Piazza di Siena, troppe ombre
in un concorso fatto al risparmio
MAI COME QUEST'ANNO, nel quale avrebbe dovuto festeggiarsi l’ottantesima edizione del concorso ippico CSIO di Roma, Piazza di Siena ha rivelati i segni di un decadimento inaccettabile. Decadimento nell’organizzazione, nell’allestimento, nel senso di trascuratezza che si respirava nell’aria. Chi la ama, ha stentato a riconoscerla. E sono in molti a pensarla così. Non stiamo ovviamente parlando della parte sportiva dell’evento. Anche se le dichiarazioni dei cavalieri tedeschi durante la conferenza stampa della Coppa delle Nazioni hanno lasciato intravvedere una certa delusione per un percorso di gara poco in linea con le loro aspettative (o necessità) di preparazione alle Olimpiadi di Londra.
Ma tant’è, anche questo può far parte del gioco.
Quello che invece si fa fatica ad accettare è di vedere l’anello esterno che circonda il campo di gara trasformato in un deposito di attrezzi, la desolazione dell’ex villaggio degli sponsor, la totale assenza di qualsiasi, seppur minima, decorazione ornamentale. Certo, ce ne rendiamo conto, la Fise ha dovuto giocare al risparmio. Chiamata a dover organizzare l’evento in prima persona con tempi e soprattutto risorse ridotte al minimo (sembra che a causa della rottura del contratto con Infront sia venuto a mancare circa un milione di euro in sponsorizzazioni), ha deciso di tagliare i costi ad esempio riducendo drasticamente (forse più del 50%) il numero delle tribune.
E anche questo si può capire, ma se si decide di mettere in vendita i posti della “tribuna d’onore” non sarebbe stato meglio chiamarla tribuna Vip? Forse il Colonnello Raimondo D’Inzeo avrebbe capito al volo che… non era posto per lui! Il problema non è solo di natura terminologica, è che disturba un po’ pensare che si possa acquistare, con un esborso che oscillava tra gli ottanta e i cento euro addirittura, un "posto d’onore” .
Sempre in tema di fare cassetta (cosa ovviamente in sé non disdicevole), era proprio necessario che il visitatore, appena imboccato il viale che porta al campo di gara, avesse la ventura di incontrare un rispettabilissimo (ma decisamente fuori luogo) venditore di porchetta che urlando a squarciagola promuoveva la sua merce “calda calda”? Un caro amico (nonché ex cavaliere) che mi camminava a fianco tra l’ironico e il perplesso ha commentato “speriamo di non trovare, l’anno prossimo, anche una macelleria equina”. Ovvio che si tratti di una battuta, ma rende bene il senso di straniamento che ha preso molti degli habitué! Alcuni dei quali, forse per riandare con la memoria ai perduti fasti, si sono messi a cercare la tanto decantata mostra fotografica che avrebbe dovuto celebrare l’ottantesima edizione della manifestazione. Ma sono rimasti delusi. A parte la difficoltà di individuare dove fosse posizionata (va bene risparmiare, ma una piccola indicazione non avrebbe certo mandato in rosso il bilancio) non si può dire che otto pannelli e qualche didascalia buttata lì (tra l’altro allestiti a manifestazione già abbondantemente iniziata) potessero fregiarsi del titolo altisonante di “mostra”.
Buona invece l’idea di consentire con un costo minimo (dieci euro) l’accesso alla manifestazione, ma anche qui c’è un... ma. Chi avesse avuto la ventura di camminare sul prato di Piazza di Siena domenica al termine del Gran Premio Roma, avrebbe avuto la spiacevole sensazione di aggirarsi in una discarica tra giornali buttati per terra, lattine ed altre piacevolezze. Nessuno vuole attribuire le colpe dell’inciviltà di molti spettatori al comitato organizzatore, ma qualche controllo in più non ci sarebbe stato male… non fosse altro che per non dare ragione agli ambientalisti!
Infine un’ultima riflessione. Anche quest’anno si è riaperta la controversia sulla gara di potenza. I fedeli lettori di Cavallo2000 sanno quale sia la mia opinione in merito. Inutile quindi riproporla.
Quest’anno però il comportamento del cavaliere irlandese Sweetnam non è certo stato tale da attenuare le polemiche. Dopo una caduta (oltre la linea del traguardo) che comunque gli consegnava la certezza della vittoria, ha voluto lo stesso tentare di saltare i due metri e trenta. Certo i cinquanta mila euro di super premio fanno gola!
Al presidente della Fise, che in conferenza stampa ha dichiarato “di aver sperato che dopo la caduta e la certezza di aver vinto il cavaliere irlandese la finisse lì”, vorremmo dare due suggerimenti. Eliminare il super premio al fine di impedire che altri in futuro cadano in tentazione e soprattutto pensare (in tempi ragionevoli) di eliminare una gara brutta che sa più di circo equestre che di grande avvenimento sportivo. Lo so che, come lui ha dichiarato, la potenza “è molto amata dal pubblico romano” ma educare alla cultura equestre e al rispetto del cavallo non dovrebbe essere uno dei compiti della sua federazione?