
L'immagine è tratta da "Equitazione figurata" Licart-Chambry. A sinistra in alto : estensione dell'incollatura, centrale la posizione rilevata corretta e in basso il cavallo incappucciato
Rollkur, quando l'equitazione cessa di essere arte equestre
Grazie a internet e ai nuovi mezzi di comunicazione possiamo facilmente raggiungere una quantità enorme di informazioni. Le opinioni circolano veloci e non è difficile trovare pensieri controcorrente che si discostano da notizie e pubblicazioni ufficiali. Ogni individuo ha la responsabilità districarsi tra queste nozioni e, analizzandole con attenzione e con il giusto senso critico, ha l’opportunità di giudicare egli stesso tra giusto e sbagliato, vero o falso.
I pensieri di più individui formano l’opinione pubblica che, si spera, arricchita da una consapevolezza condivisa, in questo mondo mediatico possa gridare così forte da rendere impossibile il non essere udita. Questo è auspicabile e possibile anche in equitazione.
L’iperflessione della nuca, rollkur o incappucciamento del cavallo come lo si voglia chiamare, consiste nel l’assunzione da parte del cavallo montato o nel lavoro a terra di una postura in cui la nuca viene arretrata rispetto alla proiezione della linea verticale con il terreno. Non è una postura naturale per l’animale, è fortemente dannosa, e viene considerata un abuso quando richiesta per tempo prolungato.
Con questo articolo vorrei parlare di come un abuso non abbia bisogno di “tempo” per essere considerato tale, di come purtroppo sia ormai una pratica diffusa, trasversale a tutte le discipline equestri e, oltre ai danni che provoca, di come sia assolutamente inutile ai fini per i quali viene impiegata.
PERCHÉ SI PRATICA IL ROLLKUR ?
È indiscutibile, risaputo e comprovato, che il cavallo da sella debba passare diversi stadi di addestramento prima di poter assumere la postura idonea a sopportare senza danni un peso sulla schiena. Questa progressione, una vola accettato l’uomo e il linguaggio degli aiuti, tramite i quali le due specie comunicano, porta il cavallo a tendere la linea superiore dorsale attraverso l’estensione dell’incollatura per rinforzare la schiena. Successivamente, quando il cavallo sarà correttamente preparato da poter assumere una posizione rilevata senza danneggiare il proprio sistema muscolare e locomotorio, si avanzerà nella progressione ginnica sino alla posizione ideale di ramener, cavallo rotondo, nella decontrazione muscolare, in cui il punto più alto dell’incollatura è la nuca.
Ma perché il ramener è da considerarsi la posizione ideale? Livello avanzato di una ginnastica che non cesserà mai di essere praticata? È fondamentale comprende come il cavallo in ramener, decontratto e mosso dall’impulso che mette a disposizione del proprio cavaliere, venga a trovarsi in una condizione di massima mobilità e maneggevolezza, qualità da sempre ricercata nelle accademie equestri e ancor prima nell’antichità dove faceva la differenza tra la vittoria o sconfitta in uno scontro tra cavalieri in guerra.
Oggi, la poca consapevolezza di chi opera nel settore e cavalli sempre meglio selezionati, che possono sopportare più a lungo un lavoro usurante, hanno contribuito a creare una postura intermedia tra estensione dell’incollatura e ramener che permette di dare al cavallo un aspetto “rotondo” senza che lo sia realmente. Questa recente tendenza, imbruttisce i cavalli che vengono prematuramente logorati da un triste addestramento, con il solo pregio di essere alla portata di tutti.
