Quando il fantino vittorioso è una ragazza
L'odore dell'erba bagnata, di stallatico, di cuoio... il tamburellare felpato del galoppo sul prato, le voci e le grida eccitate della gente...la robusta gagliardia dei quadrupedi, le giacche colorate dei fantini...". Chi segue con passione le corse al galoppo (come l'autore di queste righe, il filosofo Fernando Savater, che ha scritto un bellissimo libro sulle corse intitolato "A cavallo tra due millenni" uscito per l'editore Laterza) amerà un film australiano uscito in Italia pochi mesi fa con il titolo "La campionessa" - disponibile in dvd, e anche in streaming - tratto dal romanzo autobiografico di Michelle Payne, una fantina australiana che nel 2015 ha vinto - unica donna nella storia della più importante competizione di quel continente - la Melbourne Cap.
Una storia vera, dunque. Gli australiani, si sa, sono pazzi per il galoppo. Come gli inglesi. Il loro grande campione degli anni Trenta, Phar Lapp, è tutt'ora un mito, (raffigurato nei francobolli) a cui è stata dedicata una casa - museo. Il galoppatore con cui Michelle vince la Merbourne Cap, nato in nuova Zelanda, si chiama Prince of Penzance, ma questa volta ad entrare nel mito è lei, Michelle, capace di aggiudicarsi una corsa che ha sempre visto una scarsissima partecipazione femminile: soltanto cinque fantine in oltre centocinquanta anni. Ma abbandoniamo la cronaca per parlare del film, diretto con sapienza da una regista, Rachel Griffith, che è stata un'attrice di qualche rilievo (nel 1998 fu candidata all'Oscar come miglior attrice non protagonista per il film "Hilary e Jackie") capace di misurarsi non soltanto con le sequenze delle corse, ma anche con la complessa vicenda familiare della protagonista, interpretata dall'attrice australiana Teresa Palmer e dal bravo Sam Neill, nel ruolo del patriarca, precocemente rimasto vedovo con una schiera di figli da crescere.
Michelle è la più piccola di casa, e - come tutti gli altri - dopo la scuola accudisce i cavalli dell'allevamento di famiglia. Dei dieci figli - maschi e femmine - otto diventeranno, per passione e per tradizione di famiglia, fantini. Una vita durissima, costellata di incidenti - Bridget, una sorella di Michelle, muore in una corsa - ma alla quale nessuno pensa di rinunciare, nonostante la sveglia suoni alle tre del mattino, nonostante le saune e le diete per entrare nel peso, nonostante i rischi quotidiani. L'unico ad avere forti resistenze alla decisione di Michelle di continuare a gareggiare dopo una caduta che le causa una gravissima emorragia cerebrale, da cui si rimetterà dopo mesi e mesi di rieducazione, è proprio il padre. Che, dopo aver già perso una figlia, teme per la sua incolumità e per questo la vorrebbe accanto a sé nell'allevamento, ma non impegnata nell'agonismo.
Ma Michelle non intende ragioni "tu non hai chiesto di ritirarsi agli uomini di casa e anche loro hanno avuto dei brutti incidenti" e riscende nuovamente in pista, collezionando in carriera 3200 corse, qualche centinaia di vittorie e 16 fratture. Nonostante le sue belle prove, la domanda che l'intero mondo dell'ippica continua a porle, ogni volta che si candida a correre, è: "Chi te lo fa fare? Lascia perdere". Per poi proseguire: "una ragazza non può avere tecnica". Senza accennare alle prestazioni sessuali che talvolta le vengono richieste "per darti la possibilità di scendere in pista".
Il film racconta con tocchi efficaci quanto il mondo del galoppo sia squisitamente maschile, e serenamente tracotante nei confronti delle donne che vogliono gareggiare: illuminante, in questo senso, è la scoperta che fa Michelle - e noi con lei - di come non esista uno spogliatoio per le fantine. Alla prima competizione importante è costretta a cambiarsi in un magazzino sulla cui porta hanno appeso un ballonzolante e provvisorio cartellino "spogliatoio femminile". Alla fine del film - e alla vigilia della Melbourne Cap - lo spogliatoio delle donne è finalmente un luogo appropriato. Il cavallo con cui Michelle gareggia e vince è "acciaccato" quanto lei: ha già un'età ragguardevole per un galoppatore, sei anni, e la sua vita è stata costellata di incidenti e di operazioni (in rete si accenna anche alla notizia che il suo precedente allenatore Darren Weir è stato poi inquisito per maltrattamento animale). Ma fra i due scatta un "quid" segreto, di cui solo Michelle è pienamente consapevole. E per questo insiste con i dubbiosi proprietari perché venga iscritto a una corsa che tutta l'Australia segue con passione.
I due vinceranno - e il padre, che non è all'ippodromo, assiste alla corsa da casa, seguendole in tv, una scena che ha regalato al bravo Sam Neill l'occasione per una bellissima performance d'attore - imponendosi sul gotha dei fantini convenuti per quella corsa, gente del calibro di Franckie Dettori. Michelle vince anche grazie all'assistenza dell'unico uomo che ha sempre avuto fiducia in lei: suo fratello Steve, che è il suo groom. Steve ha la sindrome di Down e questo lo rende una creatura più aperta, libera e innocente dei molti maschi che ruotano in quel mondo. Il film delinea questo personaggio senza alcun sentimentalismo, ma con una grande, vitale finezza.
Come spesso accade nei film tratti da romanzi autobiografici, c'è un po' troppa carne al fuoco: l'infanzia di Michelle poteva esser narrata più ellitticamente, entrando subito in medias res. Ma è molto bello il racconto di cosa significhi montare a cavallo, conoscere i terreni, avere pazienza nel cercare un corridoio per uscire dal gruppo, quando si è in gara. Se si fosse dato un po' più di spazio alla vicenda di Prince of Penzance, alla sua odissea di galoppatore maltrattato, gli equilibri narrativi fra uomini e cavalli sarebbero stati, a mio vedere, più giusti. Ma si sa che nell'agonismo e soprattutto nel galoppo il cavallo è un mezzo, non un fine. E pensare che - pensandoci bene - questo film racconta la storia di tre vincitori, che nella reciproca, affettuosa, alleanza sono capaci di abbattere ogni limite: essere una ragazza in un mondo di uomini; un cavallo in balia di un allenatore malfattore e un groom con la sindrome di Down. In ogni caso... da non perdere.