L'inaccettabile abitudine di usare gli animali per il divertimento umano
Arriveremo rapidamente al film di cui parlare, ma prima consentitemi di inquadrare il tema. Entro il 27 dicembre del 2018 il nostro governo doveva emanare dei decreti legislativi per rendere operante la legge 175 approvata nel novembre dell'anno precedente che riguardava " il graduale superamento dell'utilizzo degli animali" da parte dei circhi e degli spettacoli viaggianti. Ma nessun decreto è stato approvato e dunque quella legge ( del tutto inadeguata ma pur sempre da considerare un primo passo) è decaduta. E così occorre ricominciare da capo. Nel frattempo in un grosso circo nostrano è stata trovata una tigre con il microcheap di un'altra, e non si contano animali fuggiti da circhi dove venivano tenuti in schiavitù e poi morti sulle strade. Senza contare che i circhi - ormai antistorici nell'uso degli animali - ricevono per questa loro attività laute prebende dallo Stato. Che dunque si fa complice di un maltrattamento. Ai circensi italiani, che si battono per "la salvaguardia della tradizione" occorrerebbe far notare che in molti paesi europei il circo è ormai da anni senza animali. E nutre ottima salute.
In verità il circo era nato come "circo equestre". Dove i cavalli - animali domestici e non selvatici - mostravano le loro abilità. Esiste - per citare un esempio di teatro con cavalli che ha fatto molti epigoni - anche Bartabas, che si esibisce sui palcoscenici di tutta Europa. Accantoniamo per un momento il fatto che gli equidi hanno bisogno di larghi spazi, che la loro condizione non è quella di vivere in box e di lavorare su piccole piste. La domanda che oggi mi pongo è: che richieste "spettacolari" vengono fatte a questi animali? Di solito li vediamo galoppare in circolo con delle belle cavallerizze sulla groppa, alzarsi a comando sui posteriori, a volte diventare protagonisti di piccoli intermezzi umoristici.
Ma non è sempre stato così: negli anni della depressione americana, quando la gente cercava stordimento alla miseria e alla fame con spettacoli popolari a basso costo, era in voga far salire un cavallo su una passatoia che lo portava a una piattaforma a 18 metri dal suolo. Da lì, con una ragazza in sella - che indossava un costume da bagno - il cavallo si tuffava in una vasca sottostante profonda solo tre metri. A questo "esercizio" e alla storia di una celebre "diving girl" di nome Sonora Webster Carver, che ha scritto anche una autobiografia, la Disney ha dedicato un film, intitolato "Un tuffo nel buio". Il buio a cui allude il titolo è quello che avvolge Sonora dopo un tuffo compiuto senza il suo solito cavallo, che la fa cadere sbilanciata e le provoca il distacco della retina in ambedue gli occhi con una conseguente inguaribile cecità. Ormai non vedente, Sonora continuerà ad esibirsi per oltre dieci anni con Fulmine, il suo fidato partner equino, applaudita dai propri fans.
Storia degli anni 30? Ormai superata dai tempi? Ci sarebbe da pensarlo anche perché il film - che pure è del 1991 - non spreca neppure un fotogramma per raccontare la vicenda dal "punto di vista del cavallo". Prova ne sia che nelle immagini di questo film "minore" non esiste una sola foto che ritragga il povero Fulmine. Tutte hanno in primo piano solo il viso dell'attrice Gabrielle Anvar. Per questo abbiamo preferito scegliere - per una volta - di illustrare la rubrica con una immagine documentaria. Diciamo che questa immagine è l'omaggio al cavallo ignoto, involontario milite agli ordini del crudele desiderio di divertimento degli uomini. Resta il fatto che questi spettacoli (che prevedevano scosse elettriche per far salire i cavalli sulla piattaforma, per non dire di pungoli o uncini per obbligarli a tuffarsi quattro volte al giorno) furono replicati fino agli anni Settanta allo Steel Pier, il parco divertimenti di Atlantic City. Ma non basta: nel 2012, neanche dieci anni fa, il proprietario del parco aveva annunciato il ritorno di questo show. Fortunatamente gli animalisti americani si sono mobilitati per chiedere che lo spettacolo venisse cancellato. E così è stato fatto. Wayne Pacelle, presidente della Humane Society of the United States, la più grande associazione animalista americana, ha così commentato la notizia della cancellazione del 'cavallo tuffatore' : "Questa è la conclusione pietosa di una idea veramente stupida. Siamo entusiasti che tantissimi cittadini abbiano fatto sentire la propria voce per far sì che questo spettacolo non si svolgesse. Far tuffare un cavallo può arrecare lesioni gravi o fatali all'animale, ed è giusto che un numero simile resti relegato solo nei libri di storia della città".
Un acuto saggista e psicologo britannico, Havelok Hellis, ha scritto che "una coscienza vale più di 1000 poliziotti". Ha ragione: il rispetto dei cavalli e del mondo non umano deve crescere dentro le nostre coscienze. Anche quando portiamo i bambini al circo, o a uno zoo. Bisognerebbe spiegarlo ai nostri politici che degli animali nei circhi ( e altrove) non si interessano. Per ignoranza, incapacità e per la più bieca delle ragioni: gli animali non votano.