Riflessologia per il cavallo e sviluppo della pro-socialità
La riflessologia è una tecnica antichissima di digitopressione utilizzata nei millenni da diverse civiltà abitanti in zone diverse del pianeta per alleviare i sintomi di malesseri leggeri e malattie più importanti. Le prime testimonianze scritte che ne rivelano le qualità curative sono state trovate nel 2330 a. C. a Sakkara in Egitto nella tomba del medico Akhmahor ritratto mentre applicava una digitopressione sui piedi e sulle mani dei suoi pazienti. La riflessologia si basa sul fatto che l’intero organismo si trovi proiettato sulle estremità e che stimolando punti precisi dei piedi e delle mani - detti punti riflessi - si arrivi, attraverso le vie nervose, all’organo corrispondente per riportarlo in equilibrio. Tutto in natura tende ad uno stato di equilibrio detto omeostasi, condizione indispensabile alla sopravvivenza degli esseri viventi. La riflessologia favorisce il ripristino dello stato di omeostasi e ha effetti a livello fisico ed emozionale. I benefici che derivano da un trattamento di riflessologia si riscontrano sia per chi lo riceve, in questo caso il cavallo, sia per l’operatore che lo pratica.
Con la riflessologia per il cavallo si propone un approccio che utilizza un tatto particolare in grado di elicitare una risposta gradevole nell’animale e che diventa anche motivo di cura dell’animale. E’ un movimento delle dita - in particolare del pollice - chiamato “a lombrico”. E’ noto come attraverso il tatto sia possibile trasmettere vari tipi di emozioni come gioia, simpatia, tristezza, paura, imbarazzo, amore, rabbia, gratitudine. Il tatto può essere di vario tipo, entità e forza. Può essere una spinta, un movimento ritmico, una carezza, un pizzico e può variare in durata e intensità e diventare piacevole o sgradevole. Il movimento “a lombrico” tipico della tecnica riflessogena, non è un movimento casuale, ma intenzionale e imparato per uno scopo preciso. E’ un movimento che crea benessere anche nell’operatore. Infatti, in termini di riflessologia, nel pollice è rappresentato il cervello e all’interno del cervello si trova l’ipofisi, la ghiandola responsabile della secrezione dell’ossitocina, un ormone tornato recentemente alla ribalta per i suoi effetti benefici sull’affettività e l’empatia. Di conseguenza, l’operatore che esercita la riflessologia sul cavallo, la esercita anche su se stesso stimolando la produzione endogena di un mediatore chimico che favorisce un atteggiamento pro-sociale.
La pro-socialità, l’altruismo, il fare per il benessere altrui sono tratti adattativi che Darwin aveva già intuito e posto nella sua teoria evolutiva sulla selezione naturale della specie. Per gli animali sociali infatti, comportamenti che cementano i legami tra individui sono necessari alla sopravvivenza del gruppo e dunque anche al benessere degli individui. Grazie alle ricerche scientifiche degli ultimi anni sembra che questi comportamenti pro-sociali siano mediati dall’ossitocina, un ormone prodotto dalla ghiandola ipofisaria. Fino a non molto tempo fa era noto soprattutto per il suo ruolo nel travaglio e nell’allattamento, ma studi recenti hanno dimostrato che ha altri ruoli importanti legati ai comportamenti affettivi e all’empatia. L’ossitocina infatti, aiuta a trovare risposte adattative positive allo stress, promuove l’orientamento verso l’altro, favorisce i legami sociali, stimola la fiducia in se stessi e sviluppa le capacità cognitive. Gli effetti dell’ossitocina che mettono in evidenza indizi di salienza sociali sono influenzati sia dal contesto in cui le persone coinvolte si trovano sia da fattori individuali e interindividuali. Per quanto riguarda il contesto le risposte differiscono se le persone che interagiscono sono familiari tra loro o se sono estranee. Per quanto riguarda i fattori individuali o interindividuali dipende dal genere, dallo stato ormonale, dallo stile di vita, dai traumi infantili, etc. Lo stimolo dell’ossitocina è particolarmente favorevole a persone che sono meno ingaggiate socialmente, ma lo è in misura minore se non addirittura negativa per quelle persone che per vari motivi temono la vicinanza stretta. Quindi la risposta alla quantità di ossitocina che una certa situazione scatena all’interno dell’individuo può essere influenzata da come la persona vede se stessa in relazione agli altri.
Il trattamento di riflessologia sul cavallo diventa quindi un momento per creare una circolarità nella relazione tra uomo e cavallo a beneficio di entrambi: l’uomo fa qualcosa di positivo per il cavallo e il cavallo rimanda qualcosa di positivo all’uomo. Lo stimolo tattile dell’uomo sul cavallo provoca una serie di reazioni biochimiche e fisiologiche in entrambi che si traducono in emozioni visibili sul cavallo, ma percepibili anche su se stessi e che possono essere verbalizzate, discusse ed elaborate per farne poi strumento di comunicazione e di relazione.