segno, sarà difficile che i vari Camilli, Gaudiano, Garofalo, Zorzi, Turturiello rimangano fuori nel 2024 da Parigi.