Quando i due anni vincevano il Chiusura, sabato torna la volata
MILANO. E' la corsa del tempo del foliàge, San Siro che si veste dei colori autunnali, foglie rosse, marroni, gialle, arancioni. E' il Chiusura, oggi soltanto una condizionata ma un tempo con una funzione primaria nello stabilire le gerarchie dei due anni.
Tesio ci indirizzava, su quel selettivo 1400 di pista dritta, le speranze di scuderia per la stagione successiva, i due anni che nei primi assaggi avevano mostrato stoffa, mezzi e un modo di muoversi da futuro campione. Così l'albo d'oro della volata in dirittura che torna sabato a Milano è una miniera di diamanti: Nogara, pensate la mamma di Nearco, su quel 1400 con arrivo al terzo traguardo trionfò a tre anni, nell'edizione dell'anno 1931.
Quattro anni dopo, autunno 1935, compare sulla scena la futura regina del galoppo. Si chiama Archidamia, e' una puledra di due anni che appartiene alla Razza del Soldo dei fratelli Crespi, cotonieri e proprietari del Corriere della Sera. Quel sole che rischiara il cielo grigio d'autunno, al passaggio d'età si sarebbe rivelata una montagna di muscoli, con una testa enorme. Diventando un'imbattibile stakanovista delle piste con una collana di successi straordinari. Da quel Chiusura il successivo passo sarebbe stata la passerella nel Pisa, quindi le affermazioni in classiche come Regina Elena, Parioli, Derby, Oaks, Gran Premio d'Italia e Gran Premio di Milano. Archidamia apre un'epoca di predominio nel Chiusura dei puledri.
avvantaggiati dalla tabella dei pesi per età: anni 2 kg 50; anni 3 kg 59; anni 4 e oltre kg 59,5.
Tesio domina in quella seconda metà degli anni Trenta: nel 1936 vince con El Greco (2 anni), l'anno successivo i binocoli inquadrano uno dei più grandi cavalli apparsi sulle piste del galoppo mondiale, Nearco, vestito del biancorosso di Dormello, che sul traguardo precede l'alleato El Greco. Nel 1939 un altro big di Tesio si rivela nel Chiusura, si tratta di Bellini, puledro di due anni figlio di Cavaliere d'Arpino.
Spesso il genio piemontese schiera diverse pedine nella classica di fine stagione, è così nel 1947 con Naucide, figlio di Bellini, che precede Astolfina (da Niccolò dell'Arca), con al terzo posto Fante, un figlio di Nesiotes che fu un habituè della corsa: vincitore a due anni nel 1944, bissò nel '45 poi ancora un terzo posto e un secondo, quest'ultimo piazzamento conseguito a sei anni nell'edizione del 1948, battuto da Astolfina.
Il biancorosso con croce di Sant'Andrea al proscenio anche nel 1950 grazie al due anni Daumier, un erede di Niccolò dell'Arca, lo stallone performante con i suoi figli su questo percorso. Per Tesio-Incisa anche qualche sconfitta bruciante, come quella di Toulouse Lautrec nel 1952, a vincere è Alberigo (da Traghetto).
Nel tramonto degli anni Cinquanta ci pensano due soggetti sopra le righe a far tornare il sorriso, nella volata della San Siro d'autunno, al biancorosso di Bolgheri che ha elaborato il lutto della scomparsa del Maestro: nel 1957 la quattro anni Barbara Sirani e puoi un altro futuro meraviglioso sogno, Marguerite Vernaut che nel 1959 con la sua classe irrompe sul prato dove anche Hemingway aveva rivolto lo sguardo.
Era così poesia, quel galoppo a Milano, che gli scrittori o giornalisti come Mario Fossati e Luigi Gianoli ne rimanevano ammaliati, rubati per sempre, tanto da trovare parole scelte per raccontarlo. Sabato torna, questa corsa ricca di fascino senza tempo, una Gran Signora dell'ippica, il Chiusura che ha alimentato la fantasia di generazioni di appassionati, allenatori, fantini, scrittori e di quei proprietari di cavalli da corsa che ancora sognano di alzare la Coppa di questa galoppata in pista dritta.