Quando le statue equestri svettavano nell'antica Roma
Una scultura a tutto tondo, quasi sempre in bronzo, che raffigura un uomo in sella a un cavallo: così viene definita una statua o monumento equestre.
Pensate che, in base ai “Cataloghi Regionari”, una sorta di elenco dei monumenti dell’antica Roma, nel IV secolo d. C. avremmo ammirato, in città, addirittura ventidue ( o ventitrè, secondo un’altra versione ) statue equestri di bronzo.
E’ indubbio che con questi splendidi monumenti si volesse simboleggiare la celebrazione del personaggio trionfatore ( un generale, un imperatore,ecc. ) , con un evidente significato propagandistico sul piano politico-militare.
Ma, per noi appassionati di ippica, il bello è che le statue venivano chiamate “equi magni”, cioè, “grandi cavalli”. Quasi ad esaltare, rispetto allo stesso, famoso cavaliere, il suo cavallo, tant’è che nelle fonti storiche troviamo, ad esempio, le espressioni “Equus Domitiani”, “Equus Traiani” ( il cavallo di Domiziano; il cavallo di Traiano ) , con il cavallo, quindi, davvero in primo piano!
Tra i modelli che ispirarono i monumenti equestri romani, spicca la magnifica “turma Alexandri” del grande scultore greco Lisippo, che scolpì, in uno spettacolare gruppo di ben ventisei statue equestri, Alessandro Magno e i venticinque cavalieri della sua guardia del corpo, morti in battaglia contro i Persiani presso il fiume Granico ( 334 a. C. ) .
In ogni caso, il gruppo scultoreo fu portato a Roma dopo la conquista della Grecia ( 146 a. C. ) ed esposto in quell’autentico museo a cielo aperto che era il portico d’Ottavia ( ma, in origine, di Metello ) .
E’ curioso notare che, secondo quanto riferisce lo storico Tito Livio, la prima statua equestre a Roma sarebbe stata eretta ( con un “nuovo genere di onore” ) sulla via Sacra, per celebrare l’eroismo di Clelia nella guerra contro il re etrusco Porsenna ( fine del VI secolo a. C. ) .
Sempre Livio scrive che altre tre statue equestri sarebbero state erette nel Foro romano ( in pratica, il vero cuore pulsante della città antica ) , in onore dei consoli Lucio Furio Camillo e Caio Menio, vincitori della Lega Latina nel 338 a. C. , e Quinto Marcio Tremulo, trionfatore sugli Ernici e gli Anagnini nel 306 a. C. .
Poi, in ordine sparso, citiamo i “grandi cavalli” di Manio Acilio Glabrione ( la prima statua in bronzo di un “mortale” ad essere dorata, secondo Tito Livio ) , di cui resta, forse, il basamento vicino la chiesa di San Nicola in Carcere, verso il Teatro di Marcello; di Quinto Marcio Re, di Scipione Asiatico, di Fabio Massimo, dei Metelli e di Emilio Lepido, sul Campidoglio; di Giulio Cesare e di Augusto, nella piazza dei rispettivi Fori; di Settimio Severo e di Costantino, nel Foro romano; di Silla e di Costanzo II, nel Comizio, presso la Curia ( sede del Senato romano ) . Di quest’ultime statue restano le relative basi ( IV secolo d. C. ) , pur se quella di Silla è di incerta identificazione, in quanto riutilizzata sotto l’imperatore Teodosio.
Purtroppo, di tanta bellezza non rimane quasi nulla ai giorni nostri, poiché il bronzo, in tempi successivi all’età tardo-antica, venne fuso per essere riutilizzato ad altri fini.
Tuttavia, per nostra fortuna, è possibile ammirare, in tutta la sua colossale mole e l’esaltante plasticità, l’unica statua equestre in bronzo dorato a noi pervenuta, quella dell’imperatore Marco Aurelio ( 161-180 d. C. ) .
Anche rinunciando a godere dell’originale nel Palazzo dei Conservatori sul Campidoglio ( Musei Capitolini ) , basta fermarsi nell’omonima piazza, di fronte alla perfetta copia al vero, collocata su un piedistallo attribuito al grande Michelangelo.
L’imperatore viene raffigurato in abiti civili, nell’atto di compiere un gesto di pacificazione, forse nei riguardi di un barbaro prigioniero che poteva vedersi, in origine, secondo alcuni studiosi, sotto la zampa destra del cavallo.
Un vero e proprio “binomio” cavaliere-cavallo, esaltato all’ennesima potenza!