Onore azzurro salvo ai Mondiali di Completo.
L’abitudine nello sport - e nella vita - è cattiva consigliera e ha, come una moneta, due facce: dormire sugli allori e abituarsi alla mediocrità. L’equitazione italiana, dopo decenni di supremazia internazionale ed alcuni sprazzi (anche recenti) di gloria, sta rischiando di cadere nella seconda situazione. Almeno a livello olimpico.
Nel dressage la FISE ha dato forfait ai recenti Mondiali di agosto in Danimarca. Nel salto ostacoli la squadra azzurra è tornata da Varsavia, a metà settembre, con in tasca il rientro in Divisione 1 e sperando che lo stellone non l’abbandoni nel 2023 come ha fatto i due anni precedenti. Nel completo, giocando in casa con i Mondiali a due passi da Roma e invasi dal pubblico, il team italiano è rimasto sempre nella parte bassa della classifica, lontano anni luce dal podio e con le prime carte olimpiche per Parigi 2024 finite in mano pure a chi veniva dall’altra parte della Terra.
L’onore ai Pratoni del Vivaro lo ha salvato - magari non tutto ma una bella fetta - l’Arma nei secoli fedele, stavolta impersonificata da due carabiniere, l’effettiva Arianna Schivo e la promossa sul campo Quefira de l’Ormeau, 36 e 18 anni. Quasi coetanee visto che il tempo passa più in fretta per gli equini.
L’exploit - ai Campionati del Mondo appena conclusi sul rinato complesso dei Castelli - della figlia dell’olimpico a Monaco 1972 nel salto in alto Gian Marco e della sua (in comproprietà) baia transalpina è tutto nei numeri. 58° posto e 33.3 punti negativi al dressage, 42° e 14.4 punti dopo il cross, 30° (migliore della squadra azzurra) e 0.0 al termine del salto ostacoli, con il primo dei 12 percorsi netti (riuscito al binomio britannico neo iridato Yasmin Ingham/Banzaidu Loir ma non al superfavorito tedesco Michael Jung/fischerChipmunk FRH) della giornata conclusiva.
Si temeva che Quefira, dopo la pesante sgroppata di oltre 5 km e 42 salti del cross, avesse problemi a superare per la stanchezza l'ultima ispezione. Invece domenica era bella e lucida, tanto che la capo-equipe dell’Italia Katerine Ferguson Lucheschi ha poi scherzosamente commentato: “Era in una condizione splendida. Magari fossi in forma io come lei”.
Con la partecipazione a due Olimpiadi, altrettanti Mondiali, tre Europei e un doppio titolo italiani nel curriculum, Arianna (durante le gare ai Pratoni ha festeggiato compleanno e onomastico) da 12 anni è di base a Saumur, la Pinerolo francese: “Centrare un percorso netto davanti ai miei genitori, lo staff e i tanti amici, è stata una soddisfazione enorme. Avevo assistito ai percorsi precedenti e vedere le barriere cadere mi stava preoccupando, ma la mia cavalla è stata formidabile, soprattutto ripensando alla dura giornata precedente sugli sfiancanti saliscendi dei Pratoni”. Però ormai Quefira è un’anziana e andrà a riposo. Poi con calma, a mente fredda, si vedrà se è il caso di tenerla ancora in allenamento. “Mi consiglierò con mio marito, che mi sta aiutando tantissimo negli allenamenti, anche psicologicamente. Thomas era presente ai Pratoni ed il risultato che ho ottenuto è in gran parte merito suo. Ci tengo molto a ringraziarlo”.