Omaggio a Giovanni Fattori, il macchiaiolo dei cavalli
SPIRITO LIBERO ED ARTISTA AUTENTICO che ha spaziato dai temi militari ai motivi agresti, dai ritratti di amici e famigliari ai butteri maremmani, Giovanni Fattori è senza dubbio uno dei più importanti pittori ed incisori moderni. Scolaro accademico sovversivo ed inquieto, patriota fervente, alla metà dell’800 partecipò a Firenze con altri giovani artisti al movimento dei Macchiaioli, inneggiante ad una pittura dal vero, basata sulla macchia, ovvero sulla giustapposizione di masse di colore compatto. Fin dagli anni ’50 Fattori inizia infatti a dipingere dal vero, ritraendo paesaggi ed animali resi con campiture di colori elementari e violenti, abbozzando schizzi e disegni, fra cui emergono innumerevoli studi di cavalli. Tra i soggetti preferiti dall’artista livornese, cui la città natale dedica una grande mostra, vi sono senza dubbio i quadri storici e le battaglie risorgimentali, rappresentati non soltanto nel momento epico dell’infuriare della mischia, ma più spesso “dopo” l’evento, durante i faticosi rientri dei soldati a cavallo, con i feriti polverosi ammassati sui carri, a documentare la mesta realtà della guerra, senza alcuna concessione alla retorica melodrammatica dei pittori romantici.
Oltre ai buoi dipinti con strutture possenti, sono i cavalli nelle mangiatoie, al pascolo, con i butteri, nei momenti di riposo o durante i duri lavori ad occupare un posto dominante nella sua pittura. Tuttavia non è mai la bellezza dell’animale che interessa l’artista, né tanto meno l’immagine equina idealizzata da millenni di arte figurativa, ma la selvaggia durezza della quotidianità, condivisa silenziosamente e faticosamente con l’uomo. “Lo staffato”, ad esempio, è un’immagine cruda e violenta di un incidente, all’epoca dell’esposizione giudicata “una scena che ispira orrore e ripugnanza”; è invece un’opera che allude simbolicamente all’universale sofferenza umana, resa con straordinario senso realistico, sia nello sfrenato dinamismo del cavallo, dipinto con macchie sfumate, sia nel solitario disporsi delle figure nell’arida spazialità dei campi.
Il mondo della natura che Fattori dipinge non conserva nulla di idillico: il suo stile asciutto e sintetico e la visione disincantata degli eventi creano un realismo antieroico, capace di emozionare senza vani sentimentalismi. I puledri delle sue tele non somigliano affatto agli esemplari perfetti dei quadri ottocenteschi, sono invece cavalli stanchi, spesso stramazzati, che riflettono, al pari dell’uomo, il peso dell’esistenza, così come le immagini dei bianchi buoi al carro, temi carducciani di solenne ed imperturbabile bellezza per il respiro dei paesaggi maremmani, sono anch’essi pervasi da un malinconico sentimento del tempo.
Infaticabile cantore della terra toscana, ritrattista vigoroso, Giovanni Fattori ha raggiunto nelle rappresentazioni della natura l’esito più alto dell’espressività, poiché con un’immersione panica nelle cose si è liberato di qualsiasi dettame narrativo o encomiastico. Sobrio ed essenziale nella forma, colorista raffinato, incrollabilmente fedele alle istanze etiche e civili, Fattori ha professato sempre il suo amore per la realtà: “ Le manifestazioni della natura sono immense – ha scritto l’Artista- gli animali, gli uomini, le piante hanno una forma, un linguaggio, un sentimento. Hanno dei dolori, della gioia da esprimere…”.
Nel centenario della morte, Livorno gli dedica la mostra antologica “Giovanni Fattori. Tra epopea e mito”, che espone 280 opere a Villa Mimbelli. La mostra è visitabile fino al 6 luglio 2008.