Riflessioni sulle carrozzelle romane
Mi sono in questi giorni interessata alla questione delle famose botticelle romane, le carrozzelle a cavalli che trasportano i turisti per il centro storico della città. Ho visto spesso, e non solo a Roma, cavalli adibiti a questo servizio spesso in cattive condizioni e comprendo bene la pressione da parte di molte associazioni animaliste per porre fine a questo sfruttamento. Recentemente il Comune di Roma ha rivisto il regolamento di circolazione di questi mezzi introducendo modifiche importanti volte a migliorare la condizione dei cavalli , oltre alla proposta di sostituire le stesse carrozzelle con mezzi elettrici che andrebbero pian piano a sostituire definitivamente il trasporto a cavalli.
I vetturini ovviamente non sono d'accordo, e il traffico improponibile della città è un fatto che rende più complicata qualsiasi proposta flessibile sui percorsi.
Io sono un'appassionata di cavalli da quando ero bambina. Ancora oggi, pur essendo i cavalli parte quotidiana della mia vita, mi emoziono se vedo un cavallo in un contesto non usuale, come può essere il passaggio di uno speciale reparto di polizia o di un calesse per la strada.
Mi impegno a diffondere idee sul benessere del cavallo e promuovo iniziative per migliorare la conoscenza di questo animale e delle sue esigenze e problematiche.
Quando leggo delle notizie cerco sempre di farmi un'opinione più possibile oggettiva e in questo caso non mi sento di prendere una posizione drastica e spiegherò perché.
La visione molto d’avanguardia che prevede il cavallo in gestione naturale, in cui le esigenze dell'uomo vengono messe da parte per il suo benessere, fino a smettere di montarlo per beneficiare quasi solo della sua osservazione comincia a diffondersi. Queste oasi felici, in cui i cavalli possono vivere in branco dandoci l'opportunità di osservarne il comportamento e studiare il modo migliore per avvicinarci a loro sono il frutto del lavoro di persone molto competenti e lungimiranti che offrono a cavalli e proprietari una vera alternativa. Sarà quindi questo il futuro (tra molti anni)? Se fossi un cavallo, me lo augurerei di cuore. Quello che mi domando è se una simile visione è sostenibile...
Se il cavallo lentamente scompare dalla cultura del nostro tempo, e viene confinato sempre più in una nicchia per pochi eletti, quali saranno i reali benefici?
Ci sono contesti in cui il cavallo è stato reintegrato con successo, come nella coltivazione biodinamica. In tutto il mondo i cavalli sono validi compagni di lavoro nella gestione del bestiame.
Trainare un carrozza moderna di peso medio, in buone condizioni fisiche e mentali, in un luogo consono e per un numero di ore limitato è per un cavallo meno degradante rispetto a girare ore e ore in tondino o in rettangolo con un principiante sulla schiena? Ma ogni cosa, cum grano salis. Il cavallo fa parte della nostra storia e cultura da sempre, ma se le nuove generazioni non avranno più occasione di scoprire questo mondo (ed è ben raro che lo facciano andando ad un concorso ippico) non vi si appassioneranno. Se non si scopre non si conosce, e di conseguenza non si rispetta né protegge. Un futuro in cui il cavallo è a fianco dell'uomo richiede sforzi di integrazione che vanno ben oltre lo sport e la competizione, trattandosi di un patrimonio da salvaguardare e mettere in risalto, con tutta la sua eredità storica e culturale.