La cassazione sul benessere dei cavalli
La tutela e la corretta gestione degli animali sono principi da condividere per diversi motivi.
Nel comparto del cavallo la corretta gestione dell'equide -e dell'atleta cavallo- è connessa anche al raggiungimento dei migliori risultati sportivi.
Un adeguato managenent del cavallo non può prescindere dalla conoscenza delle caratteristiche etologiche dell'animale e dal rispetto delle sue esigenze fisiche e mentali.
Il Ministero della Salute ha fissato, a partire dal 2009, i criteri fondamentali per il rispetto dei livelli essenziali di benessere degli equidi. Si tratta del primo Codice per la tutela e la gestione degli equidi per il nostro Paese, che si ispira a quanto già da tempo era stato posto in essere in Nazioni, oggi, più avanzate in ambito equestre.
Prima di allora, la FISE aveva predisposto un corpus di norme, il Regolamento FISE per la tutela del cavallo sportivo, aggiornato a marzo del 2015.
Attualmente, i due documenti sono riuniti, insieme ai principi fondamentali dell'addestramento, in "Principi di tutela e gestione degli equidi", un'iniziativa anche editoriale che unisce il Ministero della Salute, il CONI, il Comitato Paralimpico e la FISE in un'azione volta ad una maggiore tutela del cavallo quale essere senziente, quale atleta e co-terapeuta.
I principi espressi sono volti al rispetto dei livelli essenziali di benessere sia nell'ambito della gestione in scuderia che durante l'addestramento e sono analoghi a quelli condivisi e ritenuti vincolanti da diversi altri Paesi.
Alcuni scambi di opinioni recentemente avvenuti sui Social sembrano tuttavia evidenziare che nel comparto equestre federale non tutti sono d'accordo con tali principi, sebbene questi siano il frutto anche di evidenze scientifiche e siano applicati da anni in altre Nazioni.
Desideriamo cogliere l'occasione per condividere con Voi una significativa sentenza della Cassazione che ribadisce l'importanza del rispetto delle esigenze etologiche del cavallo e degli animali in generale.
Secondo la Cassazione è reato detenere l'animale in condizioni incompatibili con la sua natura.
Rischia infatti una condanna penale chi detiene gli animali in condizioni incompatibili con la loro natura, anche se li nutre adeguatamente. E' quanto ha sancito la Corte di Cassazione che, con la sentenza n. 6829 del 17 febbraio 2015, ha ammonito quanti obbligano a vivere gli amici a quattro zampe in condizioni poco consone con la loro indole e con le loro esigenze etologiche.
Con la decisione in oggetto, i Supremi Giudici, hanno reso definitiva la condanna di un proprietario di un cavallo che deteneva l'animale in un box angusto, spiegando che «in tema di maltrattamento di animali, il reato permanente di cui all'art. 727 cod. pen. è integrato dalla detenzione degli animali con modalità tali da arrecare gravi sofferenze, incompatibili con la loro natura, avuto riguardo, per le specie più note (quali, ad esempio, gli animali domestici), al patrimonio di comune esperienza e conoscenza e, per le altre, alle acquisizioni delle scienze naturali». Inoltre, l'imputato è stato condannato a oltre 12 mila euro fra ammenda, spese legali e risarcimento agli Enti costituiti.
É apparso inutile per la difesa il tentativo di smontare l’impianto accusatorio sostenendo che il cavallo era ben nutrito e regolarmente visitato da un medico veterinario.
Nel medesimo filone giurisprudenziale sembra incardinarsi un’altra sentenza della Cassazione, la n. 37859/2014, con la quale la terza sezione penale ha ritenuto legittimo il sequestro preventivo di un canile in cui gli animali erano ospitati in misura superiore ai limiti consentiti dalla legislazione regionale.
Per i cittadini e i soggetti che si occupano di Diritti dei più deboli e tra questi degli animali, sono decisioni importanti che segnano un progresso nel percorso di civiltà di una nazione.
Nella foto, per chi non li riconoscesse, Denman e Kauto Star, due tra i cavalli in assoluto di maggior valore al mondo mentre sono ancora in attività e non in pensione (plurivincitori di Cheltenham Gold Cup, Kauto e' stato il primo cavallo a superare i 2 milioni di sterline in soldi vinti, insomma l'equivalente di Varenne nello steeplechase).
Se i loro proprietari si sentono sereni nel "rischiare" cosí al paddock (senza protezioni!), probabilmente...possiamo arrivare a farlo anche tutti noi...