Non servono infatti grandi doti equestri, ne sensibilità o leggerezza per incappucciare i cavalli, non serve neppure coordinazione nel separare e applicare gli aiuti, bastano mani basse che agiscono sulla lingua dell’animale e imboccature severe che ricordano talvolta strumenti di tortura, non è raro infatti vedere torciglioni, catene e leve spaventose nelle bocche dei “nostri amici”. Per essere poi sicuri di centrare l’obbiettivo, basta usare redini di ritorno, redini fisse, martingale, anche e soprattutto su cavalli giovani o, ancora più terribile, ai primissimi stadi della doma. Tutto questo porta a perdere quelle sfumature di sensibilità e sensazioni tra cavallo e cavaliere, impedendo una corretta e sana messa in mano basata sul dialogo e comprensione. I cavalli nel tempo imparano a estraniarsi e i cavalieri si riducono ad autisti insensibili di macchine animali private della possibilità di esprimersi, spesso sin dalle primissime fasi dell’addestramento.
Purtroppo questa pratica è ormai così diffusa da renderla ai più accettata, viene anzi considerata propedeutica al corretto lavoro del cavallo.
UNA POSTURA SBAGLIATA E DANNOSA CHE ALLONTANA L’EQUITAZIONE DALL’ARTE EQUESTRE.
Il legamento superiore sovraspinoso (quello che possiamo sentire a partire dalla base della criniera del cavallo) per sostenere il peso del cavaliere sul dorso, deve tendersi, ma non stirarsi, quando la nuca arretra rispetto la proiezione verticale con il terreno il legamento viene eccessivamente stirato. Ovviamente più l’angolo della nuca si chiude, maggiore è il danno, non va sottovalutato anche il minimo incappucciamento .
O la nuca è dietro la verticale o non lo è, le vie di mezzo sono comunque e sempre inaccettabili in questo caso.
Nell‘incappucciamento, il tratto cervicale viene “spezzato” nel punto più debole, è infatti visibile un angolo a circa venti centimetri dalla nuca, tra la seconda è la terza vertebra cervicale, l’angolo della gola è chiuso e schiaccia le ghiandole parotidi che così compresse si gonfiano visibilmente. Il cavallo è compresso e palesemente in difesa dietro la mano.
Nella speranza di far tendere la schiena del cavallo, chi accetta o incentiva l’incappucciamento, impedisce il corretto funzionamento della sua biomeccanica.
Il legamento nucale, eccessivamente stirato, provoca dolori e spesso strappi muscolari. La muscolatura superiore del collo, deputata al rilevamento dell’incollatura ( splenio e complexus) diventa iperflessa, mentre è eccessivamente accorciata la muscolatura inferiore, gli abbassatori dell’incollatura (brachio e sterno-cefalici). Nella locomozione il rachide oscilla sul piano orizzontale, questi ammorbidimenti laterali sono resi possibili dalla flessibilità del tratto cervicale, ma nel cavallo incappucciato la muscolatura inferiore del collo è troppo raccorciata per permetterlo. Il collo, bilanciere naturale e porzione maggiormente flessibile della colonna vertebrale, è quindi escluso dai suoi compiti fondamentali e l’intera biomeccanica viene alterata.
La base dell’incollatura (il trapezio, a ridosso del garrese) può mettere in comunicazione l’incollatura con la muscolatura della schiena (quindi il bacino), solo quando i muscoli del collo si tendono. L’ipertensione causa un’eccessiva contrazione degli ileo spinali (muscolatura superiore della schiena che determina il suo sollevamento sul piano verticale nella locomozione), rendendo così impossibile la connessione del bacino con la base dell’incollatura, l’impegno dei posteriori in questa situazione rimane una chimera.
Oscillazioni alterate del rachide e mancata connessione con il bacino delle catene muscolari rendono impossibile la corretta biomeccanica, le andature si snaturano, il passo diventa ambio, il galoppo in quattro tempi, l’incollatura bascula in maniera anomala, i posteriori sono lontani, incapaci di ingaggiare correttamente sotto la massa, le schiene contratte e bloccate si manifestano spesso con code alte e agitate.
