La scienza e il problema del trasporto dei cavalli/1
IL DR. CARLO BARNINI, direttore sanitario del Centro Medico Equino di Limena (Pd), ha scritto un saggio scientifico sul trasporto dei cavalli, argomento che è oggetto di studio anche all’Università di Padova. Il saggio, ovviamente molto lungo, è da noi pubblicato in cinque puntate con cadenza giornaliera.
NEL CORSO DELLA STORIA le necessità di effettuare dei trasporti di cavalli è aumentata in relazione all’utilizzo degli stessi per scopi di varia natura ad esempio bellici, riproduttivi, cerimoniali, ricreativi, sportivi e , purtroppo, per condurre gli animali al macello .
Un tempo gli animali si muovevano prevalentemente su treno o nave e questo sino a circa il 1920 , quando l’incremento dell’utilizzo dei mezzi su gomma determinò una svolta epocale nel campo del trasporto degli equidi.
Tra il 1960 e il 1970 si è assistito ad un vero e proprio boom di questa pratica, anche in relazione all’apparizione sul mercato dei primi trailers che costituivano un nuovo modo di concepire il trasporto dei cavalli , in quanto ognuno era in grado di decidere tempi e modalità di trasporto, senza essere vincolato al vettore di turno.
Oggi i cavalli si spostano in ogni parte del mondo in aereo e alcuni utilizzano addirittura degli aerei privati
Dai primi del ‘900 ad oggi , da un punto di vista medico veterinario , le problematiche non si sono granchè modificate. Lo si può verificare da un libro scritto nel 1902 da Hayes , che parla della gestione dei cavalli durante il trasporto e che si riferisce al trasporto di 1.000 cavalli trasferiti dall’ Inghilterra al Sud Africa per scopi bellici.
Già a quel tempo, si parlava di stress termici a cui i cavalli erano sottoposti, di problemi relativi al carico e allo scarico degli animali, alla ventilazione, ai costi relativi al trasporto, al tipo di alimentazione da somministrare ai cavalli durante il trasporto e ai problemi di tipo veterinario.
ASPETTI ENERGETICI DEL TRASPORTO
Durante il trasporto , i cavalli vengono sottoposti ad un esercizio fisico , volto al bilanciamento ed al mantenimento dell’equilibrio, che è sovrapponibile, come tipo ed intensità, a quello sportivo .
Per poterlo erogare si utilizzano diverse vie metaboliche, volte all’approvvigionamento energetico necessario alla loro espletazione.
Logicamente, apparati .quali il muscolo scheletrico, il cardiocircolatorio e il respiratorio risultano essere pesantemente coinvolti durante il trasporto.
E’ naturale che la capacità che ha un cavallo di potere effettuare questo tipo di esercizio dipende in gran parte dal tipo di substrato biochimico che viene interessato a questo proposito.
Queste vie metaboliche, che si attivano in tali circostanze, sono strettamente correlate al piano alimentare a cui il cavallo è sottoposto , che , direttamente, mette a disposizione dell’animale il “carburante “ di cui ha bisogno ( grassi , proteine , carboidrati ecc. ecc. ) , da cui estrarre l’energia che necessita per lo svolgimento del lavoro .
L’energia deriva principalmente dalla combustione dei carboidrati sottoforma di glicogeno e glucosio con produzione di ATP, che è una molecola capace, nella sua scissione in ADP+P , di liberare energia in quantità variabile , in dipendenza del tipo di metabolismo, che può essere aerobico o anaerobico.
La presenza o l’assenza di ossigeno a livello muscolare determina il tipo di metabolismo implicato.
Aerobico . La presenza di ossigeno a livello muscolare determina la completa ossidazione del glucosio ad acqua ed anidride carbonica con la produzione di una grande quantità di energia.
Anaerobico. In assenza di ossigeno a livello muscolare , si determina una incompleta ossidazione del glucosio, che riduce drasticamente la produzione di energia e favorisce l’accumulo di acido lattico.
Durante le prime fasi del trasporto , si instaura un metabolismo di tipo aerobico , che ben presto , in esito a vari fattori, diviene anaerobico, con perdita parziale dell’efficienza nella produzione di energia.
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