Riflessioni sulla gestione degli stalloni in ambiente domestico
Diversi cavalli mi hanno occupato tempo e mente quest'estate, in particolare due stalloni, uno ospite per la doma tre mesi e uno in lavoro che invece rimarrà più a lungo. Cercando di gestirli al meglio ho riflettuto parecchio sul loro essere stalloni in ambiente domestico, riporto qui alcune considerazioni.
Una prima cosa è certa, la gestione di un cavallo intero non è semplice, soprattutto avendo a cuore che non rimanga per la vita isolato in un box. Dato che i miei principi mi spingono verso quella che è la Gestione Naturale del cavallo domestico, in cui si rispetta la sua esigenza di movimento e socialità, nel caso che lo stallone, per sua natura o organizzazione della scuderia, debba essere isolato, preferisco la castrazione e una gestione più rispettosa. Ugualmente in equitazione, quando il carattere forte dello stallone o l'inadeguatezza del proprietario, impediscono una serena e piacevole relazione, altrettanto consiglio la castrazione. Per inadeguatezza mi riferisco sia a quella tecnica che alla mancanza di esperienza in ambito equestre. Si sa, gli stalloni ne richiedono tanta. Ma esiste a anche una sorta di inadeguatezza caratteriale: una persona potrebbe semplicemente non avere l’attitudine giusta per imporsi su uno stallone, ne risulta ansia, confusione, aggressività da parte di entrambi, senza che realmente il cavallo si sottometta all'uomo. Insomma una lotta continua che non fa bene a nessuno, meglio castrare a mio avviso.
Ho cosi riflettuto sulla vita naturale degli stalloni per capire meglio i cavalli con cui mi relaziono.
I maschi in natura non vengono ovviamente castrati, sappiamo che ogni cavallo riveste ruoli specifici in base alle proprie attitudini, e lo stesso avviene per gli stalloni, non tutti sono “stalloni capobranco”.
Lo stallone capobranco protegge il branco dai predatori e monta le cavalle appartenenti al suo harem, quando in calore. Negli anni ho visto diversi branchi domestici che comprendevano un maschio intero che svolgeva questo ruolo. In alcuni casi questi soggetti svolgevano anche attività di equitazione. Devo dire, per quanto rari, tutti questi soggetti, molto fortunati, erano con le persone e durante le attività equestri estremamente equilibrati.
Lo stallone gregario, è un sottomesso al capobranco. Sono soggetti che vivono all’interno del branco, lo stallone “capo” gli impedisce di esibirsi in comportamenti sessuali. Anche in questo caso, ho assistito a cavalli che rivestono questo ruolo in branchi domestici. Lo stallone capobranco però non può assentarsi perché in sua assenza.. be si sa, quando il gatto non c'è i topi ballano… il gregario attenterebbe alle femmine ! Vista la complessità della situazione, in questi casi, i cavalli non svolgevano attività di equitazione. Ho pensato molto a questa figura. In equitazione, se vogliamo tenere intero un cavallo, noi dobbiamo rivestire il ruolo di stallone capobranco e lui di gregario. Ho assistito alla fuga di uno stallone entrato nel pascolo dove un castrone forte ed esperto rivestiva il ruolo di stallone. Il castrone ha sottomesso lo stallone grazie a uno scontro fisico non indifferente e molto pericoloso. Quando è stato possibile separarli, lo stallone era stato accettato e non manifestava nessun apparente interesse per le femmine, cioè per quello che era stato il motivo originale dell’incursione. Ho capito quel giorno che per avere una sana relazione con uno stallone è necessario possederne l'attitudine, non si tratta di forza, si tratta di leadership, non una normale tra cavalli ma una leadership da stallone, giusta chiara e consapevole. Se non la possediamo è una forzatura e uno sbaglio ostinarsi a lavorare con maschi interi. Uno stallone che non si sente gregario, forzato a non rivestire il suo ruolo di stallone, è un cavallo molto frustrato.
Gli scapoli, gruppi di maschi respinti dal branco, in cerca di un proprio gruppo, pronti a lottare per ottenerlo. Uno stallone che non si sottomette al capobranco conquista tale ruolo mediante un forte scontro fisico, o viene ferito a morte o gravemente nel tentare, oppure viene allontanato e prende parte a bande di scapoli. Non amo lottare, penso quindi che se sporadici conflitti e un mare di attenzioni non bastano a sottomettere lo stallone (perché inutile girarci attorno, lo stallone nei nostri confronti deve essere un gregario) sia preferibile la castrazione.
Stalloni e gestione naturale. Lo stallone che mi è stato affidato in lavoro vive in capannina con paddock, il pascolo del branco arriva sino al confine del suo recinto, le palizzate sono separate da una stradina larga circa quattro metri. Orfeo ha un carattere splendido ma estremamente libidinoso, è fermamente convinto di avere il diritto di montare le cavalle, tutte quante. Ho passato i primi tre mesi ad instaurare una relazione con lui, non ho permesso al branco di avvicinarsi al suo paddock per evitare “problemi” che io non fossi capace di gestire. In un paddock adiacente era presente un secondo stallone. Ho cominciato il lavoro con le cavalle un mese fa, un mese frustrante e faticoso, per entrambi. È da circa una settimana che sembra “rassegnato” a cedermi il ruolo quando siamo insieme, l’unica convivenza possibile è che in mia presenza rivesta il ruolo di gregario. Ora è finalmente nuovamente un piacere lavorare insieme vicino alle cavalle.
Ho conosciuto stalloni fortunati a cui è concesso uno o più amici castroni con cui vivere, un branco di cavalle con vari proprietari, non tutti intenzionati a vedere nascere puledri, non sempre è la compagnia giusta. Uno stallone nato e cresciuto in isolamento non sempre è inseribile in un piccolo gruppo a causa della eccessiva aggressività, l’unica soluzione potrebbe essere un paddock come il mio confinante con altri soggetti.
Ci sono tante componenti da valutare bene prima di decidere se avere uno stallone in scuderia, la sicurezza, l’adeguatezza degli spazi, delle persone e il benessere del cavallo.
Giulia Gaibazzi, www.equitazioneinarmonia.it .