Sembra già sufficiente ma la verità è che i danni dell’incappucciamento non sono ancora finiti. Dopo la connessione del bacino con l’incollatura tramite l’utilizzo della schiena, la costante preoccupazione di ogni cavaliere è bilanciare l’equilibrio del cavallo (naturalmente sulle spalle) verso il treno posteriore per conferire più bellezza, mobilità e maneggevolezza oltre a una più equa ripartizione degli sforzi sui quattro arti. Portare il cavallo a questo cambio di equilibrio non è cosa semplice. I Maestri Classici hanno scritto a riguardo trattati e libri in quantità ma l’equitazione moderna ha pensato di semplificare tutto questo sapere. Così, il lavoro per rilevare l’incollatura e togliere peso alle spalle, per aprire la nuca come chiave di volta nel controllo dell’equilibrio del cavallo, ė stato sostituito da mezze parate (trazione retrograda sulle redini), dalla compressione dell’animale tra gambe e mani che dovrebbe far rilevare l’incollatura e ingaggiare il posteriore sotto la massa. La conseguenza è che risulta molto difficile vedere cavalli montati in queste condizioni che non si incappucciano e non cadono pesantemente sulle spalle.
Perché l’incappucciamento peggiora l’equilibrio del cavallo ? È facile capire che, se la nuca si abbassa sul piano verticale scarica più peso sul treno anteriore di quanto non faccia quando è rilevata e aperta. Possiamo provare noi stessi stando in piedi e sentire come cambia il nostro equilibrio quando guardiamo in alto, dritto o verso il basso. Ora proviamo a guardarci la punta dei piedi, sentiremo il nostro peso cadere in avanti ( per semplificare ho fatto questo esempio, ma se la logica non bastasse, basta informarsi su diversi studi scientifici misurabili e ripetibili ). Nella locomozione lo squilibrio del cavallo incappucciato peggiora. I brachio-cefalici, eccessivamente raccorciati non riescono a tirare le spalle in avanti ad ogni passo. I passi si raccorciano, la libertà di spalle viene meno, il baricentro si sposta ulteriormente in avanti facendo precipitare l’equilibrio del cavallo sulle spalle. Per quanto ci si sforzi con le gambe di spingere il posteriore avanti sotto la massa, l’equitazione diviene in questo modo sempre più faticosa e la corretta riunione del cavallo sempre più lontana e irrealizzabile . Raro infatti, se non impossibile, vedere nei più alti livelli di dressage un corretto piaffe da manuale come direbbero i classici. I cavalli non sono più sulle anche, indicatore della qualità e compiutezza del l’addestramento, ma in compenso hanno spettacolari trotti, dove le enormi qualità allevatoriali cercano di compensare quelle addestrative.
In iperflessione il cavallo non vede dove sta andando, infatti per scrutare e mettere ben a fuoco quello che osserva deve avere incollatura rilevata e nuca aperta, la tipica posizione del cavallo vigile al paddock che analizza uno stimolo lontano. Inoltre, solo quando l’asse della testa forma un angolo di 30-40 gradi con la verticale, il “sistema di navigazione” che si trova interno all’orecchio, può funzionare in maniera ottimale. Questo sistema controlla la percezione della forza di gravità e dell’ambiente che circonda il cavallo, allontanarlo quindi per lungo tempo dalla postura naturale dell’incollatura, causa gravi distorsioni del suo senso dell’equilibrio.
I danni morali non sono da sottovalutare. Quale espressività e partecipazione, quale collaborazione potremmo sperare da un animale piegato dal dolore e dalla fatica?
Possiamo concludere che per la salute del cavallo e per la buona riuscita dell’addestramento è fondamentale variare tra diverse posture ed equilibri ma per nessuna ragione è accettabile, neppure per brevi periodi, l’incappucciamento e l’iperflessione della nuca. L’alternativa è possibile e merita la nostra attenzione così da non venire dimenticata, si tratta dell’insegnamento dei Maestri Classici, attraverso i loro scritti e le persone che ne mantengono vivi i principi, i metodi e la saggezza.