Relazione con il cavallo, avere o essere?
Tutti i giorni faccio il box al mio cavallo, preparo i suoi pasti, gli integratori, ne controllo lo stato fisico e curo quei piccoli e grandi imprevisti che intervengono nella salute degli equini; quando non riesco ad andare, trovo qualcuno fidato che lo faccia per me.
Non è facile perché ho un lavoro, una famiglia, vari impegni... certi giorni è una corsa continua ma quando arrivo da lui mi rigenero.
Stare vicino al proprio cavallo, con gatti che si strusciano sulle gambe mentre si fa il box, ammirare un panorama rilassante mentre si svuota la carriola nella letamaia, contribuisce a dissolvere la stanchezza provocata dallo stress quotidiano.
Di solito sono sola, immersa nel silenzio, circondata da prati, alberi e da un cielo che ogni volta regala sfumature e colori differenti rendendo consapevoli di essere nulla più che un piccolo granello di polvere... mi perdo in quella immensità ma allo stesso tempo mi percepisco parte di essa, respirando un calore che dona serenità.
Dopo una giornata in cui spesso tutto appare complesso e difficile, mi ritrovo a ripetere dentro di me che in quel luogo tutto è invece sorprendentemente semplice e incredibilmente piacevole, nonostante la fatica fisica. Forse, se ogni tanto ci fermassimo a prendere fiato, ce ne renderemmo conto ed eviteremmo di complicare e abbruttire il mondo correndo freneticamente dietro al nulla.
Negli ultimi cinquant'anni la tecnologia ha migliorato la vita portando grandi comodità ma credo si siano persi i valori e la saggezza alla base della “società di una volta”, così come l'abitudine a lavorare duro per ottenere cose che oggi sono alla portata di tutti e che vengono date quasi per scontate.
I nostri nonni non conoscevano la parola “etologia” ma sapevano applicarla e tramandarla chiamandola esperienza e buon senso. L'interesse per ciò che è moderno ha etichettato quel patrimonio come “superato” e ora, dopo averlo dimenticato, ci troviamo a importare dall'estero idee e metodi di addestramento naturale come se fossero rivelazioni illuminanti.
Quel che più preoccupa del nostro modello di società consumistica è la mentalità dell'usa e getta che porta ad applicare a persone e animali il concetto di funzione.
Un oggetto serve per uno scopo preciso terminato il quale non è più utile: alla fine lo si butta via o lo si lascia al proprio destino. Quindi anche un cavallo a fine carriera, che si infortuna, che non offre più le caratteristiche tecniche richieste o adeguate al cavaliere.
Eric Fromm, filosofo e psicanalista tedesco, ha scritto un'opera intitolata “Essere o avere?” in cui analizza alcuni dei meccanismi che governano il comportamento umano.
Molti pensano che per essere un cavaliere sia sufficiente possedere un cavallo, un buona sella e l'attrezzatura giusta: se poi si conquistano trofei si ha il suggello che conferma la prestigiosa qualifica.
E' più facile avere e apparire piuttosto che essere. Essere vuol dire vivere il presente godendone gli attimi e accettandone i mutamenti, come il fatto che il proprio cavallo invecchi e non sia più idoneo all'attività che preferiremmo fare con lui. Essere è possibile solo se non si possiede un animale ma se lo si considera un amico con cui condividere bei momenti: quando le circostanze mutano occorre rinnovare il modo di stare con lui per continuare a godere gli attimi senza attaccarsi a un unico approccio scoprendone dei nuovi.
Un amico è nostro pari, non una motocicletta da mettere in garage o cambiare quando ci si stanca.
E' più comodo gettare via che rispettare e accettare, così come è meno faticoso pretendere di trovare il cavallo pronto per la lezione e andarsene via appena finita. Solo così è più semplice “chiudere la porta” quando l'animale non va bene e sostituirlo con un altro. L'egoismo umano, per giustificare le azioni, spinge a motivarle sulla base dei personali interessi etichettando le situazioni nel modo più opportuno per tacitare la coscienza: si dirà che l'animale non si affeziona perché non prova sentimenti umani, che di lui si occuperà un altro acquirente, che finire al macello è il suo destino e non ci si può fare nulla...
Prendersi cura del proprio compagno a quattro zampe, pulirlo, nutrirlo, medicarlo, è pesante ma regala soddisfazioni difficili da descrivere che permettono di intrecciare un rapporto talmente profondo da rendere impossibile “chiudere la porta”.
Perché il cavallo non è un semplice animale: è magia. Solo toccandolo e sporcandosi gli abiti di crini è in grado di attivare una misteriosa energia che penetra in profondità, facendoci scoprire qualità e sensazioni che ci fanno stare bene. Dentro.
Diversamente è esteriorità e apparenza.