Ricerca Fise -Luiss, speriamo non attiri qualche squalo
Sembra accertato che gli squali siano attirati dall’odore del sangue. Gli scienziati non l’hanno ancora ben definito ma pare che i governi siano invece calamitati da un altro effluvio, quello dei soldi.
Il recente convegno della Federazione Italiana Sport Equestri (FISE) ha rivelato come il cavallo, oltre ad essere un atleta (anzi l’atleta per eccellenza in quanto è soprattutto lui che suda e fatica nelle competizioni di equitazione, anche se su comunicati e media il suo nome appare poco) è pure un produttore - come molte discipline - di “opportunità lavorative ed economiche”. Cosa da far rizzare le orecchie a chi già una bella rastrellata al patrimonio sportivo l’ha data con la creazione di Sport e Salute.
Il settore finanziario statale sugli introiti creati da altri cavalli - le scommesse ippiche - si è in precedenza avventato, inglobandole nei Monopoli e spostando trotto e galoppo da enti tecnici esperti del settore a scrivanie, gravate da montagne di pratiche, del Ministero dell’Agricoltura (MIPAAF). Mettendo il tutto nelle mani di un sottosegretario governativo su cui pesa pure un’attività nazionale di poco conto, la pesca, praticata in Italia su una strisciolina di costa marina lunga appena 8.300 km. Il risultato è stato che oggi gli scommettitori vanno cercati col lumicino, i premi pagati alle scuderie dopo un anno, gli ippodromi costantemente sul piede di guerra, il galoppo nostrano ogni giorno perde un pezzo, il trotto ha campioni che corrono a tribune deserte.
Il convegno ha messo in luce come la forza-lavoro della FISE (oltre 170 mila tesserati) crei ricadute che variano da 2,3 a 3 miliardi di euro sul PIL nazionale. Ulteriori ricadute potrebbero essere quantificate sui PIL di altri Paesi, di quelli che da anni riforniscono di cavalli i nostri circoli ippici e quindi i tesserati FISE, avendo l’Italia un settore allevatoriale (per l’equitazione) non davvero inesistente ma sicuramente modesto. Tanto per fare qualche numero, un decimo di quello tedesco.
Comunque la FISE aveva necessità di spostare i riflettori sul fattore economico - e sull’immagine nuova e forte fornita da avvenimenti prestigiosi quale Piazza di Siena, come ha sottolineato il presidente del CONI Giovanni Malagò - perché la “missione delle Federazioni, che è quella di ottenere il maggior numero di medaglie e primati sportivi” citata dal presidente federale Marco Di Paola, quest’anno ha, nella nostra equitazione, lasciato parecchio a desiderare.
Il convegno, abbinato all’istituzione prestigiosa della Luiss, ha fatto giustamente notizia. C’è da augurarsi che l’odore dei soldi non attiri qualche squalo.